L’approfondimento che Dati Inail dedica agli anni del Covid conferma il forte condizionamento dell’emergenza sanitaria sull’andamento infortunistico e tecnopatico
La pandemia ha avuto, purtroppo, un riflesso negativo anche in ambito lavorativo, basti pensare che i dati infortunistici del 2020-2021 sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus.
Il riferimento agli infortuni non è casuale in quanto le patologie infettive (tra le quali rientrano, per esempio, l’epatite, la brucellosi, l’AIDS e il tetano, ma anche il Covid-19) contratte in occasione di lavoro sono state da sempre inquadrate e trattate dall’Inail come infortunio sul lavoro, poiché la causa virulenta viene equiparata alla causa violenta propria dell’infortunio, anche quando i suoi effetti si manifestano dopo un certo periodo di tempo.
Come vengono riconosciuti contagi sul lavoro da Covid in Europa
In Europa, solo Spagna e Slovenia hanno, insieme al nostro paese, riconosciuto i contagi da Covid-19 univocamente come infortuni sul lavoro, altri come Francia e Portogallo in qualità di malattie professionali, altri ancora come Germania e Austria, a seconda dei casi, sia come infortuni che malattie.
Questo è il risultato di una indagine di Eurostat (ufficio statistico delle comunità europee) che ha coinvolto i gruppi di lavoro ESAW ed EODS (ai quali partecipa l’Inail con due suoi rappresentanti) con l’obiettivo di conoscere come il Covid-19 fosse riconosciuto e classificato dai diversi Stati membri della Ue.
Infortuni sul lavoro e malattie professionali negli anni della pandemia
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di dicembre sono state 555.236, 896 in più (+0,2%) rispetto alle 554.340 del 2020, sintesi di un decremento nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel semestre aprile-settembre (+21%) e di un nuovo calo nel trimestre ottobre-dicembre (-16%), nel confronto tra i due anni.
I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un aumento degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+29,2%, da 62.217 a 80.389 casi), che sono diminuiti del 32% nel primo bimestre del 2021 e aumentati del 50% nel periodo marzo-dicembre (complice il massiccio ricorso allo smart working nell’anno 2020, a partire proprio dal mese di marzo), e un decremento del 3,5% (da 492.123 a 474.847) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono calati dell’11% nel primo trimestre 2021, aumentati del 18% nel semestre aprile-settembre e di nuovo in calo nel trimestre ottobre-dicembre (-22%).
Il lieve aumento che emerge dal confronto tra il 2020 e il 2021 è legato alla sola componente maschile, che presenta oltre 34mila denunce in più (da 320.609 a 354.679 denunce, pari al +10,6%), mentre quella femminile registra oltre 33mila casi in meno (da 233.731 a 200.557, pari a -14,2%). L’incremento ha interessato solo i lavoratori extracomunitari (+8,6%), al contrario di quelli italiani (-0,8%) e comunitari (-8,0%). L’analisi per età mostra incrementi tra gli under 34 (+20,5%) e per gli over 70 (+4,7%) e decrementi per i 35-69enni (-8,1%).
Passando ai decessi, le denunce presentate all’Istituto nel 2021 sono state 1.221, 49 in meno rispetto alle 1.270 registrate nel 2020 (-3,9%). I dati delle denunce mortali, più di quelle in complesso, risentono di una maggiore provvisorietà anche in conseguenza della pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare tempestivamente alcune “tardive” denunce mortali da contagio. Tenendo conto di questa avvertenza, a livello nazionale i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano, pur nella provvisorietà dei numeri, un aumento solo dei decessi avvenuti in itinere, passati dai 214 casi del 2020 ai 248 del 2021 (+15,9%), mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 7,9% (da 1.056 a 973).
Il decremento rilevato tra il 2021 e il 2020 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 138 a 126 (-8,7%), sia a quella maschile, che è passata da 1.132 a 1.095 casi (-3,3%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 1.080 a 1.036) e comunitari (da 61 a 48), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 129 a 137. Dall’analisi per età emergono incrementi per gli under 34 (+6 casi) e per la classe 40-49 anni (+55), e decrementi in quelle 35-39 anni (-12) e over 50 (-98 decessi, da 852 a 754). Un’altra avvertenza riguarda la non confrontabilità tra i dati mensili con rilevazione mensile e quelli annuali con rilevazione semestrale: i decessi del 2020 ricavati dalla rilevazione mensile al 31.12.2020 (1.270) differiscono da quelli aggiornati con la rilevazione semestrale al 31.10.2021 (1.640); i primi, come detto più volte, sono provvisori, i secondi più consolidati. Al 31 dicembre 2021 risultano 17 incidenti plurimi avvenuti nei primi dodici mesi per un totale di 40 decessi, 23 dei quali stradali. Nel 2020, invece, gli incidenti plurimi registrati tra gennaio e dicembre erano stati tredici, con 27 casi mortali denunciati, circa la metà dei quali stradali.
