COMMISSIONI STABILI PER LA BANCA GUIDATA DA MAIOLI. COSTI GIÙ PER SINERGIE COL CREVAL
di Elena Dal Maso
Crédit Agricole Italia, gruppo guidato dall’ad Giampiero Maioli, ha registrato nel 2022 un utile netto aggregato di 1,097 miliardi di euro (+11%), di cui 857 milioni di pertinenza della capogruppo francese Crédit Agricole (una quota di minoranza degli asset in Italia è in mano alle fondazioni).
L’utile netto consolidato delle sole attività bancarie è stato di 433 milioni (+22% anno su anno adjusted), ovvero 559 milioni includendo gli effetti del riallineamento fiscale una tantum e gli oneri derivanti dall’acquisizione del Creval.
Il Crédit Agricole è presente in Italia, secondo mercato dell’istituto, con 17.000 bancari e 5,5 milioni di clienti grazie ad un gruppo composto, oltre che da Crédit Agricole Italia, anche dal corporate e investment banking (Cacib) e dalle società di servizi finanziari (Agos, Fca Bank), leasing (Crédit Agricole Leasing, parte di Crédit Agricole Italia), factoring (Eurofactor), asset management e asset services (Amundi, Caceis), assicurazioni (Crédit Agricole Vita, Crédit Agricole Assicurazioni, Crédit Agricole Creditor Insurance) e wealth management (CA Indosuez Wealth Management in Italia e CA Indosuez Fiduciaria).
La raccolta totale è stata di 317 miliardi di euro, i proventi registrano invece una crescita del 2,1% annuale (adjusted) grazie all’aumento del margine di interesse che è salito con il rialzo dei tassi nell’Eurozona. Le commissioni risultano stabili (-0,4% annuale adjusted), con le performance positive del comparto assicurativo, del credito al consumo e del segmento imprese che hanno controbilanciato i settori più penalizzati dall’andamento di mercato. I costi operativi sono in lieve riduzione rispetto al 2021 (-0,3% annuale adjusted): beneficiano anche degli effetti positivi legati alle sinergie di integrazione con il Creval per 30 milioni di euro.
L’andamento congiunto di proventi in crescita ed oneri in lieve calo si riflette in un miglioramento sia del risultato operativo (+5,9% annuale adjusted), che dell’efficienza, con un rapporto costi/ricavi che si attesta al 60,7%. Il costo del credito è in calo (-15,7% annuale adjusted), con l’incidenza delle rettifiche sugli impieghi che diminuisce a 45 punti base. L’incidenza dei crediti deteriorati netti scende all’1,8% e si attesta al 3,3% l’incidenza dei deteriorati lordi. Aumentano sia le coperture del portafoglio non performing al 46,9%, che delle sofferenze al 74,8%. Sul fronte della posizione patrimoniale, il Common Equity Tier 1 Fully Loaded a dicembre 2022 era al 13% e il Total Capital Ratio al 18,3% con livelli di capitale sopra i requisiti minimi assegnati dalla Bce per il 2022. Forte anche il livello di liquidità (Liquidity Coverage Ratio al 262% e Net Stable Funding Ratio al 133%).Tanto che a settembre scorso l’agenzia Moody’s ha confermato il rating (Baa1 con outlook negativo), al livello più alto del sistema bancario italiano. Basti pensare che il Paese Italia ha un rating Baa3 per Moody’s, due livelli sotto quello dell’istituto. Il rating invece sulla Francia come Paese dove ha sede la capogruppo è Aa2. A Parigi il titolo Credit Agricole è balzato del 4,26% a 11,7 euro, per oltre 36 miliardi di market-cap dopo che il gruppo ha battuto le attese degli analisti. La banca guidata dal ceo Philippe Brassac ha annunciato infatti un utile netto salito del 9% a 1,6 miliardi, mentre il consenso degli analisti interpellati da Bloomberg aveva previsto un calo. (riproduzione riservata)
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