di Anna Messia
Parte l’operazione riassetto azionario in Prima Assicurazioni. Mentre continuano a piovere accuse su Alberto Genovese, finito agli arresti per presunta violenza sessuale, sequestro di persona e spaccio, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza hanno ufficialmente preso il via le grandi manovre per far uscire dall’azionariato della società insurtech l’ex guru delle startup. Subito dopo lo scoppio della vicenda giudiziaria, il manager – che oltre ad aver lanciato Prima Assicurazioni è stato anche fondatore di Facile.it – ha immediatamente lasciato tutte le cariche operative. Ma tramite la ex Alberto Genovese Technologies spa, che nel frattempo ha cambiato denominazione in First Technology Holding, assieme ad altri soci continua a detenere poco più del 55% dei diritti di voto di Prima e il 50,6% del capitale nominale della società. Un legame che a questo punto gli altri azionisti non vedono l’ora di sciogliere il prima possibile e recidere definitivamente i rapporti con Genovese. Primi tra tutti gli americani di Blackstone e Goldman Sachs che nel 2018, con un’operazione sorprendente per portata dell’investimento, hanno deciso di puntare ben 100 milioni di euro sull’insurtech che opera come agenzia assicurativa specializzata in polizze auto e moto, diventandone azionisti oggi rispettivamente con quote del 26,8 e del 14,4%. Una mossa che si è rivelata vincente se si guarda allo sviluppo del business. Fondata nel 2015, Prima, ha continuato a crescere anche nei mesi di lockdown fino a superare quota un milione di clienti e il primo semestre 2020 si è chiuso con premi pari a 115 milioni, in aumento del 95% anno su anno. Se oggi la società venisse valutata con multipli analoghi a quelli applicati a Lemonade, l’insurtech americana specializzata nell’assicurazione per la casa, che da luglio dello scorso anno è quotata al New York Stoxx Exchange con un capitalizzazione di circa 3,5 miliardi, la valutazione potrebbe addirittura arrivare a superare i 4 miliardi di euro. Una crescita repentina, che alla fine dello scorso anno ha convinto anche Azimut a organizzare un club deal per mettere un piede, indirettamente, nella compagine dei soci. La società di risparmio fondata da Pietro Giuliani ha raccolto poco più di 25 milioni di euro che sono stati investiti a monte della catena di controllo, per rilevare in particolare una quota di Tda Industries sa, società lussemburghese (che fa capo al cofondatore di Prima, Teodoro D’Ambrosio) che a sua volta detiene circa il 16% della holding Fth di Genovese.
I piani erano di un ulteriore sviluppo industriale e si ipotizzava già un nuovo aumento di capitale da realizzare nei prossimi mesi per finanziare soprattutto lo sviluppo all’estero di Prima e replicare la crescita avuta in Italia. Ma di lì a poco tutto sarebbe saltato con il ciclone dell’arresto di Genovese e a questo punto l’obiettivo degli investitori è tagliate tutti i rapporti con l’ex ad e mettere in sicurezza Prima, preservandone il valore e la crescita futura che potrebbe essere anzi accelerata dalla spinta tecnologica impressa dalla pandemia. Ma il dossier non è facile e a seguirlo sarebbe un consulente d’esperienza come Angelo Provasoli. Mentre a rilevare le quote di Genovese potrebbero essere prima di tutti gli altri soci già presenti nell’azionariato, a partire proprio da D’Ambrosio. Ma della partita potrebbe essere anche George Ottathycal, che per garantire continuità operativa alla compagnia dopo l’arresto dell’ex socio ha assunto subito tutte le cariche di vertice nella società. I manager della società detengono tra l’altro già circa il 4,1% del capitale ma a questo punto la loro quota potrebbe incrementarsi considerevolmente. Mentre più complicato appare un rilancio degli americani di Blackstone e Goldman Sachs, strettamente vincolati dalle politiche di compliance. (riproduzione riservata)
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