Di Anna Messia
La nuova stretta arrivata da Banca d’Italia che ha alzato la guardia sulle società che operano nel settore della cessione del quinto dello stipendio (e della pensione) non preoccupa gli operatori più virtuosi che sono anzi pronti a cavalcare la crescita attesa del comparto. Via Nazionale, in una lettera inviata alle imprese, nei giorni scorsi ha sottolineato che «la minore rischiosità creditizia (di questi strumenti che prevedono il prelievo della rata direttamente dallo stipendio o dalla pensione, ndr) non deve escludere la necessità che i finanziatori adempiano agli obblighi di valutazione del merito di credito dei clienti», che serve «un adeguato sistema di selezione nonché di idonei presidi di controllo sull’operato della rete distributiva, atti a prevenire eventuali criticità» oltre al fatto che stare attenti a che «le regole interne in materia di remunerazione e incentivazione non costituiscano incentivi al collocamento di prodotti non coerenti con la complessiva situazione economico-finanziaria dei clienti». Per spronare il settore ad adeguarsi a queste indicazioni Banca d’Italia ha annunciato che è pronta ad intensificare la supervisione nei confronti delle società vigilate, con monitoraggio cartolare e gli accertamenti ispettivi.

Un intervento che viene valutato positivamente perché avrà l’effetto benefico di aumentare la qualità e la credibilità dell’intero settore, osserva Vieri Bencini, amministratore delegato di Sigla Credit, società specializzata nella cessione del quinto partecipata dal fondi di private equity Alchemy. Nel 2021 il comparto ha recuperato il rallentamento subito nel biennio della pandemia, e le stime di chiusura dell’anno sono di un giro d’affari di 8 miliardi di euro, in crescita di circa il 10% rispetto all’anno precedente e anche rispetto ai 7,9 miliardi del 2019. Anche per il 2022 le previsioni sono di un ulteriore sviluppo e Sigla, tra le prime dieci società del mercato, è pronta a cavalcare lo sviluppo immaginando una crescita di circa il 10%. «Nel 2021 abbiamo chiuso con un intermediato di 275 milioni rispetto ai 290 milioni del 2020 perché abbiamo ottimizzato i canali di vendita, riducendo il peso della grande distribuzione costosa e poco remunerativa, passata da 40 a 16 milioni», spiega Bencini, mentre l’accordo bancario con Iccrea è passato a Pitagora. «Ma allo stesso tempo sono cresciuti molto sia il canale agenti, arrivato a 205 milioni dai 190 del 2020 sia quello digitale, da 28 a 37 milioni, con un incremento del 28%», aggiunge, sottolineando che «si è confermato un percorso di crescita che ha visto l’azienda passare da 97 milioni nel 2014 a 275 nel 2021, triplicando i volumi in sette anni». Gli agenti di Sigla sono oggi 120 agenti, con circa 230 tra sub agenti e venditori. «Abbiamo una rete agenti storica e fidelizzata con la quale stiamo avviando un percorso di forte integrazione commerciale con un innovativa piattaforma tecnologica», dice l’amministratore delegato che punta a fare di Sigla una fintech nel settore della cessione del quinto. Negli ultimi 5 anni sono stato investiti 3,5 milioni nelle nuove tecnologie «ora bisognerà lavorare sulla messa a frutto dei dati, con 30 mila clienti al mese intercettati», spiega. Tutti i clienti intercettati dai canali remoti sono trasferiti alla rete agenti per la conclusione della vendita. «L’automazione dei processi impiega robot software per eseguire attività ripetitive prima eseguite dalle colleghe e dai colleghi. Ora le strutture operative e commerciali potranno avere più tempo a disposizione per fornire un servizio di valore aggiunto al proprio cliente», conclude. (riproduzione riservata)

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