NEL MONDO SECONDO LO STUDIO DI HARVARD
di Ettore Bianchi
Un morto su cinque nel mondo sarebbe vittima dell’inquinamento dell’aria. E il numero dei decessi è largamente sottostimato secondo uno studio americano dell’università di Harvard pubblicato sulla rivista scientifica, Enviromental Research. Lo studio è stato effettuato in collaborazione con le università britanniche di Birmingham, Leicester e Londra. I ricercatori hanno cercato di misurare la mortalità dovuta alle polveri sottili, al Pm2,5 di diametro inferiore a 2,5 micrometri risultato della combustione delle energie fossili (carbone, petrolio, diesel principalmente). I risultati sono allarmanti.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sostiene che nel 2016 siano stati 4,2 milioni i decessi imputabili all’inquinamento dell’aria. I ricercatori di Harvard sono arrivati a raddoppiare la cifra, a un totale di 8,7 milioni di morti prematuramente nel 2018 a causa dell’inquinamento atmosferico. Cioè all’incirca una morte su cinque nel mondo.
La Cina ha pagato il tributo più pesante con 2,4 milioni di vittime. Da una decina d’anni la situazione dell’inquinamento è migliorata nell’ex Impero di Mezzo.
Per identificare e misurare la concentrazione delle polveri sottili nell’aria, i ricercatori non si sono limitati a analizzare le immagini satellitari, come negli studi precedenti, ma hanno utilizzato un modello matematico di risoluzione spaziale in 3D denominato Geos-Chem e sviluppato dall’università di Harvard che permette di ricostruire il trasferimento dell’inquinamento nell’atmosfera in tempo reale.
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