di Luca Gualtieri
In questi giorni l’attenzione della prima linea di Bper è concentrata sulla scadenza del prossimo fine settimana, quando avrà luogo la migrazione dei 587 sportelli ex Ubi. Viste la delicatezza del passaggio e l’imminente scadenza del cda, la cautela è d’obbligo. Una cautela che nei giorni scorsi qualcuno ha letto anche nelle dichiarazioni del ceo di Unipol (primo azionista di Bper al 18,9%) Carlo Cimbri: «Non è in questi mesi che Bper può affrontare un’operazione straordinaria, qualunque essa sia», ha dichiarato Cimbri. C’è però chi ritiene che la prudenza su opzioni impegnative come una fusione con Banco Bpm possa favorire altre combinazioni, come quella tra Bper e la Popolare di Sondrio.
Tornando allo switch, l’operazione coinvolgerà circa 1,4 milioni di clienti e precederà di qualche mese il passaggio finale dell’integrazione, cioè la migrazione delle 33 filiali Intesa Sanpaolo, prevista entro la fine di giugno. Per il gruppo modenese guidato da Alessandro Vandelli si chiuderà così la più delicata operazione straordinaria condotta finora. L’acquisto della doppia rete di sportelli ha infatti fatto compiere un importante salto dimensionale alla Bper, che ha visto crescere del 40% l’attivo e ha infittito la presenza in ragioni strategiche come la Lombardia.
Con tutta l’attenzione concentrata sul closing, è comprensibile che oggi gli amministratori si astengano dall’aprire altri fronti, tanto più che l’attuale board scadrà ad aprile. Introducendo un meccanismo proporzionale di voto il nuovo statuto permetterà la presentazione di una pluralità di liste e non più soltanto di due (di cui una del consiglio di amministrazione) come accade oggi. In questo modo, oltre alla rosa di maggioranza, ci sarà spazio per più formazioni di minoranza tra cui quella storicamente presentata dai fondi. Unipol, le fondazioni e Assogestioni presenteranno le proprie candidature entro l’ultima settimana di marzo, anche se non si esclude un’accelerazione già nelle prossime settimane. Se in occasione precedente rinnovo la compagnia bolognese guidata da Cimbri aveva scelto di restare fuori dal board, questa volta farà invece pesare il proprio peso azionario. Anche la Fondazione Banco di Sardegna (che è balzata al 10,24% per effetto del concambio con le azioni dell’ex partecipata) dovrebbe presentare una lista.
La composizione del nuovo board sarà interessante anche per capire quali direzioni prenderà Bper in materia di m&a. Se, come molti a Modena scommettono, Vandelli verrà confermato, il mercato prevede una rapida convergenza sulla Popolare di Sondrio. Tra Bper e l’istituto guidato da Mario Pedranzini le affinità elettive non mancano, inoltre proprio l’anno scorso Unipol ha acquisito poco meno del 2% della popolare valtellinese. Coincidenze? Si vedrà; di certo nei prossimi mesi Sondrio dovrà affrontare i temi della trasformazione in società per azioni, fissata per la fine di quest’anno, e della ricerca di un partner. All’istituto peraltro non mancano i pretendenti, se è vero che, come si mormora nelle banche d’affari, il dossier sarebbe da qualche tempo nel radar del Credito Emiliano. Il gruppo controllato dalla famiglia Maramotti è alla ricerca di oculate opportunità di investimento e, dopo la recente acquisizione della Cassa di Risparmio di Cento, la fame non sembra placata.
L’opzione Bper-Banco comunque è tutt’altro che tramontata. L’idea trova infatti ancora molti convinti supporter tra Milano, Modena e Bologna e non si escludono accelerazioni nei prossimi mesi. In alternativa il Banco può finire nel mirino del nuovo ceo di Unicredit Andrea Orcel che annuncerà quasi certamente un’operazione straordinaria già nei primi mesi di mandato. L’asso dell’investment banking dovrà solo scegliere tra Mps, Banco Bpm e (forse) Carige, ma sembra che la prospettiva di trovarsi oggetto di un’offerta non concordata non entusiasmi il vertice di Piazza Meda. (riproduzione riservata)
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