di Paola Valentini
Gli effetti delle nozze Intesa-Sanpaolo Ubi si faranno sentire non solo sulla tradizionale attività bancaria ma anche sulla gestione del risparmio, business sui cui entrambi i gruppi puntano molto. Da una parte l’istituto guidato dal ceo Victor Massiah può contare su Pramerica, sgr che gestisce asset per 65 miliardi e fa parte del network del gruppo Usa Pramerica Financial, tra i primi 10 asset manager a livello globale, con oltre 140 anni di storia e 1,3 trilioni di dollari in gestione. Mentre Intesa ha in Eurizon Capital il suo polo dell’asset management, con masse per 331,5 miliardi che unite a quelle di Fideuram (95,5 miliardi) portano a un totale di 427 miliardi, al secondo posto per patrimonio dopo Generali che gestisce 517 miliardi (dati Assogestioni). Con Pramerica gli asset nei fondi di Intesa Sanpaolo crescerebbero fino a quasi 500 miliardi, a un passo dal Leone, che nel frattempo sta per debuttare in Italia (e non solo) nella gestione del risparmio, attività da affiancare al suo mestiere di assicuratore. Proprio ieri ThreeSixty Investments, start up delle Generali annunciata un anno fa, ha ricevuto dalla Banca d’Italia l’autorizzazione a operare come sgr. La nuova società, una partnership strategica tra la compagnia triestina e un team di professionisti degli investimenti guidato da Giordano Lombardo, ex ceo di Pioneer Investments (società che tre anni fa Unicredit ha venduto ad Amundi), si specializzerà in strategie di investimento multi-asset. Altri fondatori sono Mauro Ratto, co-chief investment officer, Diego Franzin, senior portfolio manager e head of portfolio strategies, e Robert Richardson, chief operating officer. Completa la squadra Marco Mencini, senior equity portfolio manager. Il lancio del primo fondo della nuova sgr è atteso entro giugno.
La discesa in campo delle Generali darà del filo da torcere agli altri big nel mercato del risparmio gestito italiano, molto concentrato, dove i primi quattro operatori detengono quasi il 60% delle masse totali (2.305 miliardi). Al terzo posto, alle spalle di Generali e Intesa Sanpaolo, c’è Amundi che grazie all’acquisizione di Pioneer ha ora masse per quasi 200 miliardi. E ora si attendono le mosse di Anima, che non ha nascosto le ambizioni di crescere per m&a in Italia dopo le integrazioni che ha portato avanti fin dalla sua fondazione. Il gruppo guidato dall’ad Marco Carreri ha appena annunciato il lancio di una nuova sgr dedicata ai private market. Per sviluppare questa linea di business, che si affianca a quella di gestione di fondi dedicati ai mercati quotati, Anima ha reclutato Philippe Minard e Andrea Cappuccio. Entrambi hanno lavorato più di 20 anni nel corporate finance. Ha anche chiamato da Barclays, dove era nel 2006, Fabio Fois, che riporterà a Filippo Di Naro, direttore investimenti. (riproduzione riservata)
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