di Francesca Gerosa
Da Banca Imi un dividendo cospicuo a Intesa Sanpaolo . Il consiglio di amministrazione della banca di investimento del gruppo oggi ha approvato il bilancio consolidato al 31 dicembre 2016. La proposta di destinazione dell’utile d’esercizio prevede la distribuzione di un dividendo di 654,5 milioni di euro alla controllante. Il bilancio sarà sottoposto all’approvazione dell’assemblea convocata per il 13 aprile in prima convocazione e il 20 aprile 2017 in seconda.
Banca Imi ha chiuso il 2016 con un risultato netto consolidato di 742 milioni di euro, in aumento del 39% rispetto ai 534 milioni al 31 dicembre 2015. Il margine di intermediazione consolidato si è attestato a 1.684 milioni di euro (+16,7% ), mentre il risultato della gestione operativa è stati pari a 1.234 milioni di euro (+24,2%).
Il 2016 è stato un anno di risultati importanti anche per Eurizon Capital. La società di gestione del risparmio di Intesa Sanpaolo ha infatti registrato al 31 dicembre un utile netto consolidato di 368 milioni di euro, derivante da un margine da commissioni di 567 milioni. Il patrimonio gestito a fine dicembre ha raggiunto quota 290 miliardi di euro, in aumento di quasi il 9% rispetto a fine 2015, grazie ai significativi volumi di raccolta, sia sui prodotti retail che istituzionali.
Mentre i flussi netti complessivi nei dodici mesi hanno superato 18 miliardi di euro di cui 6 miliardi solo nell’ultimo trimestre e rappresentano un terzo della raccolta di tutta l’industria italiana, secondo i dati Assogestioni a fine dicembre. “Nei dodici mesi trascorsi abbiamo raggiunto un livello record di patrimonio e lanciato il maggior numero di prodotti nella storia della società”, ha sottolineato l’ad di Eurizon Capital, Tommaso Corcos. Complessivamente nel 2016 sono stati lanciati 97 nuovi prodotti: 59 fondi di diritto italiano, 31 comparti lussemburghesi e 7 Linee GP.
“Intendiamo continuare a potenziare i presidi sui mercati che riteniamo strategici, per essere vicini ai nostri clienti in ambito internazionale con un’offerta in continua evoluzione per creare valore per gli investitori”, ha proseguito Corcos. In particolare, “con le soluzioni PIR compliant, oltre ad apportare beneficio ai risparmiatori, daremo supporto al tessuto industriale italiano, a conferma del nostro ruolo a sostegno dell’economia reale”.
Lo scorso anno la società ha attivato le iniziative per il lancio dei piani individuali di risparmio (PIR) rispondenti alla normativa introdotta dalla legge di bilancio, che permetteranno di canalizzare risorse stabili verso le realtà produttive italiane, soprattutto medio-piccole, offrendo nel contempo agli investitori l’opportunità di beneficiare di significativi risparmi fiscali.
Oggi si è riunito il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo che però non ha trattato il dossier Generali . Ha approvato bilancio consolidato al 31 dicembre 2016 (utile netto pari a 1.760 milioni di euro per la capogruppo e a 3.111 milioni di euro a livello consolidato). Pertanto, verranno sottoposti all’approvazione dell’assemblea ordinaria, prevista per il 27 aprile, il bilancio e la distribuzione cash di 17,8 centesimi di euro per l’azione ordinaria e di 18,9 centesimi per l’azione di risparmio.
Intanto, attraverso gli aggiornamenti delle partecipazioni rilevanti resi noti tramite la Consob, Generali ha ufficializzato di aver portato al 4,492% la quota di possesso azionaria detenuta nel capitale di Intesa Sanpaolo , incrementandola rispetto al 3,376% annunciato lo scorso 23 gennaio e costruito in parte con un’operazione di prestito titoli.
L’aumento di peso nell’azionariato di Ca’ de Sass risale al 17 febbraio scorso. La compagnia triestina risulta proprietaria di una partecipazione del 3,216% nella banca guidata da Carlo Messina, a cui si aggiungono altre quote di possesso inferiori e detenute attraverso alcune controllate (quella principale fa capo a Generali Italia e pesa per lo 0,135%). A queste si aggiunge un ulteriore pacchetto dell’1,084% detenuto in qualità di prestatario, posizione che tuttavia il Leone sta gradualmente smontando a favore di una quota di possesso che considera meno onerosa.
Il cda di Generali che si riunirà il prossimo 15 marzo per approvare i risultati 2016 dovrebbe discutere di alcune mosse difensive. Tra queste, l’accelerazione del piano di efficienze sui costi, acquisizioni di medie dimensioni, buyback e riacquisto di quote di minoranza. Ma l’apertura recente del presidente Galateri e di alcuni azionisti di rilievo di Generali su potenziali discussioni con Intesa Sanpaolo fanno pensare che sia improbabile l’approvazione di misure difensive di vasta portata. I tempi dell’eventuale offerta della banca rimangono al momento incerti anche se alcuni analisti pensano che possa essere formalizzata entro metà marzo.
In borsa scema un po’ la speculazione sul titolo Generali (-1,30% a 14,46 euro) con Intesa Sanpaolo che, invece, avanza dello 0,55% a 2,178 euro. Ieri Fitch ha confermato i rating di Intesa Sanpaolo Long-Term Issuer Default Rating a BBB+ e Viability Rating a bbb+, ribadendo anche quelli della controllata Banca Imi a BBB+. Gli outlook sono rimasti negativi. In aggiunta Fitch ha assegnato il giudizio BBB+ ai Derivative Counterparty Ratings delle due società.
Il rating di lungo termine su Intesa Sanpaolo è guidato dal Viability Rating della banca, che riflette il suo modello di business. Tra i punti in evidenza, la redditività superiore a quella dei concorrenti domestici in un contesto operativo difficile. I giudizi di Fitch riflettono poi una capitalizzazione “resiliente” e una struttura di funding robusta, ma anche una qualità degli asset “che resta debole se confrontata con i concorrenti internazionali”. L’outlook negativo tiene conto innanzitutto del fatto che l’istituto potrebbe subire un downgrade nel caso venisse declassato il giudizio di lungo termine sull’Italia (Long-Term IDR oggi BBB+/Negative).
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