Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Ci sono voluti più di 15 anni per arrivare a definire una tabella unica nazionale per risarcire le lesioni più gravi alla quale sono legati i sinistri delle assicurazioni. Era il 2004 quando la legge finanziaria aveva puntato a fare chiarezza sia per le lesioni più leggere sia per quelle più pesanti. Ma se sulle microlesioni (quelle fino a 10 punti di invalidità) si è riusciti nel giro di un anno a definire uno schema condiviso, i veti incrociati hanno impedito fino ad oggi di trovare un accordo per le macrolesioni (da 10 punti all’invalidità totale), con il crescere di spese legali per i contenzioni in un clima di incertezza e il pellegrinaggio dei danneggiati più scaltri verso i tribunali italiani notoriamente più generosi. Un giro d’affari enorme, considerando che le somme destinate ai danneggiati italiani che hanno subito lesioni da incidenti stradali o da fatti legati a responsabilità medica può essere stimato in 4,6 miliardi di euro, e più della metà sono appunto macrolesioni (il resto micro). In ballo c’è quindi la fetta più consistente dei 10 miliardi di euro sinistri che le compagnie pagano in media ogni anno. Ora il dado è (quasi) tratto, dopo che le strutture tecniche del ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto dell’Ivass, l’istituto di controllo del settore assicurativo, hanno messo a punto una nuova tabella per le macrolesioni. Anche questa volta le polemiche non sono mancate, con i medici legali sul piede di guerra e un nuovo governo ancora da formare, ma la speranza è che si «riesca a partire, colmando un vuoto durato 15 anni prevedendo magari revisioni periodiche della materia», suggerisce Riccardo Cesari, consigliere Ivass che ha lavorato a lungo alla fissazione delle nuove regole.
Le pensioni si tingono di verde. La Commissione europea si accinge infatti a fronteggiare il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione. Secondo le stime di Bruxelles negli ultimi 50 anni la speranza di vita si è incrementata di circa 10 anni sia per gli uomini che per le donne, e si prevede che nei prossimi decenni gli over 65, che sono oggi il 20% della popolazione, aumentino al 30% entro il 2070. Gli over 80 dovrebbero più che raddoppiare nello stesso lasso di tempo, venendo a costituire il 13% della popolazione entro il 2070. Le previsioni indicano inoltre un aumento del numero di persone potenzialmente bisognose di assistenza a lungo termine che, nell’Ue a 27, passerà dai 19,5 milioni del 2016 a 23,6 milioni nel 2030, per toccare 30,5 milioni nel 2050. Il tasso di dipendenza dovrebbe aumentare al 59% nel 2070, con un incremento di circa il 75% dall’attuale 39,1%. Ci saranno quindi poco più di due persone attive per ogni over 65.
Uno dei profili di maggiore attenzione nella revisione del sistema previdenziale è costituito dalla necessità di dotare il sistema produttivo di soluzioni di turnover generazionale. Si vuole da un lato consentire, attenuando l’onere sul bilancio pubblico, una exit strategy previdenziale neutra parziale o totale ai lavoratori non più giovani. Al contempo si vuole favorire a beneficio delle imprese, in un soft landing, la possibilità di organizzare piani di ristrutturazione occupazionale mediati dalla contrattazione collettiva decentrata, per cogliere l’auspicabile ripresa economica e le sfide della innovazione tecnologica in una visione di reskill and upskill (riqualificazione e aggiornamento) del capitale umano. Se ne sta discutendo nell’ambito del tavolo di confronto in corso tra governo e sindacati su un nuovo intervento di riordino del nostro sistema previdenziale. In tale prospettiva si collocano due interventi di restyling nella recente Legge di bilancio di strumenti che erano già presenti nel sistema.
