Allianz Trade ha pubblicato l’ultimo Rapporto sulle insolvenze globali con le previsioni aggiornate per il 2024 e il 2025. Secondo l’assicuratore, dopo due rimbalzi graduali nel 2022 (+1%) e nel 2023 (+7%), le insolvenze globali delle imprese sono destinate ad accelerare nuovamente nel 2024 (+9%), prima di stabilizzarsi nel 2025 (0%) – su livelli elevati.
Nel 2024 oltre 9.000 le aziende insolventi in Italia
In Italia, le insolvenze aziendali dovrebbero segnare la fine dell’ottovolante degli ultimi anni, con un’alternanza di forti rimbalzi (2020 e 2022) e cali (2019 e 2021).
L’inversione di tendenza al rialzo, che ha gradualmente preso piede nel 2023, con il numero trimestrale di insolvenze in accelerazione dal +4% a/a nel primo trimestre al +31% a/a nel quarto trimestre, si è diffusa in tutti i settori – con un contributo significativo dal commercio (23%), commercio manifatturiero (17%), edilizia (16%) e ospitalità (10%).
Dall’analisi di Allianz Trade emerge che la prolungata debolezza dell’economia aumenti la pressione sulle imprese fragili che già si trovano ad affrontare costi maggiori, tassi di interesse più elevati e una minore disponibilità di finanziamenti.
Le insolvenze delle imprese dovrebbero continuare a crescere nel 2024 e nel 2025 ma il nuovo processo di risoluzione negoziata, che è un procedimento “stragiudiziale”, sta guadagnando slancio e limitando il numero ufficiale di insolvenze.
In questo contesto, non ci si aspetta un ritorno al livello pre-pandemico delle insolvenze aziendali, nonostante una continua ripresa nel 2024 (+19% a 9.190 casi) e nel 2025 (+4% a 9.550).
Le insolvenze sono (già) al di sopra dei livelli pre-pandemia nella maggior parte delle economie avanzate
Come previsto, il 2023 ha registrato una forte e rapida ripresa delle insolvenze aziendali e il 2024 è iniziato con livelli superiori al periodo pre-pandemia nella maggior parte delle economie avanzate.
Nel 2023 il numero di insolvenze aziendali è rimbalzato in tre Paesi su quattro, con un aumento a due cifre nella maggior parte di essi. Forti rialzi sono registrati negli Stati Uniti (+40% nel 2023) e nell’Eurozona (+14%), con i Paesi Bassi (+52%), la Francia (+35%) e la Germania (+23%) ai primi posti.
La crescita in calo, le perturbazioni del commercio e l’incertezza geopolitica pongono le basi per un’ulteriore accelerazione delle insolvenze delle imprese nel 2024 a livello globale. Allianz Trade prevede quest’anno una terza escalation consecutiva (+9%), alimentata dall’aumento inarrestabile osservato in quattro Paesi su cinque, con gli incrementi maggiori previsti negli Stati Uniti (+28%), in Spagna (+28%) e nei Paesi Bassi (+31%).
Le previsioni per il futuro
Allianz Trade non prevede lo tsunami delle insolvenze aziendali registrato all’indomani della grande crisi finanziaria, quando le insolvenze globali salirono vertiginosamente (+17% nel 2008 e +19% nel 2009).
Tuttavia, la crescita dovrebbe manifestarsi in maniera evidente in diversi Paesi, in particolare nelle economie avanzate europee, a causa di specifiche imprese (le più esposte a problemi di redditività e finanziamento) e specifici settori (soprattutto il commercio B2C e l’edilizia).
Di conseguenza, Allianz Trade ha individuato cinque dinamiche da verificare nei prossimi anni:
- Si profila una stretta di redditività.
Prima di beneficiare della ripresa globale, prevista per il 2025, le imprese dovranno affrontare la decelerazione della domanda a livello mondiale. In diversi Paesi è improbabile che il livello di attività raggiunga il minimo necessario per stabilizzare almeno il numero di insolvenze. Secondo Allianz Trade, il PIL dell’Eurozona e degli Stati Uniti dovrebbe crescere mediamente di ulteriori +0,7pp nel biennio 2024-2025 per stabilizzare il numero di insolvenze.
- Aumenta l’incertezza, dalla geopolitica al maggiore rischio di mancati pagament
Dopo gli shock registrati negli ultimi anni, il fitto calendario elettorale del 2024 aumenterà l’incertezza economica quando i Paesi che rappresentano il 60% del PIL mondiale si recheranno alle urne. Questo contesto aggiungerà un livello di complessità e di rischio alle operazioni commerciali, rendendo difficile per le imprese sviluppare previsioni e piani aziendali accurati e creando volatilità nei costi dei fattori produttivi. Inoltre, anche gli obblighi normativi stanno aumentando e questo potrebbe costringere le imprese a compiere ulteriori e costosi sforzi in tema di conformità. Secondo il nostro “score” del rischio di mancati pagamenti, che si basa sull’esposizione creditizia da noi elaborata, le imprese sono sempre più preoccupate di non riuscire a riscuotere i crediti, un indice che ha raggiunto il livello più alto dal 2022.
- Condizioni di finanziamento e di liquidità ancora restrittive.
Le imprese continueranno ad affrontare elevate spese di finanziamento, con ulteriori preoccupazioni sulla capacità di assorbire i costi d’indebitamento e di mitigare la pressione sulla redditività complessiva. Allo stesso tempo, la limitata disponibilità di finanziamenti metterà a rischio i settori e le imprese più esposte, in un contesto in cui il numero di imprese fragili resta significativo nel Regno Unito (15%), in Francia (14%), in Italia (9%) e in Germania (7%).
- Le imprese di nuova costituzione affronteranno la prima vera prova di resilienza.
Prevediamo che l’accelerazione nella costituzione di nuove imprese registrata dopo la pandemia farà aumentare la crescita “naturale” delle insolvenze aziendali. In Europa le nuove imprese sono cresciute del +14% nel periodo 2021-2023 rispetto al 2016-2019. Il 2024 rappresenterà per queste realtà il primo “vero” test di resilienza, soprattutto nei Paesi che hanno assistito alla nascita delle ultime imprese, come la Francia (+47%), i Paesi Bassi (+28%) e il Belgio (+14%).
- Alcuni settori presentano rischi maggiori per l’occupazione e l’economia in generale.
I settori e le imprese più esposti ai rischi di una domanda più debole e di un prolungato aumento dei costi di finanziamento sono quelli che si affidano alla spesa discrezionale (produzione e vendita al dettaglio di beni non essenziali, alberghi, ristoranti, turismo e altre attività del tempo libero) e quelli ad alta intensità di lavoro (edilizia, trasporti su strada, alberghi, ristoranti, assistenza sanitaria, servizi specifici alle imprese). L’edilizia e il settore immobiliare, già interessati da notevoli rimbalzi nel 2023 in Europa e in Asia, faranno crescere il numero di insolvenze a livello nazionale a causa della flessione ciclica e per motivi demografici aziendali. Se sarà confermata l’ultima tendenza, oltre 16.000 imprese falliranno in Francia, oltre 7.000 nel Regno Unito, circa 4.000 in Germania e 2.000 in Italia.