MALGRADO LA RIVALUTAZIONE (3,6%) DEL TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO CAUSA INFLAZIONE
di Anna Messia
Nonostante la crescita repentina dell’inflazione abbia fatto letteralmente schizzare nel 2021 la rivalutazione del Trattamento di fine rapporto (Tfr) mantenuto in azienda le forme pensionistiche complementari sono riusciti a fare meglio, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 22 gennaio. I dati definitivi sono stati pubblicati da Covip ed evidenziano che, mentre la rivalutazione del Tfr, (pari al 75% dell’inflazione più un 1,5% fisso) è stata pari l’anno scorso al 3,6%, per i fondi negoziali e per i fondi aperti, i rendimenti si sono attestati rispettivamente al 4,9% e al 6,4%, al netto dei costi di gestione e della fiscalità. La crescita maggiore è stata registrata dalle linee previdenziali caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria, con le polizze (pip) di ramo terzo (legate ai fondi comuni) che hanno guadagnato l’11,1%, mentre le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano l’attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte della cedole incassate sui titoli detenuti, hanno reso l’1,3%, uniche a fare peggio. Ma se si guarda a un orizzonte di 10 anni anche loro sono riuscite a battere i Tfr che ha registrato una rivalutazione media annua dell’1,9% contro il 4,1% dei fondi negoziali, il 4,6% dei fondi aperti, il 5% delle unit linked e il 2,2% delle gestioni separate.
Guardando alle nuove iscrizioni alla fine del 2021 le posizioni in essere sono 9,745 milioni, in crescita del 4,3% rispetto al 2020, con 8,8 milioni di iscritti visto che c’è chi aderisce a più forme complementari contemporaneamente. I fondi negoziali, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, hanno avuto una crescita di iscritti del 6%, arrivando a 3,457 milioni. Oltre quattro quinti della crescita si è avuta nei fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, che per i nuovi assunti hanno luogo automaticamente sulla base dei contratti nazionali di riferimento, anche se con flussi contributivi modesti. In crescita anche il numero d’iscritti di fondi aperti (+6,6%), pari a 1,735 milioni e polizze (+2,9%) a 3,613 milioni.
La commissione di vigilanze della previdenza complementare guidata dal presidente Mario Padula ha poi registrato anche un aumento delle risorse destinate alle prestazioni pari a fine 2021 a 212,6 miliardi, circa 14,7 miliardi in più di fine 2020. Nei fondi negoziali l’attivo è di 65,3 miliardi (+8,2%) e in quelle di mercato 29 miliardi nei fondi aperti (+14,2%) e 44,1 miliardi nelle polizze (+13%).
Nel 2021 i contributi incassati dalle forme di previdenza complementare sono stati poi pari a 13,3 miliardi, in crescita del 7,2% sul 2020, con il +5,4% dei negoziali, il +6,9% delle polizze e il 12,3% dei fondi aperti. (riproduzione riservata)
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