di Ugo Brizzo
Sono 93 mila le imprese italiane che nel 2017 hanno avviato procedure di default o di uscita volontaria dal mercato, un dato in calo del 5% rispetto al 2016 e ormai lontano dal massimo raggiunto al picco della crisi (109 mila procedure nel 2013). La flessione è più marcata per fallimenti (-11,3%) e concordati preventivi (-29%) e più contenuta per le liquidazioni volontarie (-4%). In controtendenza le procedure di amministrazione controllata, in forte aumento (+46%). Sono alcuni dei dati che emergono dall’Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure d’imprese realizzato da Cerved , la società italiana che fornisce inoltre servizi per analizzare il rischio di credito e gestire crediti problematici.
Molto incoraggiante il trend sui fallimenti: nel 2017 sono fallite in Italia 12.009 aziende, con un calo dell’11,3% rispetto all’anno precedente e un rafforzamento delle dinamiche positive osservate già nel 2016 (-8,2%) e nel 2015 (-6,1%). Il numero di imprese che hanno portato i libri in Tribunale è ormai tornato ai livelli dei primi anni duemila; la flessione si osserva in tutti i macrosettori analizzati e in tutte le aree geografiche, ad eccezione dei servizi e del Centro.
Nel corso del 2017 è proseguito anche il calo dei concordati preventivi: sono state presentate 589 domande (-29% sul 2016), il minimo da oltre dieci anni e un livello molto distante dai massimi del 2013 (2.278 domande). La tendenza riflette sia miglioramenti del ciclo economico, sia cambiamenti normativi. Le procedure concorsuali diverse da fallimenti e concordati tornano invece ad aumentare (+16,7%): pesa l’impennata dei casi di liquidazioni coatta amministrativa (647, +46% rispetto al 2016) che riguardano soprattutto cooperative attive nella logistica e nei servizi, con tendenze più negative nel Centro-Sud.
Diminuisce il numero di liquidazioni volontarie di imprese in bonis, un indicatore più congiunturale che riflette le aspettative di profitto degli imprenditori: nel 2017 hanno lasciato il mercato volontariamente 79.587 imprese, il 4% in meno rispetto all’anno precedente, un livello in linea con i dati pre-crisi. Il calo delle liquidazioni è attribuibile agli andamenti positivi osservati nei servizi, nel Mezzogiorno e nel Nord Est.
“La fotografia che il nostro Osservatorio restituisce è certamente positiva, e lascia ben sperare”, ha commentato Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved , “Il 2017 infatti ha visto la conferma e il consolidamento di alcune tendenze favorevoli in atto, come la contrazione dei fallimenti, dei concordati preventivi e delle chiusure volontarie di imprese in bonis. Ci aspettiamo un ulteriore miglioramento nel 2018 grazie al rafforzamento dei profili di rischio delle imprese e alla congiuntura macroeconomica positiva”.
I fallimenti
Nel 2017 l’Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure d’imprese di Cerved rileva un importante rafforzamento nel trend di calo dei fallimenti in tutti i settori e le aree geografiche del Paese. Tra ottobre e dicembre 2017 sono fallite in Italia 3.242 imprese, in diminuzione del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2016. Il dato positivo dell’ultimo trimestre prosegue il miglioramento iniziato alla fine del 2014 e porta il totale dei fallimenti aperti nel corso del 2017 a quota 12 mila (-11,3% sull’anno precedente), con una flessione che conferma i segnali positivi osservati nel 2016 (-8,2%) e nel 2015 (-6,1%).
Gli andamenti più incoraggianti si registrano nell’industria, settore ampiamente tornato sotto i livelli pre-crisi: nel 2017 sono infatti fallite 1.650 società manifatturiere, il 19% meno rispetto al 2016; il dato è al di sotto del periodo 2001-2006. Le procedure risultano in forte calo anche nelle costruzioni (-17%), pur se a livelli ancora lontani da quelli pre-crisi; nei servizi e negli altri settori sono fallite 7.973 imprese, in calo del -7,5% rispetto al 2016.