Il mercato dei crediti corporate utp (unlikely to pay) continua ad attrarre nuovi investitori, perché lo stock di crediti sui libri delle banche è ancora alto e le aspettative di tutti sono per un ulteriore aumento in corrispondenza della fine delle moratorie sui crediti fissata per il 31 marzo dall’Eba e del combinato disposto della nuova definizione di default in vigore dal 1° gennaio e dall’applicazione del calendar provisioning da parte delle banche. Non solo; la dimensione del mercato utp nella realtà è ancora più grande, se si pensa che negli ultimi anni un gran mole di crediti si è semplicemente spostata dai bilanci delle banche ai portafogli degli investitori specializzati, ma quei crediti vanno ancora lavorati, cioè le aziende debitrici devono essere riportate in bonis e in grado di rimborsare i loro debiti, grazie a un’operazione di rilancio. Stiamo parlando di circa 55 miliardi di euro di utp e di 5 miliardi di scaduti sui libri delle banche a fine 2020 e di 23 miliardi di euro di utp nei portafogli degli investitori, secondo i calcoli di Banca Ifis. A questa cifra, poi, dovrà essere aggiunta una buona fetta di quei 60-100 miliardi di crediti deteriorati totali che finiranno sui libri delle banche nel prossimo paio d’anni, così come emerge dalle stime di vari centri studi e come riportato da ultimo da Marina Natale, ceo di Amco, in occasione della sua audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, guidata da Carla Ruocco, nei giorni scorsi.
I conti correnti sono sempre più gonfi di liquidità. Secondo gli ultimi dati Abi a fine 2020 ammontavano a 1.736,9 miliardi di euro i depositi delle banche italiane, quasi la metà della ricchezza finanziaria totale delle famiglie. Una montagna di cash che lo scorso anno è cresciuta di oltre 160 miliardi, +10,2% rispetto ai 1.574 miliardi di fine 2019, anche per le misure di sostegno nell’emergenza sanitaria come il posticipo delle tasse o le moratorie. E ora questo enorme bacino dovrà essere valorizzato dal nuovo governo, con l’obiettivo di far arrivare almeno una parte di tali risorse all’economia reale italiana nell’attesa fase di rilancio, a patto ovviamente di offrire ai risparmiatori una redditività a rischio controllato che ormai fanno fatica ad avere dai tradizionali investimenti in titoli di Stato, a maggior ragione dopo il netto calo dello spread Btp-Bund a seguito dell’incarico a Mario Draghi di formare un nuovo governo.
Alla stessa attività, con gli stessi rischi, dovrebbero corrispondere le stesse regole. Un assunto che pare ovvio ma che si scontra con la realtà dello strapotere delle Big Tech rispetto alle imprese tradizionali e che mette inevitabilmente a rischio anche il settore assicurativo. Solo qualche giorno fa la presidente delle Commissione europea, Ursula von der Leyen, rispondendo alla lettera inviata al ceo di Axel Springer Mathias Dopfener (anticipata da MF-Milano Finanza), aveva affermato che se gli Stati Uniti non combatteranno con l’Europa la battaglia per arginare lo strapotere degli over the top l’Unione Europea sarà costretta a muoversi da sola perché in ballo c’è la tenuta degli assetti democratici e il benessere di milioni di persone. Colossi come Amazon o Google non solo fatturano come un grande Paese ma i loro modelli industriali si poggiano sull’utilizzo dei dati personali degli utenti e sulla trasformazione delle piattaforme in un vero e proprio mercato, scavalcando ogni possibile argine antitrust.
