Secondo un’indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, tra i malati cronici che hanno aumentato i controlli in pandemia, il 29% lo ha fatto sfruttando la telemedicina.
Durante le fasi più dure della pandemia, accedere a cure e servizi sanitari si è rivelato per molti più difficile. Le limitazioni alla mobilità e gli ospedali intasati a causa del Covid-19 hanno spinto molti cittadini a ricorrere alla telemedicina, una modalità diagnostica e terapeutica che – secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, realizzata in collaborazione con Nomisma – è sempre più apprezzata tra chi deve convivere con una patologia cronica.
L’importanta della telemedicina durante la pandemia
I risultati dello studio evidenziano come, nel periodo di maggior intensità della pandemia, la telemedicina si sia rivelata preziosa per mantenere alti i livelli di prevenzione: quasi un terzo dei malati cronici (29%) afferma aver fatto ricorso a televisite e teleconsulti. Non a caso, la telemedicina è il tipo di controllo che ha visto la maggior crescita, con il 27% del campione che dichiara di averne fatto un uso maggiore rispetto al passato, e tuttora il 34% degli intervistati la ritiene utile per la gestione delle patologie croniche.
Molto apprezzati anche gli strumenti di telemonitoraggio che permettono di monitorare da remoto lo stato di salute dei pazienti e l’andamento delle cure: ben l’80% di chi utilizza questi strumenti li ritiene utili, con quasi tre su cinque (59%) che si spingono a definirli “estremamente utili”. Purtroppo, però, la diffusione delle soluzioni di telemonitoraggio è ancora piuttosto limitata, anche se la maggioranza (51%) si dice interessata a utilizzarli o comunque a saperne di più.
Chi ha rinunciato ai controlli negli ultimi due anni lo ha fatto per gli effetti diretti della pandemia: la paura di aumentare le probabilità di contagio (53%) e le liste d’attesa che si allungavano (47%) sono stati infatti i motivi principali per rimandare una prestazione sanitaria.
Con l’ulteriore spinta del PNRR, che dedica oltre 200 milioni di euro al potenziamento della telemedicina e dell’assistenza domiciliare, la diffusione dei servizi sanitari a distanza dovrebbe aumentare notevolmente, a beneficio soprattutto di quel 40% di italiani che, secondo la ricerca UniSalute, oggi soffre di una patologia cronica.