Il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è cresciuto del 27% nel 2021, raggiungendo quota 380 milioni di euro, un valore raddoppiato in appena due anni
- Un terzo degli investimenti per progetti di Intelligent Data Processing, il 17,5% Natural Language Processing e 16% a Recommendation System. Nella Computer Vision la maggiore crescita (+41%)
- Il 95% conosce l’AI, anche se solo 6 su 10 sanno riconoscerne le funzioni in prodotti/servizi
Il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è cresciuto del 27% nel 2021, raggiungendo quota 380 milioni di euro, un valore raddoppiato in appena due anni, per il 76% commissionato da imprese italiane (290 milioni di euro), per il restante 24% come export di progetti (90 milioni di euro). Emerge però un forte divario nell’adozione per dimensioni di impresa: tra le grandi aziende, 6 su 10 hanno avviato almeno un progetto di AI, tra le PMI sono appena il 6%. Si diffonde la conoscenza tra gli utenti: il 95% dei consumatori italiani ha già sentito parlare di AI, anche se solo il 60% ha realmente capacità di riconoscere funzioni di AI nei prodotti/servizi che utilizza. In generale, l’80% esprime un giudizio positivo sull’Intelligenza Artificiale, anche se emergono preoccupazioni legate a privacy, lavoro e etica.
Sono alcuni dei risultati della ricerca svolta dall’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano.
Nell’ultimo anno la Commissione europea ha presentato la proposta di Regolamento in materia di Intelligenza Artificiale per disciplinare lo sviluppo, l’uso e la commercializzazione di queste tecnologie. E anche l’Italia ha compiuto un importante passo in avanti, avviando il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale, che identifica 24 politiche da implementare nel prossimo triennio per potenziare il sistema AI in Italia.
“L’Artificial Intelligence è oggi fortemente maturata e ha tutto il potenziale per diventare un fattore centrale nella trasformazione digitale di imprese, PA e della società nel suo complesso”, afferma Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence. “L’ultimo anno ha sancito un ulteriore sviluppo per l’ecosistema italiano e il mercato ha ripreso a crescere consistentemente, dopo che nel 2020 era stato condizionato dalla pandemia. Si evidenzia uno sviluppo per tutte le tipologie di progetti, ma con un’accelerazione in particolare nelle applicazioni nella Computer Vision (+41%), nei Chatbot e Virtual Assistant (+34%) e nell’Intelligent Data Processing (+32%)”.
Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence, evidenzia come nell’ultimo anno siano stati compiuti importanti passi avanti nella regolamentazione dell’AI: “La Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento, che rappresenta oggi una pietra fondamentale nella costruzione di una fiducia nelle tecnologie. E l’Italia ha lanciato il nuovo Programma Strategico, che grazie al lavoro congiunto di tre Ministeri ha prodotto 24 raccomandazioni di azione, con un approccio collaborativo e inclusivo, che affronta in modo esplicito alcuni mali cronici dell’innovazione nel nostro Paese”.
Secondo l’Osservatorio, un terzo del mercato italiano dell’Artificial Intelligence (35%) riguarda progetti di algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Intelligent Data Processing), ambito che segna anche una delle crescite maggiori, con un +32% rispetto al 2020. Seguono le soluzioni per l’interpretazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing) con il 17,5% del mercato (+24%) e gli algoritmi per suggerire ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System) con un’incidenza del 16% (+20%). In forte crescita rispetto all’anno scorso + 34%, i Chatbot e Virtual Assistant che si aggiudicano l’10,5% degli investimenti e le iniziative di Computer Vision, che analizzano il contenuto di un’immagine in contesti come la sorveglianza in luoghi pubblici o il monitoraggio di una linea di produzione (11% degli investimenti, ma in crescita del 41%). Infine, il 10% del mercato va alle soluzioni con cui l’AI automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi (Intelligent Robotic Process Automation).
Grandi imprese e Pmi
Emerge un significativo divario in termini di avvicinamento alla tecnologia per dimensione di impresa. Se da un lato aumenta il numero di grandi aziende che ha avviato almeno una progettualità di AI (59%, + 6punti percentuali rispetto al 2020), dall’altro lato solo il 6% delle PMI ha fatto altrettanto: in particolare nel 4% si tratta di semplici sperimentazioni e solo nel 2% di progetti a regime.
I consumatori e l’intelligenza artificiale
Solo il 5% dei consumatori non ha mai sentito parlare di Intelligenza Artificiale. Una conoscenza diffusa pressoché nella totalità degli utenti, ma a livello superficiale, se si considera che solo il 60% ha la capacità di riconoscere la presenza di funzionalità di AI nei prodotti/servizi utilizzati. Complessivamente buono il giudizio: l’80% degli intervistati ha un’opinione abbastanza o molto positiva dell’AI. Rimangono però alcune perplessità in merito agli aspetti che riguardano la privacy, gli impatti sul lavoro e in generale le implicazioni etiche. Si registrano anche opinioni differenti in merito a specifici scenari di applicazione dell’AI. Ad esempio, in ambito sanitario-assistenziale: il 48% dei rispondenti è contrario all’ipotesi di un robot “badante” in grado di prendersi cura di persone anziane o fragili. Percentuale simile di contrari (47%) anche per un consulente finanziario che gestisca autonomamente gli investimenti.