di Carla Signorile
A 10 anni dalla riforma sulla previdenza integrativa è tempo di bilanci. Nel 2016 il numero degli iscritti in Italia ai fondi pensione è salito a 7,8 milioni, in aumento del 7,7% da fine 2015, in valore assoluto 557 mila aderenti in più. Dati che Class Cnbc, nella trasmissione I vostri soldi, ha commentato con Andrea Lesca, responsabile relazioni reti, clienti istituzionali e fondi previdenza di Intesa Sanpaolo Vita.
Domanda. I fondi pensione in Italia compiono dieci anni, possiamo fare un bilancio?
Risposta. I dati sono confortanti. Nel 2016 il mercato è cresciuto molto. E, dal 2007 abbiamo registrato una crescita lenta, ma costante, che dimostra come molti lavoratori hanno costantemente aderito alle forme di previdenza complementare. Il 2007, lo ricordo, è stato l’anno in cui la riforma del sistema di previdenza complementare ha spinto i lavoratori a scegliere se lasciare la propria liquidazione in azienda oppure versarla in un fondo pensione. Una grande campagna di comunicazione istituzionale ha avuto il merito di avvicinare i lavoratori, e anche i liberi professionisti, a questa pensione di scorta.
D. Eppure nonostante le campagne di informazione, sono ancora pochi gli italiani che aderiscono ai fondi pensione e tengono il Tfr in azienda.
R. Parlerei piuttosto di una crescita lenta, ma solida. Oggi un lavoratore su tre ha un fondo pensione. Gli italiani ricordano ancora le ricche pensioni erogate secondo vecchi criteri, oggi non più applicati. Il welfare pensionistico è diverso, bisogna quindi convincere gli italiani dell’esistenza di nuove opportunità di accumulo mirate a conservare lo stesso tenore di vita. E anche la busta arancione, inviata dall’Inps e che stima l’entità della pensione pubblica, rappresenta un ulteriore intervento di sensibilizzazione a favore dei fondi pensione.
D. Quali sono i vantaggi fiscali che lo Stato concede a chi aderisce ai fondi pensione?
R. Innanzitutto i versamenti al fondo pensione sono deducibili fino a 5.164 euro, la tassazione sui rendimenti è inferiore rispetto a una qualsiasi altra forma di investimento e il patrimonio accumulato è esente dall’imposta di bollo. Infine, nel momento in cui il lavoratore ritirerà la propria prestazione pensionistica, avrà una tassazione significativamente ridotta, che va dal 15 a 9%.
D. Sul fronte dei rendimenti il fondo pensione batte sempre il Tfr.
R. Lo scorso anno i rendimenti dei fondi pensione sono stati in generale positivi all’interno di un contesto di mercato difficile e molti hanno conseguito un rendimento maggiore rispetto a quello del Tfr. Una scommessa vinta anche negli anni precedenti. L’obiettivo delle banche, delle compagnie assicurative e delle società di gestione del risparmio che gestiscono i fondi pensione è proprio quello di investire al meglio le risorse per ottenere una significativa redditività in grado di garantire una cospicua pensione complementare alla propria clientela.
D. Complice la crisi economica, però, un terzo degli italiani ha deciso di sospendere il pagamento della quota nel fondo pensione. Cosa succede a chi interrompe il versamento?
R. Il mancato versamento non comporta nulla, i soldi accumulati beneficiano comunque dei rendimenti. Dobbiamo pensare al fondo pensione come a un salvadanaio da riempire in base alle proprie disponibilità economiche. Va detto, però, che la parte di italiani che ha deciso di sospendere il versamento, non ha ritirato un terzo del capitale accumulato, a dimostrazione del fatto che comprende l’importanza futura di quel salvadanaio.
D. Perché i giovani dovrebbero aderire a un fondo pensione?
R. Bisogna rivolgersi innanzitutto ai genitori, spiegando loro che il fondo pensione può diventare una validissima alternativa al vecchio libretto. Attivare un piccolo salvadanaio previdenziale, in 50/70 anni di accumulo, può generare una grande sicurezza per il futuro. Mentre al giovane lavoratore, dall’insegnante precaria fino al libero professionista, l’adesione a un fondo previdenziale potrà, a fronte di piccole rinunce e in un arco temporale lungo, garantirgli, al termine dell’attività lavorativa, una significativa pensione complementare di cui avrà grande necessità.
D. Quindi anche il precario farebbe bene ad aderire a un fondo pensione?
R. Assolutamente sì. Chiunque può versare, sospendere e nuovamente riattivare il versamento nel fondo pensione. Indipendentemente dal tipo di attività lavorativa.
ha collaborato Silvana Sempreviva
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