Il boom di comparti Esg e tematici è destinato a proseguire, come emerge dall’ultima analisi di Prometeia sull’industria europea dei fondi. Le previsioni della società di consulenza si sono concentrate sui prodotti specializzati, un gruppo che comprende anche tutta l’area dei fondi non tradizionali compresi gli unconstrained (non legati a un benchmark) come gli alternativi, gli absolute return, i flessibili, i veicoli di credito strutturato e sulle pmi. Accanto alle classiche categorie di fondi, ovvero monetari, obbligazionari e azionari attivi e passivi e i multi-asset (o bilanciati), gli specializzati rappresentano un bacino di prodotti che ha conquistato una fetta importante nel mercato, anche grazie alla remunerazione che producono per i gestori
L’eccezionalità del momento richiede misure eccezionali. Tale è la recente approvazione dell’emendamento che introduce in legge di Bilancio, all’articolo 35-bis, un credito d’imposta per le eventuali perdite relative agli investimenti dell’anno 2021 in Pir pmi. Un vaccino a scadenza che immunizza temporaneamente un mercato appena nato, da almeno una parte dei rischi che possono minacciarne lo sviluppo. Un paracadute fiscale che si configura oggi come un intervento necessario per arginare gli effetti di breve termine della crisi che stiamo vivendo. È centrale, infatti, che il risparmio privato trovi canali preferenziali per finanziare l’economia reale italiana, aiutando le imprese a fare un salto culturale verso fonti di finanziamento alternative a quelli tradizionali e, nello stesso tempo, che si apra una importante finestra di opportunità a tutti gli operatori specializzati per la creazione di nuovi strumenti atti ad alimentare le pmi stesse. L’emendamento concede un credito d’imposta a fronte di eventuali perdite relative agli investimenti effettuati entro il 2021, anno in cui si misureranno le conseguenze economiche della pandemia, per una durata di minimo cinque anni, fino a un valore massimo di 60 mila euro (pari al 20% del tetto di 300 mila euro annuale di investimenti in questo tipo di strumenti) detraibili dal 2026 in 10 rate annuali in compensazione con F24.
Credemvita Simple Life è un prodotto d’investimento assicurativo di tipo unit linked a premi liberi. Il premio unico iniziale, di almeno 15 mila euro, e gli eventuali premi aggiuntivi, saranno investiti in quote di uno o più fondi interni tra quelli resi disponibili dalla compagnia di assicurazione. La soluzione presa in esame si riferisce alla linea di investimento composta al 50% dal fondo Credemvita Simple Life Balanced e al 50% dal fondo Credemvita Simple Life Global Equity ESG, dove quest’ultimo si aggancia alla tanto gettonata tematica degli investimenti sostenibili. Il rendimento di tali componenti dipende principalmente dall’andamento dei mercati finanziari e non è prevista alcuna garanzia sul capitale. Il contraente può richiedere il disinvestimento, anche parziale, e il contestuale reinvestimento delle quote possedute di uno o più fondi interni in quote di altri fondi interni attraverso switch.
Fideuram Vita Insieme Private è un contratto di assicurazione sulla vita a premio unico e a vita intera di tipo unit linked. Che permette di investire il premio iniziale e gli eventuali versamenti aggiuntivi in una o più opzioni predeterminate, ma è destinata ad un pubblico private in quanto il versamento minimo è di 500 mila euro. Si va dai fondi interni appartenenti a differenti categorie (Azionario, Bilanciato, Flessibile, Obbligazionario Altre Specializzazioni) ai fondi esterni gestiti da società anche non appartenenti al Gruppo Intesa Sanpaolo, inerenti svariate categorie di investimento. Al prodotto possono essere associati anche fondi esterni legati ad investimenti sostenibili e socialmente responsabili, ovvero con mandato ESG. La soluzione in esame prevede che i premi vengano ripartiti in modo uguale tra i sottostanti fondo interno FV Dynamic Advisors F e fondo interno Orizzonte Responsabile FVI42. È prevista la possibilità di effettuare il versamento di premi aggiuntivi di importo minimo pari a 10 mila euro.
Fondoposte è il comparto di previdenza dedicato ai lavoratori del gruppo Poste Italiane. Quali sono le caratteristiche e quale è il punto di vista in uno scenario generale in profonda evoluzione? MF-Milano Finanza ne ha parlato con il direttore generale Vittorino Metta.
Il fondo pensione Cometa, destinato ai lavoratori dell’industria metalmeccanica, dell’installazione di impianti e del settore orafo e argentiero, ha approvato i risultati al 31 dicembre 2020. In dettaglio, i rendimenti dei comparti sono stati: Monetario Plus +0,51%, Reddito +1,52%, Crescita +0,42%, Sicurezza 2020 +4,97% (gestione iniziata il primo giugno 2020), Tfr Silente +4,69% (gestione iniziata il primo giugno 2020), Sicurezza -0,40% (gestione terminata il 30 maggio 2020), Sicurezza 2015 -0,20% (gestione anche in questo caso finita il 30 maggio 2020).
