MENTRE PER QUEST’ANNO IL GOVERNO PUNTA A UN’ESPANSIONE ECONOMICA DI OLTRE IL 4%
di Roberto Italia
Il 2021 si è confermato l’anno dell’Italia anche sotto il profilo economico. Dopo il crollo di quasi il 9% nel 2020 a causa della pandemia, l’anno scorso il pil del paese ha reagito con una crescita su base annua del 6,5% (corretta per gli effetti di calendario e destagionalizzato), a parità di giornate lavorative. La lettura, stimata in via preliminare e diffusa ieri dall’Istat, rappresenta un record dal 1995, anno di inizio delle serie storiche, ma «andando indietro si arriva al 1976, quando la crescita era stata del 6,6%», ha detto Giovanni Savio, direttore dell’Istat per la contabilità nazionale. A contribuire al dato finale dell’intero anno è stato il +6,4% tendenziale e il +0,6% trimestrale fatti segnare da ottobre a dicembre 2021. L’espansione congiunturale, la quarta consecutiva, è stata sostenuta da industria e servizi, battendo le attese ferme al +0,5%. Come spiegato dall’Istat, dal lato della domanda vi è stato un contributo positivo della componente domestica (al lordo delle scorte) e un apporto negativo di quella estera netta. Si è assistito comunque a un rallentamento rispetto al balzo del 2,6% nel terzo trimestre e del 2,7% nel secondo. I risultati dei conti nazionali per l’intero 2021 saranno diffusi il prossimo 1° marzo, mentre quelli trimestrali, coerenti con i nuovi dati annuali, il 4 marzo.
Archiviati il rimbalzo del 2021 e le elezioni del presidente della Repubblica la scorsa settimana, l’Italia ha fatto il suo ingresso con slancio nell’anno nuovo, dove l’espansione dell’economia sarà fisiologicamente più contenuta. La variazione acquisita del pil, ovvero la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, si attesta già oggi nel 2022 al 2,4%. Basterebbe, dunque, un +0,5%-0,6% congiunturale nel primo trimestre di quest’anno per riuscire a tornare sui livelli di output pre-pandemia del quarto trimestre del 2019. Le incognite però sono tante. «La recrudescenza della pandemia sta causando un temporaneo rallentamento dell’attività di alcuni settori economici e il caro energia è un indubbio fattore di rischio. Tuttavia, il quadro epidemico nazionale è in fase di miglioramento e il governo è già ripetutamente intervenuto per attutire il rialzo dei prezzi di gas ed elettricità su imprese e famiglie», hanno commentato dal Mef. L’esecutivo sta esaminando nuove misure al riguardo. per salvaguardare un sentiero di crescita nel ruolo insolito di locomotiva d’Europa. Tra virus, inflazione, tensioni geopolitiche tra Ucraina e Russia e messa a terra del Pnrr, il target del governo Draghi resta quello di una crescita superiore al 4%. (riproduzione riservata)
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