Se il confronto tra gli anni 2020 e 2021 venisse fatto al netto dei casi di contagio da Covid-19, si evidenzierebbe nel 2021 un incremento delle denunce in complesso ancora più forte (+21% contro il +0,2% registrato al lordo dei contagi), mentre per i casi mortali addirittura una crescita (+22%), contro il -3,9% osservato al lordo delle infezioni. Si evidenzia però che i casi di contagio Covid-19 rappresentavano quasi una denuncia ogni quattro infortuni nel 2020, mentre una ogni tredici nel 2021. Per i decessi, le quote dei casi Covid-19 sono state, rispettivamente, una su tre nel 2020 e una su sette nel 2021. Le malattie professionali denunciate tornano ad aumentare nel 2021, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti. Le denunce protocollate dall’Inail nel 2021 sono state 55.288, oltre 10mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+22,8%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio, di un aumento del 54% in quello di marzo-settembre, di un lieve calo dello 0,4% ad ottobre e di un nuovo incremento del 18% nel bimestre novembre-dicembre, nel confronto tra i due anni. In ottica di genere si rilevano 7.436 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 32.951 a 40.387 (+22,6%), e 2.829 in più per le lavoratrici, da 12.072 a 14.901 (+23,4%). Aumentano sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 41.882 a 51.142 (+22,1%), sia quelle dei comunitari, da 1.052 a 1.312 (+24,7%), e degli extracomunitari, da 2.089 a 2.834 (+35,7%). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (36.163 casi), del sistema nervoso (6.337) e dell’orecchio (3.614) continuano a rappresentare, anche nel 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori (1.702) che superano quelle del sistema respiratorio (1.643), queste ultime le sole a registrare un calo rispetto al 2020.
DUE ANNI DI COVID-19: CONFRONTO AL 31 DICEMBRE DI CIASCUN ANNO
Dopo due anni di pandemia da nuovo Coronavirus si riporta di seguito un bilancio sui contagi professionali rilevati al 31 dicembre di ciascuno degli anni 2020 e 2021, in linea con la logica di diffusione degli Open data mensili che non considera gli effetti del consolidamento. Ciò significa che i numeri differiranno, per il solo 2020, dall’ultimo report nazionale sugli infortuni sul lavoro da Covid-19 diffuso lo scorso 26 gennaio, perché non comprensivi delle denunce pervenute successivamente alla data del 31 dicembre 2020. Anche gli eventi mortali seguiranno la stessa logica di “congelamento”; inoltre gli stessi saranno rilevati per data dell’evento e non per data del decesso (come invece viene fatto nel report nazionale). Ciò premesso, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 rilevate al 31 dicembre di ciascun anno sono 131.090 per il 2020 e 42.561 per il 2021. I dati nazionali degli anni 2020 e 2021 verranno analizzati per alcune variabili di interesse evidenziando le principali caratteristiche e differenze nei due momenti distinti della pandemia, in termini di incidenze sul complesso dei contagi nazionali, per territorialità degli eventi, attività economica e professioni più esposte al contagio.
Per ripartizione geografica si evidenzia sia nel 2020 che nel 2021 un maggior numero di contagi da Covid-19 nel Nord-Ovest del Paese, con alcune differenze: se nel 2020 sono quasi la metà le infezioni denunciate (47,5%), nel 2021 sono poco più di un terzo (34,1%). Rimane stazionario il Nord-Est, con circa il 23% in entrambi gli anni, ma si incrementano le altre ripartizioni geografiche, a dimostrazione di come i contagi professionali, manifestatisi dapprima nel Nord, abbiano successivamente coinvolto in maniera più marcata anche le altre ripartizioni territoriali.
Le regioni che registrano il maggior numero di denunce di contagi professionali sono la Lombardia e il Piemonte, ma con incidenze in riduzione nel 2021 rispetto al 2020, perdendo oltre dieci punti percentuali nel confronto cumulato (da 42,8% a 29,4%). Sempre nel 2021, il Veneto cede il posto al Lazio che dal 5,6% del 2020 sale al 9,1%. Incrementi importanti tra i due anni si evidenziano anche per alcune regioni del Sud come la Sicilia (dal 2,7% al 6,1%) e la Campania (dal 5,4% al 7,1%). Le province con maggior incidenza di contagi per il 2021 sono Milano, Roma e Torino alle quali afferisce poco più di un contagio ogni quattro (20,6%), le stesse del 2020, ma con Roma e Torino che si scambiano il posto e un’incidenza complessiva lievemente più elevata (23,0%).
