Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Parte il salvataggio di Eurovita. Con Cinven che fa la prima mossa. Il fondo di private equity, attuale azionista della compagnia, cui più volte in passatto l’Ivass aveva chiesto di ricapitalizzare la compagnia per aumentare il Solvency II, ha deciso, come anticipato da milanofinanza.it, di versare subito in Eurovita 100 milioni di euro. Una mossa che apre al piano di salvataggio cui sta lavorando intensamente in questi giorni il commissario Alessandro Santoliquido destinato a coinvolgere le principali assicurazioni, ma anche banche e reti di consulenti che hanno distribuito in questi anni le polizze della compagnia, come anticipato ieri da MF-Milano Finanza. Si lavora quindi per mettere in sicurezza la compagnia con un intervento che possa vedere la partecipazione di un ampio numero di soggetti. A partire dalla banche e dalle reti di promotori che hanno distribuito le polizze Eurovita in questi anni ai loro clienti, come FinecoBank, Banca Fideuram, ma anche la Cassa di Risparmio di Bolzano, il Credito Emiliano o la Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Oltre al comparto assicurativo con Unipol, Generali o Poste che potrebbero essere in prima linea. Tutte parteciperebbero all’operazione di salvataggio divenendo azioniste di una nuova Eurovita, magari con lo stesso Santoliquido garante di questa maxi operazione di sistema.
Il comparto dei media tedeschi sembra essere tornato interessante per gli investitori. Martedì la conglomerata ceca Ppf ha acquistato una partecipazione del 9,1% in ProSiebensat.1 per circa 203 milioni di euro con un mix di azioni e strumenti finanziari, diventando così il secondo investitore della media company tedesca dietro a Mfe (prossima al 29% di ProSieben). Le strade della crescita internazionale delle blue chip italiane tornano a incrociarsi con quella della conglomerata fondata da Kellner. Nel 2008 era stata la volta di Assicurazioni Generali che con Ppf aveva siglato una joint venture nelle polizze, Generali-Ppf Holding (Gph), operazione ideata dall’ex ceo del Leone Giovanni Perissinotto e risultata fondamentale per l’espansione del gruppo triestino nel mercato assicurativo dell’Europa Centro-Orientale (Cee). Con l’operazione Gph -inizialmente 51% del capitale in mano Generali e il 49% a Ppf- il gruppo italiano aveva messo le mani su 18 compagnie assicurative dell’area Cee, nel tempo, diventato il quarto mercato del Leone. Da quest’area, già nel 2011, arrivava circa un terzo dell’utile consolidato delle Generali. Nel 2013 il successore di Perissinotto, Mario Greco, aveva anzitempo (rispetto a una put di Kellner esercitabile nel 2014) portato tutta Gph nel perimetro delle Generali, staccando un assegno da 1,25 miliardi di euro per il 49% di Ppf al finanziere ceco che nel frattempo era entrato anche nel cda della compagnia triestina.
Ancora una volta gli hacker filorussi colpiscono l’Italia. Questa volta a scatenare il collettivo NoName057 sarebbe stata la visita della premier Meloni a Kiev. I siti colpiti dai pirati del web nella mattinata di ieri sono sia di soggetti pubblici (i ministeri della Difesa, degli Esteri e delle Politiche agricole, i Carabinieri e il Viminale) sia di società quotate come Tim, Bper Banca e A2A. Stando a fonti dell’Autorità per la cybersicurezza nazionale (Acn), non si sono verificate fughe di dati ma gli utenti hanno semplicemente riscontrato dei rallentamenti nell’aggiornamento delle pagine, un po’ quello che accade quando ci sono cali di potenza energetica. Anche perché tutte le rispettive strutture tecniche erano state avvisate per tempo e quindi sono riuscite ad attivare le mitigazioni necessaria.
Stop al far west nei mercati on line: altolà a recensioni farlocche, a prezzi personalizzati selvaggi, a pubblicità mascherate da risultati di ricerca sulle piattaforme di commercio elettronico. Sono alcune delle barricate tirate su dal decreto legislativo di recepimento della direttiva UE 2019/2161, ormai in vista del traguardo. Il testo, che novella il codice del consumo (n. 206/2005), è oggi all’esame del consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva.
