Assegni da 49 mila euro annui. Con punte di 175 mila
di Antonio Noto
In Italia ci sono circa 16 milioni di pensionati che incassano ogni anno una pensione media di 17 mila euro, anche se la stragrande maggioranza prende meno di mille euro al mese. E poi c’è una piccola élite, composta da meno di 30 mila persone, che incassa una pensione annuale media di 49 mila euro con punte da 175 mila euro. Non si tratta solo di ex parlamentari ed ex senatori. Ma anche di ex dipendenti di enti pubblici o di organi dello Stato. È quanto emerge dall’ultimo Bilancio previdenziale italiano curato dal Centro Studi di Itinerari previdenziali presentato a Roma l’altro ieri e dal quale emergono informazioni che molto spesso gli enti interessati non pubblicano né comunicano al Casellario centrale delle posizioni previdenziali attive.
Gli enti gestori di forme di previdenza obbligatoria dovrebbero, infatti, comunicare al Casellario con cadenza mensile e in forma telematica i dati dei soggetti, identificati dal codice fiscale, che risultano iscritti a forme di previdenza obbligatorie specificando durata e retribuzione. Invece ciò non sempre accade. Nell’elenco degli assenti pubblicato dal Centro studi figurano la Regione Siciliana (Fondo Pensioni Sicilia), che gestisce un fondo di previdenza sostitutivo per i propri dipendenti. Vi sono poi la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica per i propri dipendenti e per le cariche elettive che sono soggette a ritenute contributive per i vitalizi. Ancora la Corte costituzionale per i giudici e i propri dipendenti, la Presidenza della Repubblica per i propri dipendenti e le Regioni a statuto ordinario e a statuto speciale (Sicilia compresa) per le cariche elettive che sono soggette a ritenute contributive per i vitalizi. Oltre al Fondo agenti marittimi ed aerei, con sede a Genova, che gestisce la previdenza per gli agenti marittimi. Al fine di poter disporre di un quadro quanto più possibile esaustivo della reale situazione italiana, il Centro Studi diretto da Alberto Brambilla ha analizzato i bilanci degli Enti e Organi Costituzionali scovando altre 29.093 prestazioni pensionistiche per un costo complessivo annuo di oltre 1,41 miliardi. Da aggiungere ai 16.179.377 di pensionati del sistema obbligatorio per una spesa complessiva per prestazioni sociali di 447,369 miliardi di euro nel 2015.
Nell’analizzare la spesa pensionistica sostenuta da enti e organi costituzionali (si veda tabella in pagina), non passa inosservato il dato riferito alla Regione Sicilia, dove per finanziare le pensioni dei 16.500 dipendenti in quiescenza si è fatto fronte a un esborso pari a oltre 677 milioni di euro, tra pensioni dirette e indirette. Anche sui bilanci di Camera e Senato le pensioni (dei dipendenti) e i vitalizi (dei parlamentari cessati dal mandato) rappresentano una posta di bilancio tutt’altro che residuale: a Montecitorio ha raggiunto nel 2015 la quota di 410 milioni di euro, mentre a Palazzo Madama quasi 217 milioni. A ben guardare, tuttavia, la spesa per le pensioni dei dipendenti è nettamente superiore a quella sostenuta per pagare i vitalizi degli ex parlamentari: alla Camera la prima ammonta a 265 milioni, a fronte di 145 milioni spesi per i 2.116 assegni vitalizi (sommando i quasi 1.464 diretti e i 652 assegni di reversibilità). Al Senato, invece, a fronte di 138 milioni spesi per le pensioni dei dipendenti, ve ne sono quasi 79 milioni stanziati per i 1.269 assegni vitalizi diretti e indiretti maturati da ex senatori. Il numero di prestazioni erogate ai dipendenti della Presidenza della Repubblica in quiescenza è pari a 1.783. In termini di importo medio sono le pensioni pagate ai giudici costituzionali a spiccare su tutte le altre: 175 mila euro è l’ammontare medio di ciascuna delle 25 pensioni dirette in pagamento (cui se ne aggiungono altre 10 di reversibilità, di importo ovviamente inferiore), seguite a buona distanza da deputati e senatori, i cui vitalizi medi ammontano rispettivamente a 81.830 euro e 68.103 euro.
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Fonte: Pensioni d’oro, Sicilia al top