Alla notizia del primo caso di coronavirus nella torre di Allianz a Milano è scattata una reazione quasi militare. Da venerdì 21 fino a lunedì scorso tre giorni di riunioni della unità di monitoraggio permanente hanno portato alla ripresa del lavoro con, tra l’altro, 1.200 dipendenti in smartworking, orari flessibili per evitare gli orari di punta sui mezzi pubblici, permessi retribuiti per i dipendenti con figli a scuola. Giacomo Campora, l’amministratore delegato della compagnia in Italia, è soddisfatto dei risultati. Ma l’emergenza è scattata sui mercati. E in questa intervista concessa a Class Cnbc spiega che cosa si attende ora.
Domanda. Che cosa la preoccupa di più di quello che è successo?
Risposta. Temo la mutata percezione dell’Italia dall’estero. L’Italia è vista come il Paese da cui si sta diffondendo il virus, assieme a Corea del Sud e Giappone.
D. I mercati hanno avuto una reazione tardiva ma violentissima.
R. Inizialmente i mercati lo consideravano un problema serio ma contenibile, anche grazie alle misure adottate dalla Cina. I casi in Corea e Italia hanno però portato il problema su scala globale e scatenato le vendite.
D. A Wall Street si è vista la correzione più veloce della storia. Stiamo per entrare in una fase Orso?
R. Spero di no. Prima di questa flessione il mercato azionario era guidato al rialzo da ragioni tecniche. L’abbondante liquidità si concentrava su grandi titoli, i quali trainavano al rialzo gli indici di appartenenza. Penso alle società appartenenti al club dei mille miliardi di dollari: Microsoft, Apple, Amazon. Oggi il fenomeno si è invertito: assistiamo a una correzione profonda, a vendite indiscriminate. Questo comportamento in teoria offre opportunità interessanti a chi conosce bene il mercato.
D. Perché dice «in teoria»? Dopo ogni crisi i mercati sono saliti oltre i massimi precedenti.
R. Faccio questo lavoro da 25 anni, ho visto parecchie situazioni di difficoltà. Bisogna conoscere bene le società, sapere quanto valgono alla luce del contesto macroeconomico cambiato e prendersi un po’ di rischio. Se sei un professionista e sai valutare il rischio, questo è un momento per prenderselo.
D. La paura ha spinto in alto i prezzi delle obbligazioni che alcuni consideravano già in bolla. Sono l’asset class più sicura per chi cerca protezione ?
R. Lo sono i titoli di Stato americani. Non tutto il reddito fisso è uguale, i Treasuries sono ben diversi da titoli BBB o, peggio ancora, dai junk bond, che in passato venivano magnificati. Per anni la caccia al rendimento ha portato all’acquisto di bond di qualità via via peggiore. L’acquisto di un governativo americano implica un basso rischio e, anzi, si può anche guadagnare qualcosa. Bisogna anche guardare alla tipologia di obbligazioni distinguendo non solo per rating, ma anche in base all’emittente. Si aggiunga che le società migliori sono poco indebitate, questo determina una scarsità di strumenti emessi da buone aziende. Per i governativi è più facile la valutazione: bisogna guardare alla forza della economia emittente, sommata alla capacità del paese di tassare. Se il Paese dispone di queste due qualità – come gli Stati Uniti, ma anche l’Italia – il grado di rischio associato alla obbligazione è basso. L’unica incognita è il movimento dei tassi: un loro rialzo danneggerebbe l’investimento in obbligazioni. Ma dato il contesto macroeconomico debole e la comparsa di questa nuova crisi, mi sento di escludere un rialzo dei tassi.
D. Come si potrebbe costruire un portafoglio anti-crisi?
R. Sicuramente le tlc possono essere un investimento corretto in questo momento, o comunque tutte le realtà che consentono il lavoro da remoto. Penso, su tutti, al titolo Vodafone. E ancora le grandi aziende del pharma, big del calibro di Novartis o Roche. Ancora, si possono considerare acquisti selettivi anche nel settore bancario: gli istituti di credito sono stati venduti indiscriminatamente in questo periodo, causando ribasso su banche ben gestite, e con una ottima politica dividendi.
D. Questa situazione ha portato a una revisione degli obiettivi di Allianz?
R. Per ora no. Il nostro settore ha una grande resilienza. Compriamo rischi molto lunghi dai nostri clienti. L’impatto di un eventuale rallentamento economico si potrà osservare con un certo ritardo.
D. Intanto come è partito il 2020 per Allianz?
R. Il business assicurativo è per definizione lento sebbene essenziale. Se le banche sono il sistema cardiovascolare della economia, noi siamo il sistema immunitario. Non possiamo fare nulla per il virus ma in una situazione come questa le assicurazioni come la nostra hanno il dovere di continuare a proteggere i clienti da tutti gli altri rischi. Per farlo dobbiamo essere attenti a quali rischi vogliamo maneggiare e quali no. (riproduzione riservata)
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