di Anna Messia
A riportare sotto i riflettori le nuove regole sugli abusi di mercato è stato nei giorni scorsi Gabriele Galateri di Genola. Il presidente di Generali , aprendo un po’ a sorpresa ad eventuali collaborazioni industriali con Intesa Sanpaolo dopo i rumors dei giorni scorsi, ha auspicato «che vengano finalmente fuori le regole che concerno il market abuse e che sono attese da tempo sul mercato italiano, proprio per dare quella chiarezza e responsabilizzazione che il mercato si aspetta sia da parte degli investitori sia da parte degli emittenti». Si tratta appunto della nuova normativa europea che, in verità, è entrata in vigore a pieno regime dal 3 lungo scorso ma che, come dimostrano le parole di Galateri, ha lasciato ancora tanti interrogativi aperti e in alcuni casi ha creato nel mercato molta più confusione della trasparenza auspicata. L’articolo più controverso della nuova market abuse (Mar) sembra essere il numero 7, che definisce privilegiata, e come tale da comunicare prontamente al mercato, un’informazione che ha carattere preciso se fa riferimento «a una serie di circostante esistenti», ma anche a circostanze «che si può ragionevolmente ritenere che vengano a prodursi». In pratica le nuove regole hanno imposto una diffusione precoce dell’informazione privilegiata, anche quando il fatto non è ancora compiuto, e tra l’altro è stata pure richiesta una comunicazione delle fasi intermedie. Una diffusione quasi spasmodica di notizie in tempo reale, anche quando non c’è ancora certezza dei fatti e che, a dire di più di qualche osservatore, ha l’effetto di complicare le mosse degli eventuali investitori ma rischia anche di danneggiare gli stessi emittenti. Il caso Generali -Intesa è solo l’ultima maxi operazione in cui la nuova market abuse è stata tirata in ballo con il gruppo assicurativo che, anche per preparare meglio eventuali contromosse, avrebbe avuto tutte l’interesse a vedere applicate le norme europee in maniera rigida e puntuale, per sapere in dettaglio quali siano le strategie della banca.
Intesa, da parte sua, ha continuato a ribadire in più occasioni che l’interesse per Generali c’è, ma aggiungendo che l’operazione è ancora un case study e la banca si prenderà tutto il tempo necessario per una valutazione. Comunicazione che evidentemente sono state considerate soddisfacenti da Consob, anche alla luce delle nuove regole senza che l’autorità arrivasse mai a chiedere l’applicazione dell’articolo 114, che impone la comunicazione al mercato, ma la situazione di incertezza che va avanti da più di un mese non è di certo gradita a Generali , che sta vivendo una situazione da Deserto dei tartari, in cui l’attacco, seppur minacciato, non arriva mai e le parole di Galateri che chiedono chiarezza ne sono la prova. Quella stessa market abuse, del resto, a metà dello scorso anno ha costretto Mediobanca e Andrea Bonomi, a scoprire più di quanto avrebbero voluto le carte dell’opa su Rcs , aggiudicata poi da Urbano Cairo con un’opas. Ma la nuova norma europea non ha creato difficoltà solo ai grandi gruppi finanziari. In Assonime, per esempio, hanno lottato fino all’ultimo minuto, ma senza successo, per evitare che le disposizioni europee venissero applicate senza proporzionalità anche alle piccole imprese quotate sugli Mtf obbligando di fatto agli stessi adempimenti regolamentari la Fiat o un una piccola impresa alimentare che magari ha deciso di emettere un mini bond per costruire un nuovo capannone. Dei nuovi obblighi imposti dalla Mar ne sanno qualcosa anche nelle società di gestione che si occupano di fondi immobiliari quotati, e che in questo periodo stanno smobilizzando i propri investimenti per rispettare le scadenze previste dai prodotti. Le regole europee hanno imposto alle sgr di comunicare al mercato anche i preliminari di compravendita, con il relativo prezzo della cessione, mentre in precedenza l’obbligo di un comunicato scattava solo al momento del rogito davanti al notaio. E non si tratta solo di un aggravio di pratiche amministrative che in ogni caso rappresenta un costo aggiuntivo che non fa mai piacere. C’è ben di più. Perché, per esempio, se per qualunque ragione quella dismissione immobiliare non andasse più a buon fine la sgr difficilmente riuscirebbe a trovare un nuovo acquirente pronto a spendere di più per quell’immobile.
Insomma di nuovo briglie regolamentari imposte da Bruxelles che rischiano di frenare e appesantire il mercato, e uscire da questa situazione è piuttosto complicato. Perché la Mar è stata emanata tramite un regolamento europeo, di conseguenza è immediatamente esecutiva. Consob sta emanando sì un nuovo regolamento emittenti e un nuovo regolamento mercati, ma per adattarli alla Mar, e tra aprile e maggio dovrebbe mettere a punto le nuove linee guida che serviranno a fare chiarezza per i casi più controversi. Ma c’è un’altra novità importante cui sta lavorando il governo che potrebbe corregge il tiro almeno quando in ballo ci sono offerte pubbliche di acquisito. Nel Ddl concorrenza, ora all’esame del Senato, sarà inserita una norma «anti-scorrerie, a favore della trasparenza» per regolamentare le partecipazioni rilevanti, ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Una norma mutuata da Francia e Stati Uniti (quindi non contro Bollorè) che prevederà l’obbligo di specificare le ragioni dell’operazione quando si arriva a detenere il 5% di un’azienda quotata. Ci sono poi paesi, come l’Inghilterra, in cui se c’è un Opa all’orizzonte, la società ha 28 giorni di tempo per dire se vuole farla o no. In caso annunci il no, poi restare ferma almeno per i successivi sei mesi. Quando si dice la chiarezza.
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