SONO QUELLI DEI DEPOSITI BANCARI, CHE VALGONO IL 30% DELLA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE
di Carlo Brustia
Più liquidità e meno rischi. Ma ora c’è da tener conto dei morsi dell’inflazione. Tra il 2019 e il 2021, nei due anni di pandemia, la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è aumentata, in totale, di 334 miliardi di euro (+7,17%), sfiorando il tetto dei 5.000 miliardi, rispetto ai 4.663 di fine 2019. Tra conti correnti e contanti, le famiglie italiane hanno accumulato oltre 153 miliardi in più sotto forma di depositi, con una crescita dell’11% circa da inizio pandemia. Un dato che conferma una rinnovata preferenza per la liquidità anche per il 2021 e la prevalenza di strumenti facilmente monetizzabili oltre che di depositi nelle casseforti delle famiglie. L’incremento dei 334 miliardi si riferisce al periodo che va da gennaio 2020 a settembre 2021: in totale 21 mesi, nell’arco dei quali la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è cresciuta al ritmo di una media mensile di 15,9 miliardi. I depositi bancari, con circa 1.604 miliardi, si sono trasformati nel «mattone» degli italiani con più del 30% della ricchezza finanziaria degli italiani parcheggiata sui conti correnti, seguiti dai prodotti assicurativi e dai titoli azionari. Secondo l’analisi della Fabi «L’Italia del risparmio», nel biennio 2020-2021, inoltre, sono cresciute le riserve assicurative di circa 90 miliardi, segnando un +8% rispetto al 2019 con un portafoglio complessivo di circa 1.200 miliardi e con la quota di prodotti di previdenza pressoché raddoppiata in 15 anni (+93%).
I titoli obbligazionari si sono ridotti di circa 40 miliardi nel triennio: rappresentano oggi il 4,5% del portafoglio finanziario complessivo delle famiglie, mentre attraevano circa il 20% nel lontano 2005, registrando una diminuzione netta di circa 500 miliardi. Nel 2021 sono quasi azzerate le preferenze per i titoli a breve termine (-36% dal 2019), mentre è significativo l’incremento della quota di azioni e di altre partecipazioni – pari al 5% nel biennio in esame e 50 miliardi in valore assoluto – perché avvenuto in un contesto ancora di incertezza e perché attesta il potenziale ancora inespresso del risparmio complessivo degli italiani. «La crisi del Covid ha reso le famiglie italiane meno propense al consumo, facendo accrescere la tendenza a risparmiare, stavolta per i timori legati proprio all’emergenza sanitaria ed economica degli ultimi due anni.
L’enorme disponibilità di risorse finanziarie da parte delle famiglie conferma l’esigenza di una consulenza professionale: in questo senso il ruolo delle banche, come perno finanziario del sistema-Paese, deve proseguire in futuro anche nell’imminente trasformazione dello stesso settore bancario che non deve tralasciare, nei piani industriali che verranno presentati nei prossimi giorni e mesi, l’attenzione ai territori, alle imprese e alle famiglie. Risorse importanti se ben indirizzate. Devono perciò finire le indebite pressioni commerciali esercitate dai vertici delle banche sui dipendenti per spingere la vendita di prodotti assicurativi e finanziari che aumentano i ricavi degli istituti, ma contrastano con le esigenze del Paese», commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. (riproduzione riservata)
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