Allianz Trade ha pubblicato il suo primo Atlante Country Risk, che si basa su un modello di rating del rischio proprietario che viene aggiornato ogni trimestre con gli ultimi sviluppi economici e i dati proprietari di Allianz Trade sulle insolvenze globali e sul contesto commerciale.
Nel 2023, Allianz Trade ha rivisto in positivo il rating di rischio di 21 paesi (+13 rispetto al 2022) e operato un downgrade solo in 4 casi (-13 rispetto al 2022), indicando un recupero a più velocità e una maggiore resilienza rispetto agli shock globali.
Il trend è totalmente diverso da quello del 2022, quando Allianz Trade aveva rivisto in positivo il rating di rischio di soli 8 Paesi mentre altri 17 avevano subito un downgrade.
Nel complesso, se si considera la media di tutti i rating di rischio Paese di Allianz Trade, il rischio globale di mancato pagamento per le aziende nel 2023 è stabile rispetto al 2022 e in recupero sui livelli del 2019.
Su base regionale, il rating di rischio medio dell’Africa rimane il più elevato, mentre Medio Oriente, America Latina ed Europa orientale (inclusa la Russia) rimangono leggermente al di sotto. La regione Asia-Pacifico si colloca leggermente al di sopra della media globale, mentre in Europa occidentale e Nord America la probabilità di eventi di mancato pagamento riconducibili al rischio paese rimane bassa.
I potenziali downgrade nel 2024
In prospettiva, diversi fattori potrebbero mettere in discussione il panorama del rischio paese, portando a ulteriori downgrade nel 2024:
• Problemi di liquidità a causa di un elevato debito pubblico e/o privato e da tassi di interesse che rimangono elevati.
• Crescita al di sotto del potenziale e minore capacità per le aziende di ribaltare gli aumenti sui consumatori, che comporterà una riduzione della crescita dei ricavi e difficoltà a pianificare investimenti.
• Aumento delle insolvenze aziendali (+8% a livello globale nel 2024), in particolare in Europa e Stati Uniti.
• Rimodulazione delle catene di approvvigionamento globali, che potrebbero penalizzare i Paesi che soffrono già di un saldo commerciale negativo e hanno scarse capacità di generare entrate fiscali alternative.
• Polarizzazione crescente in un anno ricco di appuntamenti elettorali, con economie che rappresentano il 60% del PIL globale che si recheranno alle urne.