di Anna Messia
Niente da fare. Intesa Sanpaolo ferma le macchine su Generali perché non ci sono opportunità rispondenti ai criteri di creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti. «Il management di Intesa Sanpaolo », si legge in una nota diffusa da Ca’ de Sass nella prima serata di venerdì 24 febbraio «non ha individuato opportunità rispondenti ai criteri di creazione e distribuzione di valore per i propri azionisti, in coerenza con l’obiettivo di mantenimento della leadership di adeguatezza patrimoniale». A un mese esatto dal quel comunicato stampa del 24 gennaio con il quale la banca aveva confermato le indiscrezioni di stampa circa lo studio di una possibile aggregazione con Generali arriva quindi il definitivo passo indietro. Del resto i paletti che aveva fissato l’ad, Carlo Messina, per dare il via libera all’operazione erano sembrati subito difficili da superare. Messina aveva rassicurato gli azionisti che l’operazione con Generali avrebbe dovuto comunque preservare il capitale della banca ma anche conservare le capacità di creare e distribuire valore per gli azionisti, tenendo quindi fermi, anche in un gruppo aggregato, i ricchi dividendi pagati finora da Ca’ de Sass. Una situazione difficile da far quadrare e resa ancora più complicata dalle mosse immediate di difesa di Generali che per sterilizzare il voto di Intesa in caso di acquisti di azioni a gennaio aveva prontamente rilevato il 3% del capitale di Intesa con un’operazione di prestito titoli (ristrutturata nei giorni scorsi). E pure l’opposizione degli agenti di assicurazione del gruppo Generali che hanno subito sollevato i rischi di un eventuale spezzatino del gruppo a causa dei probabili vincoli Antitrust aveva messo altri bastoni tra le ruote di Intesa . Infine c’ è stata la reazione della borsa, con il titolo Intesa che dal 24 gennaio ha lasciato sul campo poco meno di 10 punti e report di analisti dubbiosi sulle sinergie possibili derivanti dall’operazione.

Ostacoli che hanno evidentemente convinto la banca a fare un passo indietro sull’acquisizione e a preferire una crescita per via interna che prevede l’impegno alla distribuzione di 10 miliardi di dividendi cash complessivi per il quadriennio 2014-2017. Resta anche il focus su un’ulteriore crescita nel settore del wealth management dell’istituto; in ballo ci sono del resto circa 30 miliardi di titoli obbligazionari retail in scadenza nel triennio 2017-2019, oltre 30 miliardi di depositi affluiti nelle Divisioni Banca dei Territori e Private Banking dall’ultimo trimestre del 2015 e oltre 150 miliardi di raccolta amministrata. Ma si punta anche allo sviluppo del ramo assicurativo Danni, innalzandone il grado di penetrazione ai livelli raggiunti dal ramo Vita (dove il gruppo è leader di mercato con Intesa Sanpalo Vita) con interventi in sinergia con le reti bancarie; oltre al forte impulso al cross-selling, conseguente alla creazione della prima banca di prossimità in Italia, costituita da Banca Itb recentemente acquisita, focalizzata sull’instant banking tramite una rete distributiva di circa 20 mila punti operativi leggeri, con un bacino potenziale di circa 25 milioni di clienti, di cui circa 12 milioni già clienti di Banca Itb.
Il tutto senza Generali , che perde un’occasione per crescere, specie ora che si sono abbassati i rischi di una scalata straniera, con Allianz e Axa che hanno detto di non essere interessati alla compagnia
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