Unicredit e Intesa Sanpaolo, le maggiori banche italiane, hanno pubblicato i conti 2021 e con loro inizia la stagione dei dividendi. Per il 2022 Intermonte si aspetta 27,23 miliardi di cedole da Piazza Affari e poiché la sim monitora circa il 90% dei titoli del mercato si può ipotizzare un monte cedole attorno a 30 miliardi. Ma già il dato di 27,23 risulta in rialzo del 37% rispetto al 2021 (quando furono 19,87 miliardi) se si tolgono due voci una tantum: il dividendo straordinario di Stellantis per 3,2 miliardi e poi 2,5 miliardi di cedole staccate dai titoli finanziari congelati per un anno, dopo il via libera della Bce, come spiega Alberto Villa, responsabile equity research di Intermonte, a MF-Milano Finanza. L’analista ricorda che nel 2020 il monte dividendi è stato di 17,138 miliardi, quando tutti i titoli bancari e molte assicurazioni non hanno potuto remunerare gli azionisti per il blocco imposto dai regolatori.

Il dividend yield medio atteso di Piazza Affari per quest’anno è del 4,2%, un rendimento molto interessante, che fatica però a stare al passo con un’inflazione al galoppo (+4,8% a gennaio) e di cui ora dovrà occuparsi seriamente la Bce. Secondo Villa «dobbiamo considerare il 2022 come un anno di normalizzazione rispetto a quelli della pandemia. Le attese sono ancora di crescita economica e di utili societari che costituiranno la base dei dividendi 2022 e 2023. In questo contesto di inflazione crescente i dividend stock potrebbero rappresentare un investimento interessante».

Piazza Affari risulta fra le borse più remunerative al mondo. Lo ricorda Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex, secondo cui, «se prendiamo in considerazione i maggiori listini in base ai dati Bloomberg, l’indice Bovespa brasiliano rende il 7,75% con un rapporto prezzo/utili (p/e) di 8,8 volte al 2022, a seguire la borsa australiana, che rende, da dividendo, il 4,14%, ma ha un p/e di 16,5 volte, al terzo posto si colloca il Ftse 100 inglese con il 3,63% e un p/e di 12 volte». E se a quarto posto compare la borsa di Stoccolma (3,38%, p/e di 17 volte), il Ftse Mib si pone al quinto posto e terzo in Europa continentale con il 3,04% di rendimento da cedola e un rapporto prezzo/utili di 11 volte, spiega Batacchi: «I due ambiti che remunerano meglio gli azionisti sono il settore petrolifero e quello finanziario». Il comparto oil da un lato grazie al greggio ai massimi dal 2014 e ora sempre più vicino a quota 100 dollari, gli istituti di credito dall’altro, perché finalmente sono tornati a fare utili nella parte caratteristica grazie all’inflazione e all’attesa di una normalizzazione dei tassi sul fronte della banca centrale. A questo si aggiunga che le moratorie faranno da garanzia a molti prestiti almeno nel primo trimestre e che il «bonus 110% sta tuttora trainando il settore immobiliare, alla base della crescita del Paese».

Ma quali sono i titoli con il dividend yield più generoso fra le blue chip? In base alla tabella (in pagina) che Intermonte ha elaborato per MF-Milano Finanza, in testa alla classifica si pone UnipolSai con 0,19 euro per azione e il 7,3% di rendimento in base alle attese degli analisti (la società pubblica i conti il 10 febbraio). Al secondo posto, invece, troviamo Eni con 0,86 euro per azione, pari a un dividend yield del 6,5%. Il gruppo petrolifero guidato dall’amministratore delegato Claudio Descalzi pubblicherà i conti il 17 marzo. Il settore del petrolio beneficia del rally della materia prima, anche se il gruppo deve affrontare ora il delicato capitolo Saipem, di cui detiene il 30,5%. Saipem ha appena annunciato il terzo profit warning che costringerà il gruppo a un aumento di capitale piuttosto diluitivo (la forchetta è di 1,5-2,5 miliardi), che potrebbe costringere Eni a rivedere il dividendo 2022.

Al terzo posto come dividend yield puro si colloca Mediobanca con 0,66 euro per azione e un rendimento del 6,4%. Piazzetta Cuccia pubblicherà i conti mercoledì 9. In quarta posizione, invece, Intesa Sanpaolo, che venerdì 4 febbraio ha comunicato i conti e il piano industriale 2022-2025. A maggio la banca guidata da Carlo Messina paga il conguaglio sull’utile 2021 (l’anticipo era stato staccato a novembre) per 1,5 miliardi, ovvero 0,077 per azione, cui occorre sommare 0,09 euro che saranno pagati a novembre 2022 (ovvero il 70% di payout su attese di almeno 5 miliardi di utile quest’anno), che porta il totale 2022 a 0,167 euro per azione, pari a un dividend yield del 6,3%. Il ceo Messina, però, ha annunciato durante la presentazione del piano che per la prima volta nella storia della banca Intesa Sanpaolo porterà a termine un buyback da 3,4 miliardi, da effettuare nel 2022. Di conseguenza il total yield del titolo ai prezzi attuali (dividendo più riacquisti) sfiora il 13% nel 2022 (12,65%).

Per la stessa ragione, se prendiamo i 3,75 miliardi, il massimo storico, di remunerazione proposta dal cda di Unicredit ai soci (dividendi in contanti per 1,17 miliardi e riacquisti per 2,58 miliardi) si arriva a un total yield del 5,9% (il dividend yield puro è del 3,7%).

In quinta posizione si trova Anima holding, con 0,28 euro di cedola attesa e un rendimento del 6,2% (i conti saranno pubblicati l’1 marzo), mentre in sesta posizione si collocano le Generali di Trieste con 1,05 euro di dividendo atteso per azione e un dividend yield del 5,6%. Il gruppo assicurativo pubblicherà i conti il 14 marzo. Al settimo posto si trova Banca Generali, controllata dal Leone, con 2 euro attesi di cedola per un dividend yield del 5,5%. Accanto al gruppo del risparmio gestito si posiziona Enel con 0,38 euro di dividendo atteso per un rendimento del 5,5%. Arriva poi Azimut, con 1,3 euro di cedola attesa da parte degli analisti e il 5,4% di dividend yield. In questo caso però andrebbe notato che il gruppo milanese presieduto da Pietro Giuliani ha annunciato un dividend payout fra il 50 e il 70% fra il 2021 e il 2024. E dal momento che gli utili che la stessa Azimut si attende per il 2021 sono di 600 milioni di euro, questo importo corrisponde a 2 euro di dividendo per un rendimento dell’8,5%. (riproduzione riservata)
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