Carlo Giuro
Uno dei settori chiave per la ripartenza del Paese è quello infrastrutturale, anche alla luce degli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). È interessante allora esplorare, tra i diversi profili previdenziali, quello legato ai lavoratori che operano nel comparto. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Enzo Mariano, presidente del fondo pensione negoziale Astri (autostrade, strade, trasporti e infrastrutture).
Domanda. A chi si rivolge il fondo Astri?
Risposta. Si tratta di un fondo di previdenza negoziale nato nel 2004: inizialmente ha accolto i lavoratori del comparto autostradale e successivamente, a partire dal 2007, quelli degli autonoleggi. Oggi, a più di 15 anni dalla partenza, include circa 17.800 lavoratori aderenti di cui 9.800 volontari e 8 mila contrattuali.
D. Qual è la vostra postura nei confronti dei famigliari a carico?
R. A partire dal 2013 abbiamo accolto le iscrizioni per i famigliari fiscalmente a carico, e a oggi risultano aperte circa una sessantina di posizioni, che non rappresentano però un numero soddisfacente. Per questo tipo di adesione, dopo una prima fase di avvio caratterizzata da iniziative di comunicazione in gran parte di fonte sindacale, non ci sono poi state ulteriori azioni comunicative. Oggi, vista l’età media elevata degli aderenti, sarebbe opportuno rilanciare l’azione consulenziale con particolare attenzione ai figli.
D. Al contempo Astri è destinatario delle adesioni contrattuali. Come funzionano?
R. Dal 2017 le abbiamo accolte, inizialmente con una contribuzione a carico delle aziende dello 0,5%, oggi intorno all’1,5% per il settore autonoleggio e all’1% per l’autostradale con la previsione, per quest’ultimo, di arrivare all’1,5% a giugno 2022. Va considerato che i due settori autostrade e autonoleggio hanno due situazioni opposte: il primo, con i suoi circa 8.500 aderenti volontari, rappresenta più del 70% del bacino potenziale, mentre il secondo con i suoi circa 1.300 si attesta di poco sopra il 20%.
D. Quali le caratteristiche di investimento del fondo?
R. Fin dalla sua partenza Astri si è dotato di due comparti: bilanciato e garantito. Il primo si caratterizza per un equilibrato rapporto rischio-rendimento, con un orizzonte temporale di medio periodo e una componente azionaria pesata al 30%. Per una migliore aspettativa dei rendimenti in una fase di tassi obbligazionari a zero si è proceduto a maggiore diversificazione, in particolare con l’inserimento di una quota del 10% di euro corporate bond e con l’estensione ai Paesi emergenti nella componente azionaria. Le risorse sono state affidate a due gestori, Amundi e Generali.
D. E il garantito?
R. È destinato in primo luogo ad accogliere il tfr espresso in forma tacita ed è pertanto orientato verso titoli di debito (95%) di breve-media durata -due anni circa- con una presenza del 5% di titoli di capitale. In funzione dell’andamento dei mercati la componente obbligazionaria può attestarsi fino al 100%, quella azionaria non può essere sopra al 10%. L’obiettivo è la conservazione del capitale in un orizzonte temporale di breve periodo. Tuttavia, la progressiva tendenza alla riduzione dei rendimenti dei bond governativi ci vedrà impegnati alla scadenza del mandato (per entrambi i comparti previsto a fine 2022, ndr) in una difficile selezione di un gestore in grado di coprire la garanzia della restituzione integrale del capitale.
D. Quali le tipologie di rendite del fondo pensione?
R. La convenzione stipulata con Generali prevede cinque tipi di rendita. Primo, una vitalizia immediata, adatta per chi desidera avere l’importo più elevato a partire dalla somma trasformata in rendita, senza ulteriori protezioni per i superstiti o per se stesso. Secondo, una certa per cinque o 10 anni e poi vitalizia, pensata per chi desidera proteggere i superstiti dall’eventuale perdita di una fonte di reddito per un periodo limitato. C’è poi una reversibile, adatta per chi desidera proteggere un superstite dall’eventuale perdita di una fonte di reddito in caso di decesso. La quarta è quella contrassicurata, studiata per chi desidera proteggere i superstiti dall’eventuale perdita di una fonte di reddito, in modo tale da garantire che possano ricevere la parte residua di quanto non è stato ricevuto sotto forma di rendita. E infine c’è la vitalizia con maggiorazione in caso di non autosufficienza, per chi vuole proteggersi dal rischio di non avere un reddito adeguato in caso di perdita di autosufficienza. (riproduzione riservata)