di Anna Messia
Dopo aver rafforzato nei giorni scorsi la presa in India (è la prima compagnia estera ad aver ottenuto la maggioranza di una joint venture assicurativa) ieri Generali ha chiuso l’acquisizione in Francia di La Médicale. Se l’investimento per crescere nel Paese asiatico era stato complessivamente di 171 milioni, nel caso della società assicurativa rivolta agli operatori sanitari, ceduta da Crédit Agricole Assurances, il corrispettivo dell’operazione è di 435 milioni, con un impatto sul Regulatory Solvency Ratio del gruppo di circa -4,3 punti percentuali. «L’operazione rafforza la nostra presenza in Francia, uno dei nostri mercati principali, ed è pienamente in linea con il piano strategico lanciato a dicembre», ha commentato ieri il group ceo di Generali Philippe Donnet. L’acquisizione di La Médicale, tra l’altro, era già stata messa in conto nel vecchio piano industriale 2019-2021, che complessivamente per le operazioni straordinarie aveva stanziato 4 miliardi, di cui 1,2 miliardi sono stati spesi per Cattolica e 500 milioni per il buyback che sarà votato dalla prossima assemblea. Il nuovo business plan triennale 2022-2024 alle acquisizioni ha destinato invece 2,5-3 miliardi, ma Donnet nei mesi scorsi ha lasciato intendere che, se si presenterà sul mercato l’occasione giusta per crescere, potranno essere stanziate risorse più consistenti. Si tratta, in sostanza, di una risposta indiretta al fronte degli azionisti che chiede da tempo un’accelerazione di Generali sulla crescita e si prepara alla battaglia in vista dell’assemblea che il 29 aprile voterà il nuovo cda della compagnia. Il colpo di scena è arrivato venerdì scorso con la decisione di Francesco Gaetano Caltagirone, azionista con oltre l’8% del Leone, di recedere dal patto parasociale che era stato sottoscritto con la Delfin di Leonardo Del Vecchio e con la Fondazione Crt. L’imprenditore romano ha scelto di presentare una propria lista all’assemblea di primavera. Tale mossa è stata interpretata come uno scioglimento funzionale a evitare interventi delle autorità di controllo e in particolare dell’Ivass, a cui, interpretando il patto in maniera stringente, gli azionisti avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione avendo già superato il 10% della compagnia. Inoltre Caltagirone ha dichiarato di non aver ancora deciso se la sua lista sarà di minoranza (lista breve) o di maggioranza (lunga) ovvero se il suo attacco a Mediobanca (primo socio del Leone con il 17,22% dei diritti di voto), sarà frontale (con laproposta di un candidato ceo al posto di Donnet) o se si accontenterà di tre consiglieri di minoranza. Intanto oggi il cda di Generali tornerà a riunirsi, ma all’ordine del giorno non dovrebbe ancora esserci la cooptazione di tre consiglieri in sostituzione di Caltagirone, Romolo Bardin (rappresentante di Del Vecchio) e Sabrina Pucci, che nelle scorse settimane hanno lasciato il board. (riproduzione riservata)
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