Nel nostro Paese sono ormai circa 200 gli incubatori, con una crescita del 15% negli ultimi 12 mesi. Oltre 6 realtà su 10 si trovano nelle regioni settentrionali (la Lombardia ospita il 26% degli incubatori italiani). La crescita più rilevante viene però registrata nell’Italia meridionale e insulare (+21%).
È quanto si apprende dal terzo report sull’impatto degli incubatori e acceleratori italiani, presentato dal Politecnico di Torino.
L’analisi è stata sviluppata dal team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM) con base al Politecnico di Torino, in collaborazione con Italia Startup e PNI Cube ed il supporto di Banca Etica, Compagnia di San Paolo, Experientia, Impact Hub Milano, Incubatore Imprese Innovative Politecnico Torino (I3P), Instilla, IREN, Make a Cube3, SocialFare e Social Innovation Teams.
L’ecosistema degli incubatori italiani si è consolidato anche in termini di dipendenti: i 197 incubatori italiani occupano circa 1100 dipendenti.
Il professor Paolo Landoni del Politecnico di Torino, direttore scientifico della ricerca ha detto: “Ci aspettavamo potesse iniziare ad esserci un rallentamento del fenomeno di incubazione e accelerazione dopo la forte crescita degli ultimi anni, invece nascono nuovi incubatori e acceleratori e molti di quelli esistenti si consolidano in termini di fatturato e numero di imprese incubate. Mi fa piacere sottolineare che la crescita più significativa si registra nel Sud Italia”.
Per quanto riguarda la natura giuridica il 62,4% degli incubatori è di natura privata, il 15,2% ha natura pubblica (cioè questi incubatori sono gestiti esclusivamente da amministrazioni o enti pubblici, spesso tramite la creazione di società in-house) e il 22,4% ha natura ibrida.
Tra gli incubatori sono presenti 18 incubatori corporate (cioè legati a imprese di grandi dimensioni) e 27 incubatori universitari.
Il fatturato totale degli incubatori italiani del 2018 è di 391 milioni di euro la media dei fatturati si aggira intorno ai 2 milioni di euro (+52% rispetto al 2017). Questo incremento è dovuto allo sviluppo di un ridotto numero di incubatori di grandi dimensioni. La mediana, infatti, è pari a 350 mila euro di fatturato per incubatore.
Più della metà degli incubatori ha supportato organizzazioni a significativo impatto sociale (51,9%). Per quanto riguarda l’analisi dei settori di appartenenza, rispetto all’anno scorso i social incubator hanno fatto registrare un aumento del numero di realtà che operano nel settore legato alla protezione dell’ambiente (da 28 a 72), rimangono ben rappresentati i settori Salute&Benessere (38 realtà) e Cultura, arti e artigianato (31 realtà).
Gli incubatori italiani ritengono molto rilevante offrire servizi di accompagnamento manageriale, supporto nello sviluppo di relazioni e supporto alla ricerca di finanziamenti.
Rispetto all’anno precedente la media dei finanziamenti ricevuti dalle organizzazioni incubate è cresciuto da 1,18 milioni di euro a 3,30 milioni di euro (+179%). Il 27% degli incubatori italiani detiene quote societarie nelle organizzazioni incubate.
Rispetto all’anno precedente, il numero delle startup incubate in Italia è passato da circa 2400 a circa 2800 (+15%). Si conferma il dato del 40,4 % delle start up incubate che operano in servizi di informazione e comunicazione. Il secondo settore più rappresentato rimane quello legato ad attività professionali, scientifiche e tecniche, con il 27,2% del totale. Il terzo settore maggiormente rappresentato è il manifatturiero con il 19,4%.
Più del 70% delle startup incubate si trova nell’Italia settentrionale, ma anche in questo caso la crescita maggiore si registra al Sud.