MOSSA DEL BOARD DOPO L’USCITA DI CALTAGIRONE DAL PATTO CON CRT E DEL VECCHIO
di Oscar Bodini
Dopo le dimissioni dal consiglio d’amministrazione delle Generali da parte di Francesco Gaetano Caltagirone, Romolo Bardin e Sabrina Pucci avvenute nelle scorse settimane e accompagnate da note con cui l’ormai ex vice presidente vicario riferiva di essere stato «palesemente osteggiato e impedito dal dare il proprio contributo critico», mentre il consigliere in rappresentanza di Leonardo Del Vecchio motivava il passo indietro puntando il dito contro le modalità operative e alcune scelte del Consiglio e dei comitati, ieri il board della compagnia triestina ha deciso di rivolgersi alle autorità di vigilanza competenti per cercare di fare chiarezza sulla strategia adottata dai due azionisti rilevanti che fino a pochi giorni fa erano legati da un patto di consultazione. Come noto, Caltagirone ha deciso fa di recedere dall’accordo, mossa dopo la quale non è chiaro se presenterà o meno una lista di maggioranza o di minoranza alternativa a quella «ufficiale» che il Consiglio uscente sottoporrà ai soci in assemblea in vista della nomina del nuovo board.
In particolare Generali ha rivolto alla Consob un quesito per chiarire se l’acquisizione della quota complessivamente acquisita dal gruppo Caltagirone, da Crt e da Delfin – complessivamente pari al 16,309% del capitale sociale del Leone – sia effettivamente soggetta o meno agli obblighi di comunicazione «in ordine, fra l’altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato». Il tema sul tavolo è naturalmente un possibile concerto tra soci e il riferimento è l’articolo 120 del Testo Unico della Finanza: in caso d’acquisto di una quota superiore al 10%, il soggetto che effettua le comunicazioni è infatti tenuto a dichiarare esplicitamente gli obiettivi che intende perseguire di lì ai sei mesi successivi e a fornire a regulator e mercato numerose altre informazioni.
Analogamente, all’Ivass viene chiesto se la partecipazione complessivamente acquisita dai tre soggetti che facevano inizialmente parte del patto sia soggetta «ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%».In sostanza, a Trieste si domandano se l’accordo che è stato da subito prospettato come «di consultazione», fosse in realtà da considerare a uno step superiore, potendosi forse ravvisare un concerto tra i tre soggetti proponenti. Se così fosse, a Delfin, Crt e alle società del gruppo Caltagirone sarebbe occorso il via libera dell’Ivass per superare il 10%. (riproduzione riservata)
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