Di fronte all’invadenza delle big tech le autorità di tutto il mondo stanno studiando contromisure per tutelare i dati personali. Ma quanto vale per gli utenti la propria privacy? Un recente studio del Technology Policy Institute ha tentato di stimarlo, chiedendo a utenti di sei Paesi – fra cui Germania e Stati Uniti – quanto vorrebbero essere pagati per cedere informazioni come dati finanziari, impronte digitali, messaggi privati e geolocalizzazione. Dal sondaggio emerge che in media il dato più prezioso per gli utenti è l’estratto conto, per cui il compenso richiesto sarebbe di 8,44 dollari al mese. Seguono le impronte digitali (7,56), i messaggi privati (6,05), i prelievi allo sportello (5,8) e la geolocalizzazione (1,82). I tedeschi, inoltre, valutano le loro informazioni personali , specie quelle finanziarie, più degli statunitensi che a loro volta sono più sensibili aIla privacy dei latino-americani. Questi risultati, secondo gli autori dello studio, dovrebbero aiutare ad adottare norme sulla privacy proporzionate e a misura di Paese. Non si può tuttavia dimenticare che innumerevoli casi dimostrano quanto poco gli utenti siano consapevoli del valore della propria privacy e dei propri dati per le aziende che li sfruttano. Prova ne è il basso valore assegnato alla geolocalizzazione, uno degli strumenti di sorveglianza più invasivi. (riproduzione riservata)
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