Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Nessuna assicurazione per il 69% delle perdite economiche generate da eventi climatici estremi nel 2023. Su 380 miliardi di dollari di danni causati da terremoti, inondazioni, tempeste e incendi nel mondo, soltanto 118 miliardi di dollari (pari al 31% del totale) ha potuto contare su un indennizzo, determinando così un gap di protezione preoccupante. E tanto più allarmante se si tiene presente che la forbice tra danni e coperture si è allargata di 11 punti percentuali nell’ultimo anno evidenziando l’urgenza di ampliare la capacità assicurativa. L’allarme è contenuto nel 2024 Climate and Catastrophe Insight Report elaborato dal colosso assicurativo Aon secondo cui, a livello globale, il conto complessivo delle le catastrofi naturali è salito di 25 miliardi di dollari nel 2023 rispetto al 2022, il 22% in più rispetto alla media del ventunesimo secolo.
Privacy: tre aziende su quattro non sono a norma; un amministratore su tre chiede al Dpo (responsabile della protezione dei dati) come si fa ad eludere il Gdpr (regolamento UE sulla privacy n. 2016/679); le linee guida dei Garanti risultano troppo generiche e senza appeal in circa il 75% dei casi; il Gdpr è applicato in maniera contraddittoria (54,3%); infine, a convincere le aziende a mettersi in regola sono più le sanzioni subite o temute ( circa il 60%) che la coscienza e la responsabilità di impresa (cosiddetta accountability). La fotografia in presa diretta di come vive sul campo il Gdpr è stata scattata dall’associazione Noyb, che ha diffuso il 28 gennaio 2024 lo studio “Gdpr: una cultura di non-conformità”.
Il Gdpr affonda i colossi della tecnologia. In Europa, nel 2023 sono state comminate sanzioni per 1,78 miliardi di euro ai sensi del Gdpr e delle notifiche di violazione dei dati personali, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Ma ben 1,2 miliardi del totale sono stati sborsati dalla sola Meta. È quanto emerge dal report “Gdpr fines and data breach survey: January 2024” pubblicato dallo studio legale Dla Piper, giunto quest’anno alla sesta edizione. Il report analizza l’applicazione del Gdpr all’interno di tutto lo Spazio economico europeo (See).
Catastrofe privacy. Da una ricerca tra i Dpo europei emerge infatti che la grande maggioranza delle imprese non sono in regola con le norme del Gdpr. E non è solo una questione di cattiva volontà dei responsabili aziendali, molto spesso il problema è la pessima qualità della legislazione. Fino a gennaio 2024 in Europa sono state irrogate 4 miliardi e 419 mln di euro di sanzioni. In Italia 197 milioni e, non considerando Irlanda e Lussemburgo che presentano dati inquinati dalla presenza di multinazionali del web, il Belpaese veste la maglia nera del continente. Non a caso ci piace definirci la patria del diritto.
Consolidamento fiscale, eccessiva burocrazia che ostacola l’innovazione e la competitività, riduzione della popolazione in età lavorativa. Ma anche inefficienza nell’allocazione dei fondi del Pnrr, eccessivi legami tra stato e mondo bancario e urgenza di realizzare riforme strutturali in molte aree della pubblica amministrazione. Sono questi i maggiori problemi che affliggono il sistema economico italiano secondo il Country Risk Atlas 2024 realizzato dagli esperti del colosso assicurativo Allianz che ha passato in rassegna 83 economie di tutto il mondo per definire un reticolo di paesi più o meno rischiosi sotto il profilo del business. A partire proprio dall’Italia, inserita nella mappa dei rischi a un livello intermedio (medium risk) tra paesi considerati sicuri come Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti, India, Cina e Canada, e altri segnalati come ad alto rischio tra cui spiccano la Russia, l’Iran, l’Argentina, il Venezuela o la Turchia.
Welfare preferito alla produttività dalla contrattazione di secondo livello (accordi aziendali e territoriali). Nel complesso degli accordi depositati al 15 gennaio 2024 e ancora attivi, infatti, il valore medio annuo del premio destinato a misure di welfare è 1.714 euro rispetto a 1.628 destinato a obiettivi di produttività. A beneficiarne 2.907.405 lavoratori dipendenti: 2.109.415 dai contratti aziendali, 797.990 da quelli territoriali. A renderlo noto è il report sul deposito dei contratti del ministero del lavoro. Il report conta 91.905 contratti depositati, di cui 9.421 (il 10,25%) ancora attivi (cioè vigenti a gennaio 2024) per una crescita del 30,7% in un anno (7.206 al 15 gennaio 2023): 19,7% i contratti aziendali e 149,4% quelli territoriali. Secondo l’Inapp, però, resta basso il tasso di adesione: nel 2022 è stata applicata dal 4% delle aziende. A dare appeal ai contratti di secondo livello è la detassazione: un incentivo che consente di tassare al 10% i premi di risultato e addirittura di non tassarli se convertiti in welfare. Nel 2023 la tassazione è stata ridotta al 5% e lo stesso è confermato per quest’anno dalla Manovra 2024