di Stefania Peveraro
Inasprimento fiscale in vista sul fronte delle successioni. Negli ultimi giorni gli studi legali sono indaffarati nel consigliare i clienti su come muoversi nel caso di un aumento delle aliquote. Fonti ben informate riferiscono infatti che il governo Renzi sta mettendo mano alla riforma della normativa sulle successioni, di cui tanto si è discusso in passato senza però mai arrivare al varo di una modifica.
Roberto Lenzi (studio Lenzi e Associati), in particolare, ha segnalato a MF-Milano Finanza che «il governo sta lavorando a un incremento delle aliquote tuttora in uso e a una riduzione delle attuali franchigie, tranne che per le successioni in linea retta (per esempio padre-figlio, ndr), per le quali potrebbero essere mantenute franchigie non superiori a 300-400 mila euro.
Sembra anche che questa possibile manovra non riguardi i titoli di Stato né le polizze Vita, ma nulla è davvero ancora chiaro».
Anche Giulio Andreani senior advisor di Dla Piper, segnala movimenti su questo fronte. «Sembra che a Roma si stia lavorando sulla base di una proposta di legge che era stata presentata da un gruppo di deputati più di un anno fa», ha detto a MF-Milano Finanza, «e che prevedeva un abbassamento delle soglie di franchigia, un incremento delle aliquote sino alla soglia di 5 milioni di euro di valore dei beni ereditati e addirittura l’aumento delle aliquote relative ai patrimoni superiori a 5 milioni di euro, in misura variabile dal 21 al 45% a seconda del grado di parentela».
La proposta a cui fa riferimento Andreani (n. 2830/2015) è quella presentata nel gennaio 2015 dai deputati di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà Giulio Marcon, Giorgio Airaudo, Celestina Costantino, Gianni Melilla, Marisa Nicchi, Giovanni Paglia, Erasmo Palazzotto, Annalisa Pannarale, Antonio Placido, Lara Ricciatti e Mario Sbrena. La proposta di legge prevedeva di sostituire, rimodulandole, le attuali aliquote, abbassando la franchigia dall’attuale 1 milione di euro a 500 mila euro per coniugi e parenti in linea retta e innalzando l’imposizione fiscale dal 4 al 7% per il coniuge e i parenti in linea retta, dal 6 all’8% per i fratelli e le sorelle (con franchigia invariata a 100 mila euro), dal 6 al 10% su tutti i beni ereditati per i parenti fino al quarto grado e affini in linea retta e dall’8 al 15% su tutto il valore ereditato da altri soggetti. Si prevedeva anche di apportare le stesse modifiche alle aliquote relative all’imposizione sulle donazioni. Inoltre si prevedeva che per un’eredità superiore a 5 milioni di euro l’imposizione fiscale ordinaria venisse triplicata. Il che significa che per coniugi e figli l’aliquota salirebbe al 21%, per i fratelli al 24%, per gli altri parenti sino al quarto grado al 30% e per tutti gli altri eredi addirittura al 45%.
Nulla, si diceva, è ancora certo, tuttavia gli studi legali stanno allertando i clienti. «Resterebbero ancora esenti le polizze Vita», ha aggiunto Andreani. «A tal riguardo però stiamo percependo da parte dell’Agenzia delle Entrate la tendenza a riqualificare alcuni tipi di polizze Vita per tassarle come ordinari investimenti finanziari, con la conseguenza che verrebbero assoggettate, oltre che a una meno favorevole imposizione sui redditi, anche alla tassa di successione. Tale rischio di riqualificazione a fini fiscali riguarda principalmente le polizze che non sono costruite per coprire l’assicurato da un rischio, ma anzi lo espongono a un rischio a causa degli investimenti effettuati, consistendo sostanzialmente in gestioni patrimoniali diversamente denominate». Anche Lenzi ha messo in guardia su questo fronte: «Certamente esiste la possibilità che l’Agenzia delle Entrate si muova in questa direzione, quindi è meglio tenerlo presente nel momento in cui si stipula una polizza Vita per investimento». (riproduzione riservata)
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