Per settore di attività economica, al netto dei casi ancora da determinare, si conferma ancora una volta il primato della Sanità e assistenza sociale per numero di contagi da Coronavirus in entrambi gli anni; il settore però perde nel 2021 il proprio peso percentuale sul totale delle attività economiche (dal 68,8% del 2020 scende al 52,5% nel 2021). Altri settori vedono, invece, aumentare la loro quota percentuale tra i due anni: primo fra tutti quello del Trasporto e magazzinaggio che passa dall’1,8% al 10,7%, collocandosi al secondo posto nel 2021, il Commercio (dall’1,8% al 3,5%), l’Amministrazione pubblica (dal 9,1% del 2020 al 9,7% del 2021) e le Attività manifatturiere (dal 3,1% al 3,8%). Restano stabili le incidenze di alcuni settori come il Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (da 4,4% a 4,5%), sale l’incidenza di altri come le Costruzioni che nel 2021 raccoglie l’1,7% delle denunce, mentre nel 2020 aveva un’incidenza dello 0,6%. È verosimile pensare che le riaperture quasi complete del 2021 abbiano fatto crescere i contagi anche in quei settori che nel 2020 erano rimasti chiusi totalmente o parzialmente ai fini del contenimento dell’epidemia perché rientranti in attività non necessarie.
Le professioni sanitarie, tra le più colpite dalla pandemia in entrambi gli anni, registrano nel 2021 incidenze più basse rispetto al 2020. In particolare, i tecnici della salute passano dal 38,7% del 2020 al 33,0% del 2021, gli operatori socio-sanitari dal 19,2% al 14,3% e i medici dal 9,2% al 6,9%. Contemporaneamente, sempre nel 2021, si riscontrano incrementi percentuali in alcune professioni non strettamente legate all’ambito sanitario quali gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali (dal 4,1% al 6,8%), gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (0,5% nel 2020 e 2,5% nel 2021) e i conduttori di veicoli (dall’1,2% all’1,8%). In aumento anche i contagi professionali degli insegnanti che per la scuola primaria nel 2021 rappresentano il 2,1% delle denunce e per la scuola secondaria lo 0,7% (rispettivamente 0,5% e 0,2% nel 2020, anno in cui c’è stato un maggior ricorso alla didattica a distanza).
Con riferimento ai decessi da Covid-19 rilevati al 31 dicembre di ciascun anno rispetto alla data dell’evento, si fa notare che i casi per il 2020 sono 423, per il 2021 186 (si ribadisce che i dati differiscono da quelli pubblicati nel report nazionale sugli infortuni sul lavoro da Covid-19 estratti invece per mese del decesso).
A differenza dei contagi in complesso, per gli eventi mortali si registra a livello territoriale una notevole differenza tra i due anni: se nel 2020 oltre sei decessi professionali su dieci sono avvenuti nel Nord del Paese (in particolare nel Nord-Ovest), nel 2021 la quota scende, dimezzandosi, a meno di tre su dieci. Aumentano in maniera significativa le incidenze nel Sud e nel Centro, che nel 2021 quasi raddoppiano rispetto all’anno precedente, mentre nelle Isole quasi triplicano.
Se nel 2020 oltre un caso mortale su tre si verificava in Lombardia (complice la prima ondata dei contagi), nel 2021 la regione è nettamente meno coinvolta (solo il 6,5% sul totale nazionale). Sale, invece, al primo posto la Campania che dal 9,5% del 2020 passa al 17,2%, diventando la regione con il più alto numero di decessi per Covid-19 nel 2021. Balzo in avanti anche per il Lazio che dal 6,6% del 2020 più che raddoppia la propria incidenza col 14,5% nel 2021 collocandosi al secondo posto della graduatoria. La Sicilia quasi triplica il suo peso in termini di decessi passando dal 3,5% del 2020 al 9,1% nell’anno 2021, l’Abruzzo più che raddoppia da 2,8% a 6,5%. Le province con maggiori vittime nel 2021 sono Roma, Napoli e Torino che assommano il 24,7% dei decessi da Coronavirus, nel 2020 nell’ordine erano Bergamo, Milano e Napoli col 26,2% dei casi.
