Nel corso del 2017, attraverso la contrattazione regionale, il comparto dell’artigianato in Veneto ha rafforzato le misure di welfare integrativo.
Le parti sociali del comparto artigiano della regione Veneto hanno raggiunto un accordo – valido fino al 2019 – volto a rafforzare i meccanismi di previdenza complementare e sanità integrativa. L’accordo riguarda alcuni settori specifici del comparto artigiano regionale: quello alimentare e della panificazione; quello della lavorazione della chimica, gomma, plastica e vetro; quello del tessile, abbigliamento e calzature.
Dal lato della previdenza complementare, le parti hanno concordato che, a partire da aprile 2017, il datore di lavoro è tenuto a versare mensilmente la somma di 26 euro (quindi 312 euro annui) per operai, impiegati e quadri (per gli apprendisti la quota è pari a 10 euro mensili). Tale cifra consentirà al lavoratore di aderire ad un Fondo negoziale di previdenza complementare dell’artigianato: la scelta del lavoratore potrà ricadere sul Fondo nazionale FON.TE, oppure sul Fondo regionale Solidarietà Veneto. Creato nel lontano 1990 grazie a un accordo fra la Filca-Cisl e Confindustria, in conseguenza di una serie di accordi sottoscritti con diverse categorie, il fondo ha acquisito natura intercategoriale (è aperto infatti ai lavoratori dipendenti di tutti i settori dell’industria e dell’artigianato che svolgano la loro attività nel territorio del Veneto, ma anche a lavoratori interinali e ad alcuni lavoratori dipendenti). Dal 2010, agli iscritti è inoltre riconosciuta la facoltà di estendere la copertura del fondo anche ai familiari fiscalmente a carico.
Per quanto riguarda la sanità integrativa, invece, i contratti collettivi regionali in questione hanno disposto il definitivo superamento delle disposizioni previste dal CCNL di categoria concernenti l’applicazione del Fondo SAN.ARTI, cioè il Fondo rivolto a tutti i lavoratori del settore artigiano. Tutte le prestazioni obbligatorie di natura sanitaria sono infatti assicurate dal Fondo regionale SANI.IN.VENETO (Sanità Integrativa Veneto), costituito nel 2013 dalle parti sociali venete con lo scopo di erogare migliori prestazioni con minori costi di gestione e maggiore trasparenza.
Il fondo, che si ispira ai principi di solidarietà e di assistenza, consente di indennizzare quelle prestazioni che riguardano: interventi chirurgici; l’area diagnostica; visite specialistiche; l’area fisioterapia; l’area odontoiatria; l’area dell’ottica; l’area della non autosufficienza e le protesi. Dal 2017 con un contributo aggiuntivo la tutela può essere estesa anche ai familiari, elemento che ha esteso la platea di potenziali beneficiari del fondo da circa 130mila a circa 340mila persone.
Infine, le parti sociali hanno raggiunto un’intesa innovativa anche in materia di apprendistato. Grazie a un accordo interconfederale regionale, è stato sancito l’obbligo per i datori di lavoro di versare una quota – pari a 250 euro annui – per la previdenza complementare di ogni apprendista.
Inoltre, grazie a tale accordo, dal 2017 anche gli apprendisti avranno accesso alle prestazioni di natura sociale erogate dall’EBAV (l’Ente Bilaterale dell’Artigianato Veneto). La cifra spendibile dal lavoratore apprendista varia a seconda della sua permanenza all’interno dell’impresa: 400 euro il primo anno, 500 euro il secondo anno e 600 euro il terzo anno.
Fonte: Percorsi di secondo welfare