di Roberto Italia
Crescita rivista lievemente al ribasso quest’anno, a causa del rallentamento nel primo trimestre, ma al rialzo nel 2023. Inflazione attesa elevata per gran parte dell’anno e al di sotto del target della Banca Centrale Europea nel 2023, con grande incertezza sull’andamento dei prezzi. È questo il messaggio principale emerso dalle stime economiche invernali elaborate dalla Commissione europea riguardo all’Unione europea e ovviamente all’Italia. I funzionari di Bruxelles prevedono che, dopo una notevole espansione del 5,3% nel 2021, l’intero blocco a 27 Paesi crescerà del 4% nel 2022 e del 2,8% nel 2023. Dopo il +5,3% dell’anno scorso, l’Eurozona si espanderà sempre del 4% nel 2022, rallentando, invece, del 2,7% nel 2023.
La limatura delle letture per il 2022 non sorprende visto che gli Stati membri hanno dovuto subire nello stesso momento all’inizio dell’inverno parecchi shock, che hanno pesato sull’ultima parte del 2021 e peseranno sui dati del primo trimestre. «Molti venti contrari hanno raffreddato l’economia europea quest’inverno: la rapida diffusione di Omicron, un ulteriore aumento dell’inflazione guidato dall’impennata dei prezzi dell’energia e dalle persistenti interruzioni delle catene di approvvigionamento», ha spiegato il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. Tuttavia la primavera porterà nuova linfa. Meritano ancora più riflessione i dati sull’inflazione, rivisti al rialzo. «Dopo aver raggiunto un livello record pari al 4,6% nel quarto trimestre dello scorso anno», hanno detto da Bruxelles, «la previsione è che l’inflazione nell’area euro raggiunga un picco al 4,8% nel primo trimestre del 2022 e rimanga al di sopra del 3% fino al terzo trimestre dell’anno». Tuttavia, «con l’attenuarsi delle pressioni derivanti dai colli di bottiglia nella produzione e dai prezzi elevati dell’energia, l’inflazione è attesa al 2,1% nell’ultimo trimestre dell’anno, prima di calare al di sotto dell’obiettivo al 2% della Bce per tutto il 2023. Nel complesso, si prevede che l’inflazione nell’Eurozona aumenti in media dal 2,6% nel 2021 (2,9% nell’Ue) al 3,5% (3,9% Ue) nel 2022, prima di calare all’1,7% (1,9% Ue) nel 2023». In autunno l’esecutivo comunitario aveva previsto la lettura dell’area euro nel 2022 al 2,2% e nel 2023 all’1,4%.
Dal canto suo, dopo il +6,5% del 2021 l’Italia è data in crescita non più del 4,3% bensì del 4,1% quest’anno, al di sopra della media comunitaria e in linea con l’obiettivo del governo Draghi, e del 2,3% nel 2023. La fiducia di Bruxelles per il Paese non è mai stata così elevata grazie alla spinta data dal Pnrr. Grande balzo, a causa del caro energia con potenziali ripercussioni sui prezzi alimentari, dell’inflazione italiana, dall’1,9% nel 2021 al 3,8% nel 2022, per poi flettere all’1,6% nel 2023. Lo scorso autunno la Commissione dava la crescita dei prezzi «solo» al 2,1% quest’anno e all’1,4% il prossimo.
Per quanto riguarda l’incertezza nell’Ue, i funzionari di Bruxelles hanno spiegato nel comunicato come ci siano per la crescita rischi sia al rialzo sia al ribasso, a differenza del paragrafo sulla dinamica dei prezzi. «L’inflazione potrebbe risultare superiore alle attese se le pressioni sui costi venissero eventualmente trasferite dai produttori ai consumatori più del previsto, amplificando il rischio di effetti di secondo impatto. I rischi per le prospettive di crescita e inflazione sono notevolmente aggravati dalle tensioni geopolitiche nell’Est Europa». (riproduzione riservata)
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