Nel 2020 la Sanità e assistenza sociale è il settore economico più colpito da decessi da Covid-19 con un caso mortale ogni quattro tra quelli dell’Industria e Servizi; nel 2021 il peso percentuale diminuisce di quasi il 60% e l’incidenza passa ad un decesso ogni dieci. Nel 2021 altri settori vedono, aumentare la loro quota percentuale tra i due anni: tra questi il Trasporto e magazzinaggio che con il 15,6% si colloca al primo posto, il Commercio che passa dal 9,7% al 13,1% rappresentando il secondo settore più colpito nell’anno, l’Amministrazione pubblica (dal 10,7% all’11,5%) e il Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese che raddoppia la propria quota percentuale (da 4,1% a 8,2%). Contestualmente scendono le Attività manifatturiere (dal 13,4% all’11,5%) e le Costruzioni (dal 7,2% al 6,6%).
In linea con l’incremento dei decessi nelle attività del trasporto di merci e persone, i lavoratori più colpiti nel 2021 sono i conduttori di veicoli con un caso mortale ogni dieci ed un’incidenza che è quasi raddoppiata dal 2020. In calo, le vittime per contagio del personale sanitario da sempre tra i più esposti: i tecnici della salute passano dal 10,0% del 2020 al 6,6% del 2021, gli operatori socio-sanitari dal 5,1% all’1,1% e i medici dal 6,8% all’1,1%. Gli impiegati amministrativi, anch’essi tra i più coinvolti, scendono dal 10,9% all’8,3%. Aumentano percentualmente, invece, i decessi dei professori di scuola primaria e secondaria (con incidenze rispettivamente del 5,5% e del 3,3% nel 2021 e dello 0,5% per entrambe le professioni nel 2020) e degli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione (dall’1,7% del 2020 al 3,9% del 2021).
Il confronto con il periodo pre-Covid
Il confronto tra i dati del 2021 con quelli di un anno pre-pandemia, il 2019, evidenzia come le 555.236 denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Inail nel periodo gennaio-dicembre 2021 siano in sensibile calo (-13,5%) rispetto alle 641.638 dello stesso periodo del 2019. Questo decremento è sintesi di una flessione degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro (-12,2%) e di un calo ancor più sostenuto di quelli in itinere (-20,3%). L’analisi per settori di attività economica mostra una riduzione generalizzata dei casi avvenuti in occasione di lavoro in quasi tutti i settori dell’Industria e servizi, a eccezione degli incrementi rilevati nella Sanità e assistenza sociale (+43,7%), nell’Amministrazione pubblica (+14%) e nei Servizi di informazione e comunicazione (+38,5%), dovuti essenzialmente ai contagi da Covid-19 ancora presenti l’anno scorso, anche se numericamente meno consistenti rispetto al 2020. Per i decessi, al contrario, l’incremento delle denunce rilevato tra il 2019 e il 2021 è stato del 12,1%, da 1.089 a 1.221 casi, sintesi di una crescita degli infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro (+24,3%) e di una flessione di quelli occorsi in itinere (-19%). Al netto dei contagi da Covid-19, però, nel 2021 i decessi sono diminuiti del 5% rispetto al 2019.
Le infezioni di origine professionale nel biennio 2020-2021
Il nuovo numero di Dati Inail mette a confronto anche le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 rilevate al 31 dicembre di ciascuno degli anni 2020 e 2021, che sono state rispettivamente 131.090 e 42.561. Dal punto di vista territoriale, in entrambi gli anni si evidenzia un maggior numero di contagi di origine professionale nel Nord-Ovest, con alcune differenze: se nel 2020 erano quasi la metà le infezioni denunciate (47,5%), nel 2021 sono poco più di un terzo (34,1%). Resta stazionario il Nord-Est, con circa il 23% dei casi in entrambi gli anni, mentre nel 2021 è aumentata la quota delle altre ripartizioni geografiche, a dimostrazione di come i contagi manifestatisi dapprima nel Nord abbiano successivamente coinvolto in maniera più marcata anche le altre aree del Paese. Al netto dei casi ancora da determinare, la Sanità e assistenza sociale si conferma al primo posto per numero di contagi da Coronavirus. Rispetto al 2020, però, nel 2021 il suo peso percentuale sul totale delle attività economiche è passato dal 68,8% al 52,5%. Dopo le riaperture quasi complete del 2021, invece, l’incidenza di altri settori è aumentata. È il caso in particolare del Trasporto e magazzinaggio, passato dall’1,8% al 10,7%, del Commercio (dall’1,8% al 3,5%), dell’Amministrazione pubblica (dal 9,1% del 2020 al 9,7% del 2021) e delle Attività manifatturiere (dal 3,1% al 3,8%).
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Fonte: INAIL