Boeri (Inps) in audizione sul decreto su pensione anticipata e reddito di cittadinanza
Dal Sud 4 istanze su 10. E 1/3 da dipendenti pubblici
di Simona D’Alessio

Quattro su 10 delle domande (finora 18 mila) giunte all’Inps per accedere alla pensione anticipata vengono da «Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia» e un terzo delle richieste arriva dai dipendenti pubblici. E, se ad optare per la Quota 100, c’è una fetta di persone, nel Mezzogiorno, attualmente «non occupate», ciò mette in bilico «l’idea che il pensionamento liberi dei posti di lavoro», laddove pure il reddito di cittadinanza, fissando «un livello di prestazione molto elevato per un singolo», mostra conseguenze «rilevanti» di scoraggiamento nei confronti di chi è alla ricerca di un impiego. È quanto sostenuto dal presidente dell’Inps Tito Boeri, ieri pomeriggio, durante il ciclo di audizioni tenuto dalla commissione lavoro del Senato sulle due misure «cardine» del governo, contenute nel decreto legge 4/2019; a proposito dei riflessi sociali della Quota 100, ha scandito, questo intervento «graverà sulle generazioni future», giacché se rimarrà sperimentale per tre anni (e fino al 2026 per la pensione anticipata), aumenterà il debito implicito di 38 miliardi, cifra che, se le misure diventassero strutturali, lieviterebbe ad oltre 90 miliardi.

Ad avvantaggiarsi maggiormente della chance della quiescenza anticipata, ha riferito il vertice dell’Inps, saranno gli uomini del Settentrione, coloro, cioè, che potranno vantare carriere più lunghe e continue: alla fine del 2019, infatti, saranno il 62,6% degli interessati al provvedimento, mentre le donne assommeranno al 37,4%. Si è alle prese, ha osservato il presidente, con un trattamento «privilegiato», che sarà concesso a 650 mila persone in tre anni e, con quattro anni di anticipo, va chiarito che l’ammontare dell’assegno «si riduce di più del 20%». Quanto, invece, al reddito di cittadinanza, Boeri ha snocciolato i numeri della platea di chi potrebbe farvi ricorso: si tratterà di «1,2 milioni di nuclei familiari, per 2,4 milioni di persone», e oltre la metà dei nuclei sarebbe costituito da single (644 mila soggetti). E, a giudizio del numero uno dell’Inps, l’iniziativa potrebbe rivelarsi «penalizzante», in virtù dei requisiti sulla residenza (10 anni, ndr) per una «fetta importante di poveri», mentre è spettato all’Istat quantificare come i single costituiscano «il 47,9% delle famiglie beneficiarie» del reddito di cittadinanza, che riceveranno in media un sussidio annuo di 4.469 euro (il 82,1% del reddito, la cui media totale è stimata in 5.045 euro).

Tornando alla Quota 100, il provvedimento ha incassato le critiche dell’Ance (Associazione costruttori), secondo cui i requisiti contributivi ne rendono «assolutamente impraticabile l’accesso agli operai edili, con il perdurare della presenza di lavoratori anziani occupati in attività faticose». In base alle rilevazioni effettuate, poi, dall’Anci (Associazione dei comuni), quel che si rischia è «un esodo anticipato e massiccio di personale, soprattutto dirigenziale, che si è nell’impossibilità di sostituire», considerate le attuali regole sul blocco del «turnover» (e l’Upi, Unione delle province, ha chiesto il ricambio «pieno» del personale che aderirà al pensionamento anticipato); nel dettaglio, esponendo le proprie valutazioni nell’XI commissione di palazzo Madama, i sindaci hanno stimato in «circa 50 mila dipendenti la platea dei probabili aventi diritto alla pensione», nell’arco dei prossimi 12-18 mesi. Si tratterebbe, perciò, stando a quanto ha previsto l’Anci di una uscita consistente di personale che «potrebbe metter in serio pericolo l’erogazione di servizi essenziali». Compresi, è stata la quadratura del cerchio dell’audizione, quelli legati alla distribuzione del reddito di cittadinanza.
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