Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Gli istituti di credito, tra cui Natwest Group, Ing Group, Bank of America e Bnp Paribas SA, starebbero svalutando prestiti per circa 300 milioni di dollari che erano stati concessi al fondo di private equity Cinven, per rilevare la compagnia assicurativa Eurovita. Intanto proseguono le manovre di Santoliquido per cercare di mettere in sicurezza la compagnia individuando un acquirente disposto ad iniettare in Eurovita gli oltre 200 milioni chiesti da tempo da Ivass per risollevare la solvibilità.
C’è bisogno di una massiccia campagna informativa e di iniziative per favorire le adesioni, soprattutto tra i giovani. Serve ridurre la tassazione dei rendimenti, e prevedere nuovi incentivi fiscali per gli investimenti del patrimonio dei fondi nell’economia produttiva nazionale. L’assemblea dei 20 anni di Assofondipensione, che si è tenuta ieri a Roma, è stata l’occasione per i fondi pensione negoziali, che rappresentano 3,8 milioni di lavoratori, per porre di fronte al Governo, al Parlamento e al Paese il tema del rilancio della previdenza complementare, sempre più determinante in futuro per garantire pensioni adeguate. Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, ha sottolineato Giovanni Maggi, il presidente dell’associazione che raccoglie 32 fondi pensione negoziali, la pensione pubblica potrebbe essere insufficiente per un tenore di vita adeguato.
Assofondipensione «solleva il velo» sulle sorti del «tesoretto» del Tfr che, senza l’adesione a forme di previdenza complementare da parte delle aziende con organico superiore ai 50 dipendenti, confluisce nel Fondo Tesoreria dell’Inps. E si tratta, espone il presidente Giovanni Maggi, nel corso dell’assemblea per il ventennale dell’associazione, ieri a Roma, di «circa 5 miliardi l’anno», che potrebbero «tornare al secondo pilastro», anziché «essere utilizzati per le spese correnti». Spunto colto prontamente dal numero uno della Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione) Mario Padula, che sollecita il Legislatore ad affrontare la questione «con tutti gli strumenti del caso». La previdenza integrativa mostra, intanto, un’ascesa delle sottoscrizioni nel 2022, salite del 10,1%, per un totale di 3,806 milioni di lavoratori, laddove la quota maggiore ha più di 54 anni (e, con l’approssimarsi dell’andata in quiescenza, manifesta «maggiore sensibilità» verso il «peso» della futura prestazione), con una prevalenza della componente maschile.
Al via la consultazione del Pnacc – il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici – che terminerà dopo 45 giorni dall’apertura della stessa avvenuta ieri 16 febbraio. Si tratta del piano di cui tutti hanno lamentato la mancanza di aggiornamento, in occasione degli ultimi eventi meteo estremi. Infatti, l’obiettivo principale del Pnacc è fornire un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali. Ma anche a trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche. Attraverso il Pnacc, che aggiorna quello del 2018, il ministero dell’ambiente e per la sicurezza energetica intende fornire linee guida per indirizzare le azioni di cittadini, amministrazioni e aziende nella riduzione dei rischi connessi con i cambiamenti climatici.
Compie il reato ex articolo 648 bis Cp chi è estraneo alla frode informatica ma mette la sua provvista in banca o alla posta a disposizione dei truffatori per accreditare i proventi del phishing, in modo da ripulire le somme. Il tutto anche se per il reato presupposto non c’è ancora una sentenza di condanna divenuta definitiva: il giudice che procede per il riciclaggio può ritenere in via incidentale sussistente l’illecito sotteso. Con la sentenza 6395/22 del 15/2/2023 della Cassazione II sez. pen., diventa definitiva la condanna per riciclaggio: il quarantenne ha ricevuto sul suo conto postale denaro frutto dei reati di truffa, accesso abusivo a un sistema informatico e intercettazione illecita di comunicazioni telematiche. Per affermare la responsabilità del prestaconto è sufficiente che il fatto costitutivo del reato presupposto non sia stato escluso dal giudice in modo definitivo nella sua materialità.
Per sensibilizzare sul tema del risparmio energetico e dei cambiamenti climatici, Allianz ha aderito anche quest’anno all’iniziativa M’illumino di Meno, promossa dalla trasmissione Caterpillar e Rai Radio2 con Rai per la Sostenibilità Esg, che dal 2022 è riconosciuta quale Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili. Ieri sono state simbolicamente spente dalle 20 alle 20.30 le luci e le insegne della Torre Allianz di Milano, il grattacielo più alto d’Italia per numero di piani (50), riconoscibile anche a grande distanza.
Con amarezza Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia, l’associazione della filiera dell’industria automobilistica italiana, dice che «non ci sarà mai una corretta equivalenza tra i 6 mila nuovi posti di lavoro che verranno creati da chi costruisce componenti elettrici e da catene collegate e i 70 mila persi da chi fa motori termici». Dietro lo stop del Parlamento europeo di bloccare la vendita di motori termici dal 2035 ci possono essere molti rischi: alcuni Paesi, forti del loro dominio nella produzione di batterie, potrebbero spadroneggiare nel prossimo futuro. Ed è questo il vero pericolo. Scudieri sottolinea che «sarà maggiormente colpito il 40% delle aziende della componentistica che gravitano sull’attuale trazione subirà un impatto violento, per l’altro 60%, ossia per chi si interessa di allestimenti, di comfort, cambierà quasi nulla. La componentistica italiana contempla 2.200 imprese, occupa più di 160 mila dipendenti e fattura circa 45 miliardi. Oltre cento società sono a rischio, vi lavorano più di 26 mila addetti, realizzano solo parti per le vetture a benzina e diesel, altre sono considerate a rischio moderato.
Di fronte alla riduzione della loro capacità di risparmio, all’aumento dei prezzi e alla crisi resta scarsa la capacità di progettare il proprio futuro finanziario. «La pianificazione finanziaria rimane poco diffusa tra gli italiani, aumenta la vulnerabilità delle famiglie, ossia il rischio di non essere in grado di fronteggiare spese impreviste, e questa assenza immobilizza il risparmio degli italiani in impieghi non produttivi, riducendo di conseguenza il trasferimento di ricchezza verso l’economia reale». Ad affermarlo il commissario Consob, Carlo Comporti, in occasione della presentazione dello studio, condotto con l’Università Roma Tor Vergata, sull’Attitudine alla pianificazione finanziaria delle famiglie italiane. Secondo Comporti «esiste anche un problema, rilevante, di eccessivo short termism a livello di investitori retail, o meglio di famiglie. Una imperfetta pianificazione finanziaria e un debole controllo delle proprie finanze personali, infatti, altro non è che un’assenza di visione strutturata dei propri bisogni e consumi di medio-lungo periodo, di previsione delle dinamiche di entrata e uscita, di corretta allocazione dei propri redditi tra consumi, risparmio, investimento, ed eventuale servizio del debito».
La vicenda Eurovita continua ad impensierire assicurati e soprattutto il settore assicurativo italiano alle prese con un eventuale danno reputazionale: per questo è bene che si trovi una soluzione alla sottocapitalizzazione della compagnia posseduta dal fondo inglese Cinven. Il caso pare sia comunque del tutto isolato. La solvibilità delle compagnie italiane, secondo quanto riportato anche dal nuovo Ania Trends pubblicato ieri, resta molto elevata. Basta considerare che il livello di capitale disponibile delle compagnie italiane a fine settembre 2022 era pari a 2,47 volte il minimo richiesto. Livello conservato anche grazie ai notevoli incrementi di capitale da parte delle compagnie che si sono resi necessari a seguito del repentino rialzo dei tassi (280 basis point in sei mesi) che ha fatto esplodere le minusvalenze latenti (56 miliardi a fine 2022).
Crescono le adesioni ai fondi pensione negoziali (+10,1% tra dicembre 2021 e 2022) per un totale di 3,806 milioni – tra i 18,1 milioni di lavoratori dipendenti -, ma sono trainate dagli iscritti over 54 anni vicini all’uscita, mentre la diffusione tra i giovani under 34 resta minima. Il tasso di partecipazione è più limitato tra le donne (30,9%)- pari a quattro quinti di quello degli uomini (37,5%) -, e marginale tra le piccole e piccolissime imprese. Di contro tra le grandi imprese e le aree più ricche del Paese l’adesione in media oscilla tra il 35% e il 40% della forza lavoro, con punte che sfiorano l’80%, e i versamenti contributivi sono anche doppi rispetto a gran parte del Mezzogiorno.