Più cari i contributi dei professionisti senza cassa. Dal 1° gennaio, infatti, versano lo 0,26% in più alla gestione separata Inps, un aumento previsto dalla legge Bilancio 2021 per finanziare la nuova Iscro (indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa). Lo precisa l’Inps nella circolare n. 12/2021, in cui indica le aliquote contributive per l’anno in corso e i limiti da assumere nel calcolo della contribuzione (minimale e massimale). L’aliquota contributiva per i professionisti passa, cosi, al 25,98% (25,72% fino al 31 dicembre 2020), con l’intero aumento a carico dei lavoratori che, in fattura, possono recuperare solo il 4% a titolo di rivalsa.
Le banche si ritrovano nell’epicentro del vulcanico cambiamento dei comportamenti dei consumatori, in Italia e all’estero. Se anche nel mondo del largo consumo la battaglia tra le aziende è per offrire una esperienza d’acquisto soddisfacente, che conduca poi però all’acquisto di un bene o servizio, nel mondo del credito la sfida è più sottile: i risparmiatori non richiedono più un singolo prodotto finanziario o una buona prestazione, bensì domandano in modo più ampio di sentirsi coperti contro le maggiori incertezze del momento, siano esse economiche, di salute o di lavoro. Succede quando si parla d’investire i soldi di famiglia, ma anche di garantirsi adeguate cure mediche in caso di futuro bisogno, di assicurare una buona educazione ai figli o sostenere le spese per l’acquisto di una casa. Già in epoca pre Covid, nel 2019, EY rilevava che l’80% dei risparmiatori dava a una sensazione di maggior sicurezza tanta importanza quanta quella riservata fino ad allora ai soli prodotti giudicati affidabili.
- Utile Bnl a 363 milioni
Nel 2020 Bnl Bnp Paribas ha generato un utile pre-tasse di 363 milioni di euro, in calo del 18% rispetto all’anno precedente, dopo l’attribuzione di un terzo dei risultati del private banking Italia alla linea di business wealth management. La banca ha sottolineato di essersi «mobilitata con forza per sostenere i clienti durante l’emergenza pandemica». Sono stati concessi prestiti garantiti dallo Stato e da Sace a oltre 26 mila aziende per un importo di 4,1 miliardi di euro. Gli impieghi sono saliti dell’1% (+5% al netto dei crediti deteriorati). Bnl ha incrementato la quota di mercato nel segmento della clientela imprese, mantenendo al tempo stesso un profilo di rischio prudente. I depositi sono aumentati del 15,6%. Il private banking ha registrato una raccolta netta di quasi un miliardo, con un incremento del 4,5% nell’assicurazione vita. Il margine di intermediazione è invece sceso del 3,8% a 2,671 miliardi. Il margine di interesse è calato del 4,2% a causa dei tassi bassi, parzialmente compensato dalla crescita dei volumi di credito, e ce commissioni sono diminuite del 3,2%. I costi operativi, pari a 1,746 miliardi, sono in discesa del 3%. Il costo del rischio, pari a 525 milioni, è cresciuto del 7,2% a seguito dell’accantonamento sui crediti sani, mentre il costo del rischio sui crediti deteriorati è diminuito.
- Rinnovo cda, Cattolica avvia l’iter per la lista
Il cda di Cattolica assicurazioni ha esaminato il parere reso dal comitato per le nomine sulla selezione dell’advisor che supporterà il consiglio nella redazione della lista di candidati per il rinnovo dell’organo. La lista verrà presentata in occasione dell’assemblea degli azionisti in calendario per il 13 e 14 maggio. Come da processo approvato il mese scorso, il comitato per le nomine ha riferito sull’istruttoria svolta e ha proposto al board una rosa di possibili consulenti aziendali in grado di supportare il cda stesso nella predisposizione della lista. È stato quindi dato mandato a Spencer Stuart per svolgere il ruolo di advisor indipendente.
