Mario Greco avrebbe lasciato la guida operativa delle Generali per cogliere una comprensibile opportunità di mercato e non certo per colpa di dissapori che sarebbero sorti con i grandi azionisti della compagnia.
È questo, in sintesi, il pensiero di Leonardo Del Vecchio – azionista del Leone con una quota del 3% circa detenuta attraverso la holding Delfin – sulla decisione di Greco di non rendersi disponibile per un nuovo mandato alla guida della compagnia e di passare dal prossimo 1° maggio a dirigere la concorrente Zurich. Una linea di pensiero, di fatto, del tutto simile a quella enunciata pochi giorni fa dal numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel (piazzetta Cuccia è il primo socio delle Generali con una quota del 13% destinata a ridursi nell’arco di piano al 10%).
“Quando uno esce da un’azienda, è chiaro che dichiara ciò che vuole”, ha dichiarato Del Vecchio, incontrato per le vie di Milano. Che in merito al passo indietro di Greco assicura che si è trattato di “una scelta sua, che per combinazione”, ha aggiunto con tono ironico, “è coincisa con il fatto che è uscito da Zurich come numero due e ora rientra come numero uno: io avrei fatto lo stesso”.
Se mostra di comprendere la scelta professionale compiuta da Greco, Del Vecchio non nasconde però di non aver gradito le giustificazioni addotte dal top manager per smarcarsi dal gruppo triestino che ha guidato e rilanciato negli ultimi tre anni e mezzo. “Io non avrei detto le sciocchezze che ha detto lui, tipo sostenere che volevano cacciarlo via. non è assolutamente vero”, ha assicurato il patron di Luxottica, “perchè aveva un contratto pronto sul tavolo da due mesi e se avesse voluto lo avrebbe firmato”.
Per quanto riguarda la successione alla guida operativa della compagnia, da azionista Del Vecchio ha osservato che “prima vengono messe a posto le cose, meglio è”, facendo inoltre capire di propendere a livello personale per l’ipotesi di un avvicendamento interno alla società, scelta che giudica meno rischiosa. “All’interno di un’azienda ci sono sempre persone che – in una scala da 1 a 10 – valgono almeno 8. Se prendi qualcuno dall’esterno, può capitare un 9 ma magari anche un 3. Tutte e due le soluzioni sono buone”, ha osservato, “ma se hai” in casa “un 8, forse è buono anche quello”.
Del Vecchio ha poi spezzato una lancia a favore dell’attuale presidente delle Generali, Gabriele Galateri di Genola. Quest’ultimo, stando a ipotesi di stampa circolate nelle ultime ore, potrebbe a sua volta non essere riconfermato per la carica in occasione dell’assemblea di primavera che prevede anche il rinnovo del board per il prossimo triennio. Galateri “va bene”, ha assicurato Del Vecchio, che ha anche sottolineato come il top manager – che in passato è stato presidente anche di Mediobanca e di Telecom I. – abbia le giuste caratteristiche per ricoprire questo ruolo di vertice al Leone. “In un’azienda come Generali, il presidente ha importanza dal punto di vista della gestione e della conduzione, della trasparenza e del rispetto delle leggi; su questi temi è molto importante che sia bravo e ferrato”.
Infine, rispondendo a chi gli domandava se Mario Greco avesse chiesto ai grandi soci la disponibilità a sostenere un rafforzamento patrimoniale in vista di un’acquisizione – ipotesi lanciata questa mattina da un quotidiano, Del vecchio si è limitato a dire: “ma per fare che cosa? Non ce ne sono di operazioni”.
Fonte: MF Dowjones