Gli italiani (famiglie e aziende) lasciano anche i conti di deposito e concentrano la liquidità nei conti correnti. Denaro da poter ritirare subito, in caso di necessità immediata. È la fotografia scattata ieri dall’ufficio studi di Unimpresa (l’associazione nazionale che riunisce le pmi) su dati forniti da Banca d’Italia. «Sono aumentate di oltre 70 miliardi nel 2015 le riserve degli italiani; la crisi e la paura di nuove tasse frenano i consumi delle famiglie, bloccano gli investimenti delle imprese e congelano la liquidità delle banche», riporta il documento.
Secondo lo studio dell’associazione, il totale delle riserve di famiglie, banche e imprese è passato dai 1.510,9 miliardi di dicembre 2014 ai 1.581,2 miliardi di dicembre 2015, con un incremento di 70,2 miliardi (+4,65%). La liquidità delle banche è salita da 326,6 a 344 miliardi, in crescita di 17,3 miliardi (+5,32%). Il saldo dei conti correnti è cresciuto di 86 miliardi, passando da 808 miliardi a 877 miliardi (+8%), mentre si registra un calo di oltre 20 miliardi dei conti di deposito. «I salvadanai delle famiglie sono saliti di oltre 18 miliardi, quelli delle imprese di 26 miliardi, quelli degli istituti di credito di 17 miliardi», scrive Unimpresa. Nel dettaglio, i depositi delle aziende sono cresciuti del 12,56% a 234,8 miliardi. Le imprese familiari hanno accumulato maggiori risorse per 4,3 miliardi (+9,51%) e i loro fondi sono saliti da 45,3 a 49,6 miliardi. Le onlus hanno visto aumentare i depositi del 5,11% a 24,7 miliardi. I portafogli delle famiglie sono saliti del 2,08% a 906,8 miliardi. Per quanto riguarda il comparto delle assicurazioni e dei fondi pensione, le riserve sono cresciute di 2,6 miliardi (+14,39%) passando da 18,4 a 21,1 miliardi di euro. Secondo i dati Unimpresa, «i conti correnti sono passati da 808,9 a 877,01 miliardi con una crescita di 68,02 miliardi (+8,41%), mentre i pronti contro termine sono saliti di 27,4 miliardi (+22,07%) da 123,9 a 151,3 miliardi. Saldo negativo, invece, per i depositi rimborsabili con preavviso, calati di 1,5 miliardi (-0,51%) da 302,5 a 301,01 miliardi. In calo anche i depositi con durata prestabilita: quelli fino a due anni sono scesi di 20,7 miliardi (-15,63%) da 132,7 miliardi a 111,9 miliardi; quelli oltre due anni sono scesi di 8,9 miliardi (-6,00%) da 148,9 miliardi a 139,9 miliardi. Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, «con una situazione di questo tipo si fa fatica a immaginare un 2016 caratterizzato da un grande sprint sul fronte dei consumi: le prospettive di crescita robusta sono poche e infatti anche il governo ha tagliato le stime sull’aumento del prodotto interno lordo dall’1,6% all’1,4%. Servirà una manovra correttiva sui conti pubblici, secondo il nostro centro studi fino a 9 miliardi, e ciò significherà molto probabilmente nuove tasse, che poi è il motivo principale per cui sia le famiglie sia le imprese stanno cercando di accumulare fondi d’emergenza». (riproduzione riservata)
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