di Anna Messia
Il rumore è stato forse più forte di quanto si potesse immaginare. Una decina di giorni fa il presidente degli agenti di assicurazione di Generali , Vincenzo Cirasola, ha deciso di prendere carta e penna per scrivere una lettera ai vertici della compagnia e chiedere chiarimenti sull’eventuale offerta di Intesa Sanpaolo per la compagnia e dopo solo qualche ora fonti vicine alla banca hanno fatto sapere che l’eventuale piano valorizzerà in ogni caso, gli agenti e i dipendenti del Leone. Una risposta indiretta ma dietro la quale c’era probabilmente lo stesso amministratore delegato di Intesa , Carlo Messina, consapevole del peso e del valore degli agenti assicurativi per compagnia che la banca ha messo nel mirino. Ma gli agenti non si sentono affatto rassicurati.
Domanda. Dottor Cirasola, si aspettava tanto clamore in seguito alla sua lettera?
Risposta. In accordo con la mia giunta esecutiva ho scritto una lettera al presidente di Generali Gabriele Galateri di Genola e al group ceo Philippe Donnet per avere maggiori delucidazioni e spiegazioni su quanto stava accadendo. Erano giorni in cui circolavano numerose voci e volevamo capirne la fondatezza e poi avere rassicurazioni su tutte le ipotesi paventate. Non mi aspettavo una reazione così veloce, ma evidentemente abbiamo toccato un nervo scoperto.
D. Quali sono i maggiori rischi che vedete in un’eventuale operazione Intesa -Generali ?
R. Il timore principale è capire che fine faremo. Circolano molte ipotesi, dalla cessione del ramo Danni alla suddivisione del business assicurativo tra ramo Danni, da affidare a noi agenti, e ramo Vita, da affidare a funzionari dello sportello. In tutto ciò vediamo rischi non solo per noi ma anche per i clienti. Il risparmiatore che acquista una polizza Vita è spesso interessato anche al ramo Danni e dunque si possono sviluppare importanti sinergie con il cross selling. Non solo, come sarà diviso il portafoglio di un cliente che ha sottoscritto con gli agenti un mix di polizze Danni e Vita? Ancora una volta ci troviamo di fronte alla convinzione che la consulenza assicurativa e la gestione del rischio sia un mestiere che si può apprendere in poco tempo; niente di più sbagliato, soprattutto in un Paese come l’Italia, fortemente sottoassicurato.
D. La risposta di Intesa vi ha rassicurato?
R. Francamente no, anzi mi ha preoccupato ancora di più, visto che nella versione riportata dalla stampa si facava confusione tra dipendenti e agenti, che sono due figure completamente differenti. Il fatto che Intesa voglia salvaguardare il livello occupazionale di Generali mi fa piacere, ma è un messaggio non diretto a me e ai professionisti e imprenditori che rappresento, ossia agli oltre 100 mila collaboratori che operano nelle nostre agenzie e che contribuiscono a produrre oltre il 60% dell’utile di Generali . Noi vorremmo capire se, in caso di un’aggregazione con Intesa , il business assicurativo resterà strategico, in che modo, a chi sarà affidato e se sarà salvaguardato da possibili attacchi esterni. Come ho scritto nella lettera ai manager, siamo consapevoli che l’interesse principale che muove Intesa è salvare l’italianità del risparmio gestito, ma chi salverà l’italianità delle assicurazioni? A chi sarà affidata la distribuzione e la consulenza dei rami Danni? Noi, che da oltre 185 anni siamo l’asset strategico della compagnia, che fine faremo? Sono domande ancora senza risposta.
D. Che risposta ha avuto invece dai vertici di Generali ?
R. Abbiamo avuto pronte rassicurazioni dal presidente e dall’amministratore delegato in merito al fatto che la compagnia sta attentamente monitorando la situazione. È la prova che il valore della rete agenziale è molto apprezzato oggi nel gruppo, ma i timori per il futuro restano.
D. Che cosa dovrebbe fare Intesa per dare vita a un’operazione profittevole per sé e anche per Generali ?
R. Non sono un’analista finanziario e quindi mi risulta difficile dire quale sia l’opzione più profittevole. Da storico agente di Generali , per la quale lavoro da oltre 40 anni, mi limito a dire che mi sembra di assistere a una storia già vista e finita male. Anche in passato abbiamo assistito a tentativi di sinergie tra il business bancario e quello assicurativo. Mi riferisco agli anni ‘90, quando l’allora Banca Commerciale Italiana realizzò sinergie industriali con Generali che portarono alla nascita di Genercomit Gestione e Genercomit Distribuzione. L’obiettivo era valorizzare le due società attraverso l’integrazione in un’unica azienda, con la finalità di diventare leader sul mercato, promuovendo la fidelizzazione e la motivazione degli addetti e realizzando significative sinergie. Poi alla fine degli anni ‘90 ci fu un altro accordo realizzato da Generali sempre con l’allora Banca Commerciale, che prevedeva la vendita delle polizze Rc Auto allo sportello bancario. Entrambi i progetti si rivelarono presto degli insuccessi, con dispersione di denaro e licenziamenti di dipendenti e dirigenti.
D. Come vede il futuro di Generali e quali sono le maggiori sfide per la compagnia e per voi agenti?
R. Credo che in un mercato come quello italiano il business assicurativo abbia buone prospettive di crescita, soprattutto nel Danni. Penso a polizze contro le catastrofi naturali, alla previdenza, al welfare, ma anche alla copertura per le pmi, che potrebbe crescere nel prossimo futuro. Poi c’è l’Rc Auto, un prodotto di domanda perché obbligatorio; si tratta di un ramo che per noi agenti, seppur non più profittevole come in passato, resta una fonte di entrata importante ed è uno dei modi per entrare in contatto con i clienti per proporre, tramite una consulenza professionale e non certo da sportellista bancario o postale, altri strumenti assicurativi di protezione della famiglia o azienda. Sono consapevole che le sfide sono molte, come la trasformazione digitale, ma sono anche convinto che la tecnologia possa rappresentare per gli agenti un prezioso alleato. È su questo aspetto che dovrebbero investire le compagnie, cercando un’integrazione efficiente tra digitale e canali tradizionali, come stanno facendo ora le Generali , non certo su ulteriori nuovi canali e tantomeno sulla bancassurance. (riproduzione riservata)
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