L’IVASS PENSA DI APRIRE I PORTAFOGLI DELLE UNIT LINKED ANCHE AI TITOLI A BASSO RATING
di Anna Messia
L’Ivass si prepara a mettere mano alla normativa delle polizze vita, sia di tipo unit linked, consentendo investimenti anche in titoli senza rating, sia di tipo tradizionale, dando nuova spinta a questi prodotti. A renderlo noto è stato lo stesso istituto di controllo del settore assicurativo guidato dal direttore della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, chiamato a dare il suo parere dalla Commissione Finanze della Camera, nell’ambito della risoluzione Zanichelli sulle iniziative volte a tutelare il risparmio privato e favorire il suo impiego nell’economia reale. «E’ prossimo l’avvio della pubblica consultazione sulla nuova disciplina Ivass in materia di polizze index e unit-linked» ha spiegato l’autorità alla Commissione, ricordando che le norme vanno aggiornate alla luce delle numerose novità normative, visto che le attuali regole sono vecchie di 20 anni, datata 2002. Nel frattempo è arrivata infatti Solvency II, oltre alla normativa sulla distribuzione, la IID, e Ucits. L’occasione di rimettere mano alle norme potrà essere utile per dare una maggiore convergenza tra le unit e la regolamentazione degli organismi d’investimento collettivi in valori mobiliari relativamente agli investimenti ammissibili a copertura delle riserve tecniche. «In particolare è allo studio la possibilità di rivedere i limiti agli investimenti in titoli privi di rating o con rating inferiore a BB al fine di favorire una più flessibile allocazione delle risorse e quindi perseguire una migliore combinazione di rischio e rendimento nell’interesse dei sottoscrittori, con possibili favorevoli ricadute sulla crescita degli investimenti nelle pmi, spesso sprovviste di rating, a cui presta particolare attenzione la normativa più recente in materia di Pir», hanno spiegato da Ivass. La materia sarebbe ancora in discussione ma l’autorità di controllo potrebbe essere pronta ad avviare la pubblica consultazione già entro fine mese e, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, a questo punto, la revisione potrebbe allargarsi anche alle regole delle polizze tradizionali, che investono nelle gestioni separate delle compagnie. Prodotti che, a differenza delle unit in cui il rischio di perdita viene trasferito ai clienti, offrono ai sottoscrittori la protezione del capitale e in passato hanno dominato il mercato Vita. Poi però, negli ultimi anni, la loro raccolta ha inevitabilmente risentito di diversi fattori frenanti: dai bassi tassi d’interesse, alla penalizzazione di capitale in termini di Solvency II oltre ad una rigidità nella gestione. Eppure, aveva sottolineato più volte lo stesso regolatore, sono proprio le polizze tradizionali i prodotti a maggior contenuto assicurativo, che dovrebbero essere l’elemento distintivo dell’industria, e per tentare di rallentare i deflussi, già nel 2018 l’Ivass aveva introdotto dei correttivi prevedendo un fondo «spalma-plusvalenze». Se fino ad allora le imprese avevano avuto l’obbligo di retrocedere agli assicurati tutti gli utili (e ovviamente anche le eventuali perdite) realizzate sulla gestione separata nell’anno di competenza, con lo «spalma-plusvalenze» è stata date alle compagnie la possibilità di essere più flessibili, accumulando le plusvalenze in un fondo. Ma le novità del 2018 non hanno cambiato molto le cose perché sono state limitate esclusivamente ai nuovi contratti mentre le plusvalenze sono state accumulate soprattutto negli anni passati. Ora la riforma potrebbe essere ben più profonda. (riproduzione riservata)
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