Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Italia prima in Europa per l’impatto economico dei disastri naturali e dai cambiamenti climatici avversi. Negli ultimi 40 anni, questi eventi estremi hanno presentato un conto salatissimo alla Penisola: ben 210 miliardi di euro, una cifra addirittura superiore a quella del Pnrr e di poco inferiore a 10 manovre finanziarie. E questo, a fronte dei 167 miliardi della Germania, 121 della Francia, 86 della Spagna e 21,9 miliardi di euro della Grecia. E’ l’allarme lanciato da Censis Confcooperative dopo aver passato al setaccio il costo di inondazioni, terremoti, grandinate ed esondazioni verificatesi in Italia e in Europa nell’ultimo mezzo secolo.
Per il 74% delle imprese italiane il crescente numero di adempimenti previsti dalle normative in materia di cybersicurezza impatta negativamente sulla competitività aziendale. In particolare, ad ostacolare il processo di compliance, ossia l’adeguamento al dettato legislativo, sono la mancanza di competenze idonee (51,2%), l’incertezza interpretativa della normativa (44%) e la moltiplicazione di prescrizioni che impongono adempimenti diversi (41%). Secondo l’81% delle aziende per migliorare l’ecosistema della cybersecurity si dovrebbe puntare sulla consapevolezza e sulla formazione del personale in maniera diversificata per ruolo e competenze.
Trentasei mesi di tempo dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’AI Act per adeguare i sistemi alimentati di intelligenza artificiale “ad alto rischio”, compresi quelli applicati alla giustizia. Ma l’invito che viene da Bruxelles è quello di iniziare sin da subito a dare seguito alle disposizioni, a titolo volontario. Una sorta di compliance anticipata volontaria. La sollecitazione è arrivata lo scorso 7 febbraio da uno dei relatori dell’AI Act al Parlamento europeo, Brando Benifei, ascoltato in audizione davanti alla Commissione attività produttive della Camera dei deputati, che sta conducendo un’indagine conoscitiva sull’AI e produttività del sistema-paese.
La normativa antiriciclaggio entra ovunque: istituzioni creditizie e finanziarie, notai, avvocati, agenti immobiliari, squadre di calcio e agenti, commercianti d’oro e pietre preziose, commercianti di auto di lusso, jet privati e yacht, società di gioco d’azzardo, crowdfunding, commercianti di opere d’arte, intermediari di residenza-da-investimento, holding ad attività mista. È la copiosa lista dei soggetti obbligati che dovranno rispettare il nuovo regolamento europeo antiriciclaggio approvato definitivamente il 14 febbraio 2024 dal Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli stati membri dell’Unione europea, il principale organo preparatorio del Consiglio Ue.
Migliora la puntualità nei pagamenti delle imprese italiane. L’ultimo trimestre del 2023 si chiude con indici migliorativi rispetto a quelli della fine del 2019, ossia i valori pre-pandemia. In particolare, i pagamenti regolari segnano un +18,4% e quelli in ritardo diminuiscono del 10% entro i 30 giorni e dell’8,6% oltre i 30 giorni. È quanto emerge dallo Studio pagamenti realizzato da Cribis, società del gruppo Crif, secondo cui il Nord-Est è l’area geografica più affidabile con il 47,7% di pagamenti regolari, mentre le imprese del Sud e delle Isole mostrano maggiori criticità con solo il 28,6% e un’incidenza più che doppia dei ritardi oltre i trenta giorni dalla scadenza (15% contro 6,5%).
Il domestico anziano guadagna di più. Se ha i requisiti per la pensione anticipata flessibile (ex quota 103) e vi rinuncia, infatti, può fruire del bonus che gli evita di pagare la propria quota di contributi all’Inps, che finisce tutta in busta paga (maggiorazione da 0,30 a 0,50 euro all’ora).
La banca paga il danno alla reputazione dell’azienda. Scatta il risarcimento a carico dell’istituto di credito che, dopo la transazione intervenuta con la cliente, non si attiva subito per far cancellare la segnalazione della cliente alla Centrale rischi di Bankitalia come correntista in sofferenza, dunque nella “lista nera” delle imprese ritenute in difficoltà.
La mobilità sostenibile sta crescendo: anche se in Italia la quota totale è ancora bassa, nell’ultimo anno le nuove immatricolazioni di auto completamente elettriche sono aumentate, così come l’installazione delle colonnine di ricarica. Se l’attenzione alle problematiche ambientali spinge verso questo tipo di veicolo, c’è da tenere presente la tendenza a rimandare l’acquisto di un nuovo mezzo, legata all’incertezza economica.
La mediazione non è obbligatoria per le domande riconvenzionali, ossia per quelle svolte nei confronti dell’attore dalla parte chiamata in giudizio. E questo perché la mediazione, il cui scopo è quello di far diminuire il numero delle nuove cause, non può risolversi in uno strumento che, paradossalmente, porti all’allungamento dei tempi del processo. Questo, in estrema sintesi, il contenuto della sentenza n. 3452, pubblicata il 7 febbraio 2024, con cui le sezioni unite della Corte di cassazione si sono pronunciate sul rinvio pregiudiziale operato dal tribunale di Roma.
Il 67,7% degli occupati italiani, in futuro, vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro. A desiderarlo sono il 65,5% dei giovani, il 66,9% degli adulti e il 69,6% degli over 50. Già oggi il 30,5% degli occupati (il 34,7% tra i giovani) dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando gli straordinari, le chiamate o le mail fuori dall’orario di lavoro ed eseguendo solo quel che gli compete per mansione. Per il 52,1% degli occupati il lavoro attualmente influenza meno la vita privata rispetto al passato perché si dedica ad attività e ha valori che reputa più importanti. Condivide tale condizione il 54,2% dei giovani, il 50,1% degli adulti e il 52,6% degli anziani. Quasi il 28% ha rinunciato a un lavoro migliore di quello attuale perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione. È lo scenario che emerge dalla lettura della settima edizione del rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale