Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
La situazione è ancora in divenire ma la decisione di Ivass di congelare le polizze Eurovita fino a fine marzo, dopo la nomina di Alessandro Santoliquido come commissario per la gestione provvisoria della compagnia controllata dal fondo Cinven, sta preoccupando non solo i 400 mila clienti direttamente coinvolti ma anche le banche che quelle polizze le hanno collocate.
Si chiama Vell ed è una sro, sigla che sta per «spolecnost s rucecìm omezenýmin» che in ceco significa società a responsabilità limitata. A meno di 11 mesi dal licenziamento da parte delle Assicurazioni Generali, Luciano Cirinà -l’ex responsabile di Austria e Central East Europe del Leone che lo scorso anno Francesco Caltagirone aveva proposto come proprio candidato ceo in occasione del rinnovo del cda- si butta nella consulenza a Praga.
Revo Insurance, operatore italiano focalizzato sul business delle specialty lines e dei rischi per pmi lancia la prima polizza parametrica (il premio è calcolato sulla base della probabilità dell’evento) contro il rischio di terremoto. La copertura scatta con Revo Specialty PropertyXSME, la prima soluzione assicurativa bundle tradizionale e parametrica in Italia con indennizzo automatico per le prime spese in caso di terremoto.
I figli anticipano la pensione. Con la riforma della previdenza a cui sta lavorando il governo potrebbe essere infatti allargata a tutte le forme pensionistiche l’opportunità per le donne di ricevere uno sconto per ogni figlio concepito (facoltà attualmente in vigore per il contributivo puro). L’ipotesi è quella di concedere un anticipo di quattro mesi per figlio, per una spesa annua di 700 milioni di euro.
La nuova opzione donna esclude 40 mila lavoratrici. La legge di bilancio ha ristretto la platea, «imponendo la rinuncia del 30% dell’assegno contributivo». È quanto emerge dall’analisi realizzata dal patronato Inac Cia.
Assicurazioni Generali ha acquistato sul mercato Euronext Milan di Borsa Italiana, 1.364.771 azioni proprie al prezzo medio ponderato di 18,13 euro, per un controvalore complessivo di 24.743.050,19 euro tra il 6 e il 10 febbraio.
- Pensioni, 4 mesi prima per ogni figlio. Così l’anticipo per le lavoratrici
Le lavoratrici madri potranno andare in pensione prima. È l’idea che sta studiando il governo, secondo quanto riferito ieri dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, nell’incontro con i sindacati per avviare il confronto sulle pensioni. Il tavolo è stato dedicato a donne e giovani mentre gli altri temi saranno affrontati in successivi incontri. Già oggi, secondo la riforma Dini del 1995, le madri che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e che quindi sono soggette al calcolo della pensione integralmente col metodo contributivo, godono di uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi, sull’età di accesso alla pensione di vecchiaia. Con la riforma della previdenza, che si suppone entrerà in vigore il prossimo anno, il governo vorrebbe estendere questa possibilità alle lavoratrici che hanno cominciano prima del 1996 e quindi ricadono nei sistemi misto e retributivo. Secondo le prime stime, servirebbero 700 milioni l’anno. Non pochi, considerando che questa è solo una delle misure allo studio.
- Donne in pensione anticipata bonus di quattro mesi per figlio
Mandare le donne fino a un anno prima in pensione o con un assegno più ricco, estendendo il “bonus figli” della riforma Dini — quattro mesi per ogni figlio, fino a un massimo di tre figli — anche alle pensionate miste. Non solo cioè a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, come ora. Ma anche a quelle che hanno lavorato a cavallo del 1996 e sommano due metodi di calcolo della pensione, retributivo e contributivo.
- Opzione donna, trattativa finale su 58 anni con paletti
La decisione finale del governo arriverà oggi o, al più tardi, domani. E sarà comunicata in tempo reale ai sindacati. Che nel primo round tecnico di ieri, in cui sono stati affrontati i primi capitoli di una possibile riforma delle pensioni, sono tornati a chiedere con forza una proroga secca dei requisiti di Opzione donna in vigore nel 2022: 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di versamenti, con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è arrivato per conto dell’esecutivo solo l’impegno ad allentare la stretta introdotta dall’ultima legge di Bilancio e a verificare con il Mef gli spazi finanziari utilizzabili per le modifiche. Spazi che dovrebbero consentire di tornare soltanto in parte allo “schema” dello scorso anno. Tanto è vero che ieri pomeriggio i tecnici del governo continuavano a considerare molto probabile l’ok all’ipotesi anticipata dal Sole 24 Ore l’11 febbraio: un ritorno al requisito anagrafico dei 58 anni ma con una serie di “paletti” per limitare la platea ad alcune categorie, come in legge di Bilancio (caregiver, licenziate).
- Terremoto, in Turchia stimati danni per 84 miliardi di dollari