Nel quarto trimestre del 2018 il pil è calato dello 0,2%
Per il premier Conte si tratta di una situazione transitoria. L’anno scorso si chiuderà a +1%, ma la crescita acquisita per il 2019 è negativa. Salvini si impegna per lo sblocca-cantieri entro marzo
di Andrea Pira

La recessione, ancora tecnica, non è un fulmine caduto sul governo a ciel sereno. Già alla vigilia dei dati preliminari sul pil del quarto trimestre, diffusi ieri dall’Istat, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva anticipato il calo per il secondo trimestre consecutivo. Gli ultimi tre mesi del 2018 si sono chiusi con una flessione dello 0,2%, dopo la caduta dello 0,1% tra luglio e settembre. La crescita acquista per l’anno in corso è quindi all’1%. Tuttavia lo strascico per il 2019 è una variazione acquisita negativa per lo 0,2%.

Per Conte «si tratta di una situazione transitoria». Ancora pochi giorni fa il premier ostentava sicurezza per l’anno in corso, arrivando a dire di credere in un’espansione dell’economia dell’1,5%, ossia l’obiettivo che il governo aveva previsto nel quadro programmatico prima della trattativa con l’Unione Europea per l’ok alla manovra, terminata la quale le aspettative sono state tagliate all’1%.
La ripresa – garantiscono dal governo – arriverà nella seconda metà dell’anno, quando le misure della legge di Bilancio inizieranno a far sentire gli effetti desiderati sulla crescita. Tutte le previsioni per il 2019 si collocano però ormai attorno allo 0,6%. Il rallentamento è motivato dalla congiuntura internazionale, con lo scontro commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina e la frenata della Germania, «primo Paese per le nostre esportazioni», ricorda il premier.

Sulla stessa linea il ministro dell’Economia Giovanni Tria. «La fase di recessione tecnica che stiamo attraversando riflette l’impatto sul manifatturiero italiano del forte rallentamento del commercio internazionale e della produzione industriale tedesca», si legge in una nota del Tesoro, «La risposta non può che essere quella di accelerare il programma di investimenti pubblici». In ogni caso – viene poi sottolineato – i dati, attesi, non stanno intaccando la fiducia dei mercati internazionali sul debito.

Da Palazzo Chigi imputano comunque la recessione tecnica ai governi precedenti, quindi a quelli guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che, a detta del vicepremier Luigi Di Maio, erano «attenti soltanto alle regole europee». Il Mef preferisce invece parlare di stagnazione. Anche a detta di Barclays a marzo la crescita sarà probabilmente pari a zero (scongiurando quindi di certificare la recessione) con una leggera ripresa (+0,1%) attesa a giugno.
Certo è, per gli analisti, che la debolezza nel primo trimestre 2019 potrebbe essere la prima direttamente imputabile all’esecutivo giallo-verde; per di più il dato definitivo sarà diffuso a ridosso delle elezioni europee, con il rischio di possibili scossoni. Anche per questo il governo si è affrettato a confermare che entro il 9 marzo arriverà un decreto sblocca-cantieri raccogliendo la sollecitazione del presidente di Confindustria Vicenzo Boccia. (riproduzione riservata)

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