Il fondo di private equity Cinven è intervenuto per il salvataggio del gruppo assicurativo Eurovita, versando 100 milioni a fondo perduto. A seguito della gestione provvisoria disposta da Ivass per Eurovita Holding e per Eurovita, si legge in una nota della compagnia assicurativa specializzata nel ramo vita, il commissario sta procedendo con le attività finalizzate a cercare una possibile soluzione volta al rafforzamento patrimoniale della compagnia.
La priorità è allentare la stretta su opzione donna con un decreto destinato a essere varato entro metà marzo. Che sulla base dell’ultima ipotesi al vaglio del ministero dell’Economia, insieme a quella della cosiddetta “proroga secca”, potrebbe consentire l’uscita a poco più di 13mila lavoratrici, 10mila in più di quelle aventi diritto con le misure restrittive della legge di bilancio, fissando la soglia anagrafica a 59 anni e scendendo a 58 per quattro specifiche categorie tra cui le caregiver, le invalide civili e le “licenziate”. Ma il governo comincia anche a valutare l’orizzonte su cui collocare l’intervento pensionistico correttivo della legge Fornero, sul quale è stato avviato il confronto con le parti sociali. E i vincoli di finanza pubblica così come la non facile dialettica con Bruxelles sul tema della previdenza sembrano lasciare spazio a una riforma inizialmente in versione “light”. Che dovrebbe partire dalla separazione dell’assistenza dalla previdenza e dal rilancio della pensioni integrative.
Dalla misura del risarcimento del danno dovuto al lavoratore, il cui licenziamento sia stato dichiarato nullo perché riconducibile esclusivamente a un motivo ritorsivo, deve essere detratto il periodo in cui il medesimo lavoratore avrebbe potuto essere impiegato in una occupazione alternativa per effetto della ricerca attiva di una ricollocazione professionale. Se il lavoratore, in altri termini, non si è diligentemente attivato per ricercare un nuovo impiego a seguito del licenziamento ritorsivo, il risarcimento del danno non può ricomprendere tutte le mensilità fino al giorno della reintegrazione, ma deve essere limitato al periodo ragionevolmente necessario per trovare un altro posto di lavoro. Il periodo di riferimento per il calcolo dell’indennità risarcitoria prevista dall’articolo 2, comma 2, del decreto sulle tutele crescenti (Dlgs 23/2015) che, stando al dato normativo, ricomprende tutto l’intervallo non lavorato tra la data del licenziamento e quella di effettiva reintegrazione, dedotto unicamente l’aliunde perceptum, deve essere delimitato al tempo ordinariamente necessario al lavoratore per il reperimento di nuova occupazione.
Il mantra è l’«employee retention», ossia quella strategia che permette all’azienda di trattenere il dipendente attraverso un ventaglio sempre più ampio di iniziative a supporto del suo benessere, aziendale ma soprattutto personale. Mosse che non riguardano più solamente quei “talenti” aziendali su cui la concorrenza mette spesso gli occhi, ma che coinvolgono tutte quelle figure da mantenere legate alla vita dell’impresa, visto il percorso formativo realizzato e il know how acquisito. Le vie del welfare aziendale hanno attraversato negli ultimi anni il lockdown prima e ora affrontano le sfide della great resignation, alla ricerca di una nuova identità scaturita dalle nuove esigenze della popolazione lavoratrice.
Aumento a doppia cifra degli investimenti in cybersicurezza nel 2022, ma il sistema Italia rimane il fanalino di coda tra le economie avanzate del G7. Lo scorso anno sono stati raggiunti gli 1.855 milioni di euro di investimenti (+18% sul 2021): il maggiore incremento percentuale negli ultimi 5 anni. È la diretta conseguenza dell’accresciuto numero degli attacchi rilevati. Ieri l’ultima offensiva degli hacker russi che hanno attaccato società e banche Tim, Bper e A2A, e istituzioni pubbliche, come i Carabinieri. Nel primo semestre quelli gravi rilevati dal Clusit erano 1.141 (+8% rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente) con un innalzamento delle realtà colpite. Le bande di pirati puntano sulle infrastrutture critiche mentre il 67% delle aziende ha registrato un aumento degli attacchi. Questo lo scenario che emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio «Cybersecurity e data protection» del Politecnico di Milano che oggi sarà presentato durante il convegno «Cybersecurity: verso un fronte comune».