L’INPS SPIEGA CHE LE MISURE ANTI COVID SONO SCADUTE A DICEMBRE E NON SONO STATE PROROGATE
di Daniele Cirioli
Zero tutele a chi fa e a chi ha già fatto la quarantena Covid quest’anno. Nei giorni che si resta a casa, non si ha diritto né a retribuzione e né a contribuzione. Con dicembre, infatti, è scaduto il periodo durante il quale c’è stata l’equiparazione della quarantena alla malattia, nel caso dei lavoratori privati. A partire da gennaio, pertanto, i datori di lavoro non possono più trattare la quarantena come malattia il periodo di quarantena. Lo precisa l’Inps nel messaggio n. 679 di ieri, con riferimento anche ai lavoratori c.d. fragili, per i quali l’unica tutela prorogata è quella della possibilità di svolgere l’attività in smartworking. Per i periodi di quarantena a cavallo tra il 2021 e il 2022, l’indennità economica è riconosciuta limitatamente ai giorni ricadenti nello scorso anno.
Tutele ridotte. Il 31 dicembre scorso è scaduto e non è stato prorogato il riconoscimento delle tutele dei lavoratori in quarantena (comma 1) e di quelli fragili (comma 2) previste all’art. 26 del dl n. 18/2020, convertito dalla legge n. 27/2020. Per l’anno 2022 è stata prorogata solo la tutela a favore dei soggetti fragili relativa alla modalità di svolgimento dell’attività lavorativa in modalità c.d. «agile» (comma 2-bis del citato art. 26), sebbene limitatamente alle patologie individuate con decreto interministeriale (anticipato da ItaliaOggi dell’8 febbraio scorso).
Stop da gennaio. A partire da gennaio pertanto, spiega l’Inps, non è possibile il riconoscimento delle indennità economiche per gli eventi riferiti alla quarantena e alla tutela dei lavoratori fragili. Per gli eventi a cavallo degli anni 2021 e 2022, il riconoscimento delle tutele è assicurato nei limiti delle risorse disponibili esclusivamente per le giornate ricadenti nell’anno solare 2021.
Istruzioni operative. Dal punto di vista operativo, aggiunge l’Inps, al fine di consentire comunque l’individuazione dei certificati relativi alle predette tutele, che vengano eventualmente prodotti dai lavoratori, gli uffici medico legali delle sedi Inps proseguono con la consueta trattazione dei certificati di malattia apponendo codifiche e valutazioni.
Zero tutele. Che cosa succede se, nonostante tutto, un lavoratore dovesse finire in quarantena? Fino al 31 dicembre la «quarantena con sorveglianza attiva e permanenza domiciliare e precauzionale» è stata equiparata a malattia ai fini del trattamento economico e fuori periodo di «comporto». A partire dal 1° gennaio, invece, le tutele non sono state riproposte ovvero rifinanziate e l’Inps, dunque, in mancanza di fondi, non può riconoscere l’indennità di malattia.
Di conseguenza, neppure i datori di lavoro possono più riconoscere come malattia il periodo di quarantena, a meno che non decidano di caricarlo sulle casse aziendali. Qualora, nonostante ciò, dovessero riconoscere l’indennità di malattia e porla a carico Inps, l’istituto ha avvertito che considererà l’operazione indebita richiedendo a rimborso quanto conguagliato su UniEmens (messaggio n. 2842/2021).
Fonte: