Mediobanca ha chiuso il secondo semestre del 2016 con un utile netto in rialzo del 30% da 321 a 418 milioni di euro, un Rote (Return on tangible equity) al 10% e ricavi “ai massimi storici”, riporta Piazzetta Cuccia, in salita del 6% a 1,072 miliardi di euro. L’istituto ha strappato una serie di applausi dagli analisti. Banca Imi ha parlato di “risultati solidi”, Banca Akros di numeri “forti”, Equita Sim di “risultati sono decisamente migliori delle attese a tutti i livelli”.
Intanto oggi il titolo viaggia in rialzo a Piazza Affari, mentre il Ftse Mib ha virato in rosso (-0,56%): alle ore 11:05 guadagna lo 0,77% a 7,815 euro.
Il risultato operativo è balzato del 14% da 372 a 425 milioni di euro, mentre la Cagr triennale (tasso di crescita annuale composto) è stato del 27%. Nel frattempo è sceso il costo del rischio a 102 punti base (-34 bps). Il Cet1 alla fine del 2016 si è assestato al 12,3%. Ai risultati hanno contribuito “la positiva dinamica dei ricavi, il controllo dei costi e la continua riduzione del costo del rischio in tutte le linee di business”.
RICAVI. Sono cresciuti del 6% a 1,072 miliardi, il massimo storico registrato dal gruppo. In rialzo il margine di interesse (+5% a 636 milioni di euro) trainato dal credito al consumo (+13% a 408 milioni) che rappresenta il 65% del margine di Piazzetta Cuccia. Le commissioni nette sono salite del 4% a 237 milioni) per il maggior apporto del segmento Wealth Management (+43% da 63 a 90 milioni) che, consolidando anche le acquisizioni di Barclays e Cairn Capital, produce ora il 40% delle commissioni del gruppo.
COSTI. Sono saliti 420m a 464 milioni di euro “esclusivamente per il consolidamento delle nuove società acquisite”. Intanto le rettifiche sui crediti sono scese del 18% (da 224 a 184 milioni) e il costo del rischio è si portato a 102 punti base (dai precedenti 136), allineandosi ai livelli pre-crisi. La banca ha giudicato “positivo l’andamento della qualità degli attivi in tutte le divisioni”, in particolare nel Wealth Management Business (costo del rischio pressochè azzerato) e nel credito al consumo (in discesa da 351 a 286 punti base). In aumento l’indice di copertura delle attività deteriorate (al 55%), delle sofferenze (al 69%), dei crediti in bonis (all’1,1% per il gruppo, al 2,5% per il credito al consumo); Il Texas ratio (attività deteriorate nette) è in riduzione al 15%.
BCE. Francoforte ha assegnato alla banca un coefficiente SREP 2016 per la seconda volta ridotto rispetto al passato: 7% di Cet1 ratio (phase in) e 10,5% per il Total capital ratio. “Tali livelli posizionano Mediobanca tra le migliori banche a livello europeo e sono significativamente inferiori agli indici di capitale registrati al 31 dicembre 2016”, riporta la nota semestrale, ovvero Cet11 al 12,3% phased-in, 12,8% fully phased e Total Capital al 15,7% phased-in, 16,4% fully phased.
TITOLI e MINUSVALENZE. Il portafoglio titoli include la plusvalenza su Atlantia (110,4 milioni). Le altre voci riguardano (-26,2 milioni) 50 milioni di contributo straordinario al fondo di risoluzione bancario (richiesto nell’ambito degli interventi a favore di Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara) 4,5 milioni di contributo obbligatorio al fondo tutela dei depositi (DGS) e 29,4 milioni di “provento non ricorrente collegato all’allocazione del badwill dell’acquisizione del ramo Barclays Italia”.
NAGEL. “Abbiamo avuto un semestre di grande soddisfazione dal punto di vista numerico”, ha commentato Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca , sui risultati del semestre. Il manager ha sottolineato il Rote del gruppo salito dall’8 al 10% (“record per il settore”), e i ricavi (a 1,072 miliardi di euro, +6%) che hanno raggiunto nel periodo “il massimo storico”. Per Nagel si tratta di un dato che dimostra come Mediobanca cresca “in un panorama bancario dove i ricavi scendono”.
Il manager ha poi aggiunto che non vede “alcun segnale di disimpegno” su Mediobanca né da parte di Unicredit (ha l’8,69% di Mediobanca ), né da parte di Vincent Bolloreé (5,029%), rispettivamente primo e secondo azionista di Piazzetta Cuccia. Negli ultimi tempi si discute della possibilità che Intesa Sanpaolo possa acquisire la quota di Unicredit in Mediobanca per arrivare ad un controllo delle Assicurazioni Generali (Piazzetta Cuccia ha il 13,4% del gruppo triestino). “L’aumento di capitale di Unicredit è stato portato avanti con grande incisività” dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier e si tratta “di un’operazione che a mio avviso avrà un esito positivo”, ha proseguito poi Nagel.
Tornando a Generali , Mediobanca conta di mantenere una partecipazione del 10% nel capitale del Leone di Trieste, dopo che avrà ceduto un pacchetto del 3%, come previsto dal piano industriale ha aggiunto Nagel (“Mediobanca procederà a dismettere il 3% di Generali da qui al 30 giugno 2019 e manterrà il 10% residuo”). Specificando che “altro non ritengo opportuno nè utile aggiungere”, riguardo all’argomento Generali , di recente finita nel mirino di Intesa Sanpaolo .
ANALISTI. Banca Akros oggi (rating Neutral, target price 8,4 euro) ha scritto che i risultati del secondo semestre 2016 sono forti, con un utile netto raddoppiato anno su anno a 148 milioni di euro rispetto ai 108 milioni attesi dagli analisti grazie ad una performance operativa migliore e da minori oneri per svalutazioni. Gli esperti concludono però che il titolo sarà più mosso dalla speculazione da un M&A su Generali piuttosto che dai buoni risultati di bilancio.
Anche per Kepler Cheuvreux (rating hold, prezzo obiettivo a 8 euro), l’interesse sul titolo resta oggi catalizzato dalla vicenda della possibile operazione (ops) di Intesa Sanpaolo sulle Generali .
Banca Imi ha confermato il rating Buy sul titolo e il prezzo obiettivo di 8 euro apprezzando il Net Interest Income in rialzo del 2,3% trimestre su trimestre e del 6,5% anno su anno “grazie all’evoluzione positiva del credito al consumo”, cui si aggiungono le entrate da commissioni, in aumento del 2,3% anno su anno per il contributo positivo del wealth management.
Per Equita Sim (rating Buy, target price a 9,9 euro) i “risultati sono decisamente migliori delle attese a tutti i livelli”. Gli analisti scrivono che l’utile operativo è di 20 milioni oltre le attese grazie a sorprese positive. Queste ultime arrivano dai 4 milioni di euro del Net Interest Income, dai 7 milioni del trading e dai 15 milioni delle commissioni, “solo in parte compensati da maggiori costi”. Equita aggiunge poi che i costi, “escluso l’impatto delle attività ex Barclays, sarebbero piatti”.
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