I trend di lungo periodo evidenziano che nel tempo è cresciuto il peso dei fallimenti di società di capitale, anche per effetto della riforma del 2007 che ha escluso dall’area di fallibilità le imprese di dimensione minore, frequentemente organizzate come società di persone o ditte individuali.
Su scala regionale, nel Nord Ovest nel 2017 sono fallite 3.504 imprese, il 12,4% in meno rispetto al 2016, mentre nel Nord Est si contano 2.264 procedure, il 12,2% in meno del 2016. Al Centro sono fallite 3.068 aziende, in calo dell’8,9% rispetto al 2016; nel Mezzogiorno, sono 3.173 le procedure fallimentari (-11,5%).
Le procedure non fallimentari
Nel 2017 diminuiscono le procedure concorsuali non fallimentari, grazie a un ulteriore calo dei concordati preventivi, tornati a livelli vicini a quelli che precedevano il ciclo di riforme con cui il legislatore ha tentato di dotare il sistema italiano di uno strumento simile al Chapter 11 statuinitense.
Tra ottobre e dicembre i tribunali hanno avviato 430 procedure non fallimentari, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2016 (+3,9%); tuttavia, il numero totale di procedure avviate nel 2017 (1.658) risulta ancora in flessione rispetto al 2016 (-5,1%), benché il trend sia in rallentamento rispetto al 2016, quando le procedure non fallimentari erano in calo del 30,9% sul 2015.
Si registrano inoltre forti differenze nell’andamento delle diverse tipologie di procedure. I concordati preventivi continuano a diminuire: nel 2017 sono state presentate solo 589 domande (-29% sull’anno precedente), un livello molto lontano dai massimi del 2013 (2.278 domande). All’origine di questo crollo c’è il minore utilizzo del concordato in bianco (1.569 domande, -8,4% sul 2016, circa un terzo di quelle presentate nel 2013).
Al contrario aumentano le procedure concorsuali diverse da fallimento e concordato preventivo: +16,7% rispetto al 2016, per un totale di 1.069 procedure. A crescere sono soprattutto quelle di liquidazione coatta amministrativa (+45,7%), in particolare tra le cooperative attive nella logistica (+64,2%) e nei servizi non finanziari (63,1%). Dal punto di vista geografico, l’aumento è stato più pronunciato nelle regioni del Sud (+63,7%) e del Centro (+54,7%), ma anche nel Nord del paese l’incremento è superiore al 30%.
Le liquidazioni
Tra ottobre e dicembre 2017 hanno avviato una liquidazione volontaria 37 mila imprese in bonis, un dato in linea con quello dell’anno precedente (-0,9%). Nel complesso nel 2017 sono state liquidate 79.587 società, il 4% meno rispetto al 2016. Dopo l’aumento registrato nel 2016, che risentiva di modifiche nelle normative fiscali che hanno reso vantaggiosa la liquidazione soprattutto di società immobiliari, nel 2017 le chiusure volontarie di imprese sono tornate a diminuire. Il calo ha riguardato soprattutto le società di persone (-11,3%), che hanno toccato il livello più basso dall’inizio della serie storica. Più contenuto il miglioramento fatto registrare dalle società di capitale (-2%), che restano su valori superiori a quelli pre-crisi.
I dati settoriali indicano che nel 2017 sono nuovamente aumentate le liquidazioni nell’industria (5.740, +3,2% sul 2016), mentre il numero di chiusure volontarie si è ridotto nei servizi e negli altri settori (65.362 società, -5,1%). A livello regionale cresce il numero delle imprese in bonis liquidate al Nord Ovest (+1,3%), spinto dal dato della Lombardia (+7,6%), mentre tornano a calare le liquidazioni nel resto della Paese, in particolare al Sud (-10,9%).
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