PARLA BUIA (ANCE): SEGNALI DAL GOVERNO DRAGHI DOPO L’ALLARME LANCIATO A DICEMBRE
di Andrea Pira
Dopo la revisione del prezzario di riferimento di Rfi, i costruttori italiani attendono ora un analogo intervento da Anas e dalle altre stazioni appaltanti. In particolare dagli Enti locali, verso i quali ci sono le maggiori preoccupazioni, soprattutto per la capacità progettuale relativa alle opere pubbliche, ha spiegato a MF-Milano Finanza il presidente dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori Edili, Gabriele Buia. Lo scorso dicembre, come riferito sabato 5 febbraio da questo giornale, il mondo delle costruzioni aveva inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi, facendo presente la preoccupazione per le conseguenze del rincaro dei materiali sulla realizzazione delle opere infrastrutturali, a partire dai bandi relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza. La risposta per il momento c’è stata e senza accenni a eventuali modifiche al Pnrr. «Il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili si è attivato, una prima risposta c’è stata anche da Rfi, con una rivisitazione dei prezzi importante, che permette alle imprese di partecipare alle gare. Si tratta di primi passi strategici», sottolinea Buia.
I timori riguardo al Pnrr sono tuttavia sul livello di progettualità degli Enti locali. «Quando si parla di opere pubbliche il 2026 è domani e in Italia, purtroppo, i tempi lunghi si riscontrano storicamente nelle fasi progettuali, non nei lavori. Il Mims hanno già distribuito tutte le risorse, auspico che a livello territoriale ci sia altrettanta solerzia». L’Ance avanza anche alcuni correttivi all’articolo 29 del decreto Sostegni Ter, in discussione al Senato, che interviene sul meccanismo di revisione dei prezzi dei bandi: in presenza di variazioni annuali dei costi dei materiali superiori al 5% (non più del 10%), la parte eccedente tale percentuale verrà assorbita per l’80% (non più 50%) dalle stazioni appaltanti. «Per il calcolo viene in causa l’Istat», spiega Buia, «vorremo capire bene il paniere e l’operatività. Inoltre, occorre togliere il riferimento alla correlazione tra revisione e rispetto del cronoprogramma, in quanto non sempre è chiaro il motivo per cui si sforano i tempi».
Vero nodo del Sostegni sono però i paletti al Superbonus 110%. «Giusto fermare le frodi ma non possiamo certo bloccare il mercato. Con i nuovi paletti alle imprese non arriva liquidità. Serve trovare una via di mezzo tra la cessione a caduta libera dei crediti fiscali e la possibilità che ciò possa avvenire solo verso le banche. Ad esempio si può allargare la cessione, includendo anche leasing, assicurazioni, o comunque altri soggetti vigilati dalla Banca d’Italia. Si può ipotizzare di cedere il credito prima a una banca e poi al cliente. L’altro possibile intervento riguarda le imprese. È doveroso, come avviene già per i fondi del cratere del sisma, che l’utilizzo di tali ingenti risorse pubbliche avvenga attraverso imprese qualificate con una dimostrata organizzazione rispetto all’entità dei lavori. Non è pensabile che in sei mesi siano nate 11.600 imprese con codice Ateco costruzioni. Quanto meno è anomalo». (riproduzione riservata)
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