di Luca Carrello
Nel 2022 Credem registra un utile netto consolidato di 317 milioni (+23,4% sul 2021). Il risultato supera le stime fornite da Intesa Sanpaolo (307 milioni) e da Banca Akros (310 milioni) ed è frutto dell’aumento dei tassi. Il dato però non tiene conto dell’apporto contabile dell’acquisizione della Cassa di risparmio di Cento, che aveva influenzato in positivo il risultato del 2021 per 95,6 milioni. Se si considera questa posta, l’utile netto consolidato si è ridotto in un anno del 10% (era di 352,4 milioni).
Il gruppo batte le attese anche sull’utile per azione, che nel 2022 raggiunge quota 1,05 euro (0,87 e 1,01 euro le stime fornite da Intesa Sanpaolo e Banca Akros), mentre il dividendo è di 0,33 euro per azione (+10%) per complessivi 112,3 milioni. Si allinea alle previsioni invece il margine di intermediazione, che sale del 10,2% rispetto al 2021, a circa 1,45 miliardi. Le entrate sono trainate dal margine finanziario (+33,5%) e dalle commissioni sui prodotti bancari.
Credem registra inoltre un cet1 ratio al 15,2%, con oltre 1 miliardo di margine sui requisiti patrimoniali di vigilanza. Il rote è dell’11,5%, con il roe che si attesta a 9,8%. L’incidenza del gross npl ratio si mantiene bassa (è pari al 2,1% dei prestiti rispetto al 3,15% medio delle banche italiane e al 2,29% di quelle europee) e il rapporto tra crediti deteriorati netti e impieghi netti è allo 0,94%. Crescono però gli accantonamenti per rischi e oneri, che salgono a 11,3 milioni dai 7,5 milioni del 2021. Anche i costi operativi si innalzano a 802 milioni dai 782,6 milioni del 2021 (+2,5%). Aumentano infine i prestiti alla clientela (+4%), a 34,5 miliardi, mentre i patrimoni depositati nell’istituto scendono a 87,1 miliardi (-3,6%). (riproduzione riservata)
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