- Mediolanum raddoppia nel gestito
Banca Mediolanum ha registrato in gennaio volumi commerciali pari a 680 milioni di euro, con la raccolta netta positiva per 435 milioni. Le erogazioni di mutui e prestiti sono ammontate a 236 milioni e la raccolta polizze protezione a 9,4 milioni. «Prosegue, con l’avvio del 2021, il trend estremamente positivo dei volumi commerciali, nonostante gennaio sia solitamente un mese contrassegnato da forte stagionalità», ha commentato l’amministratore delegato Massimo Doris. «I 680 milioni complessivi segnano un eccellente risultato soprattutto per il mix dei suoi componenti, ottenuto grazie al continuo lavoro di trasformazione della liquidità in asset gestiti, già osservato nel secondo semestre dello scorso anno. Infatti la parte del leone viene giocata dai forti flussi in risparmio gestito, superiori a 300 milioni e circa il doppio rispetto al 2020, caratterizzati da grandissima qualità, vista la prevalenza di soluzioni di investimento di lungo periodo come le polizze unit linked a vocazione azionaria»
- Si allungano i tempi per l’aumento della Cattolica
Si allungano i tempi per l’aumento di capitale di Cattolica. La Consob infatti ha chiesto ulteriori informazioni e dati alla compagnia, come accade spesso in fase di approvazione del prospetto. Non si conoscono i contenuti esatti delle richieste, ma è probabile che i quesiti dell’autorità di vigilanza riguardino — tra le altre cose — l’esito del negoziato sulla joint venture Banco-Cattolica (le cifre in ballo non sono irrilevanti) e i risultati definitivi del bilancio 2020. Se le cose stanno davvero così, la seconda tranche dell’aumento da 200 milioni che l’altra autorità di vigilanza, l’Ivass, ha chiesto venisse fatto in tempi «rapidi» a inizio gennaio, sarebbe destinato a slittare a marzo/aprile (se non oltre).
- Cattolica, richiesta Consob
La Consob ha chiesto a Cattolica un’integrazione al prospetto dell’aumento di capitale da 200 milioni (su richiesta dell’Ivass) a completamento di quello da 300 milioni riservato a Generali.
- Mediolanum, raccolti 435 milioni a gennaio
Banca Mediolanum ha registrato a gennaio una raccolta netta di 435 milioni di euro, in calo rispetto ai 789 milioni di 12 mesi prima. Nello stesso mese è però raddoppiata a 307 milioni la componente gestita, mentre sono salite a 236 milioni (da 198 milioni) le erogazioni di mutui e prestiti e a 9,4 milioni (da 87 milioni) la raccolta Polizze Protezione.
- Cattolica, al via il percorso per definire il nuovo cda
Il consiglio di amministrazione di Cattolica ha avviato il percorso per definire la lista di candidati che porterà a un rinnovo “radicale” del board, come sollecitato da Ivass. E per farlo ha scelto Spencer Stuart come consulente. Siamo tuttavia solo all’inizio. Perché la formazione della nuova lista trovi compimento vanno sciolte alcune incognite. Una, in particolare, riguarda il ruolo che potrebbe giocare Generali. Partita che, a sua volta, si intreccia con le trattative in corso con Banco Bpm per definire il divorzio nella bancassurance. Se Cattolica dovesse trovare l’intesa con la banca e chiudere la questione verrebbe a cadere il tema del change of control e questo aprirebbe la strada al fatto che il Leone di Trieste, in quanto socio al 24,4% del gruppo assicurativo, possa esprimere il presidente. Diversamente, Generali non potrebbe ambire a quella poltrona. Nel mentre Consob ha chiesto delle nuove integrazioni al prospetto informativo e questo fa immaginare che, stante anche la prossima approvazione dei conti 2020, che l’ultima tranche da 200 milioni dell’aumento di capitale non avverrà prima di aprile-maggio.
- Finanza green, arrivano le 194 pagine per interpetarla