È iniziata una fase orso per i mercati azionari? È il quesito più dibattuto nelle sale operative dopo la pessima performance che ha caratterizzato i listini in questa prima fase del 2016. Per Neil Dwane, global strategist e cio equity Europe di Allianz GI, è ancora presto per trarre conclusioni in questo senso. Piuttosto occorre adottare un approccio attivo contraddistinto da tre caratteristiche: agilità, per investire in titoli interessanti approfittando delle fasi di debolezza; sicurezza del gestore, per creare alpha nel lungo periodo, compensando l’impatto della volatilità; rigore analitico, per individuare i titoli giusti per i portafogli e conseguire adeguati rendimenti ponderati per il rischio. «Ora che le banche centrali non sono più semplici referenti, ma soggetti attivi sui mercati, dovrebbero intervenire più spesso con dichiarazioni volte a tranquillizzare gli investitori», spiega l’esperto.
«La Pboc lo fa già quotidianamente e la Bce continua a promettere che se necessario farà di più, come confermato ancora nella conferenza stampa odierna. «Quanto alla Fed», aggiunge Dwane, «può offrire nuove linee di credito ad altre banche centrali per contrastare la mancanza di dollari. Forse l’orso ci attacca, ma la politica monetaria ci difenderà».
Forse molti investitori vedrebbero un sostanziale arretramento dei mercati azionari come un’ottima opportunità per comprare a prezzi più convenienti, sottolinea l’esperto di Allianz GI, con la prospettiva di una rivalutazione del capitale e un dividend yield allettante, ma «la maggior parte preferirà evitare di assumersi altri rischi in un contesto ancora molto volatile e segnato da una marcata divergenza a livello politico». Visto che tanti fondi sovrani sono in difficoltà e gli assicuratori sono alle prese con Solvency II, il compratore di ultima istanza potrebbe aspettare che i corsi azionari scendano ancora. «Una maggiore avversione al rischio potrebbe ripercuotersi sui mercati obbligazionari corporate ed emergenti, già caratterizzati da un contesto di illiquidità, in quanto gli investitori potrebbero essere maggiormente orientati verso il fly to quality e quindi verso le società con bilanci più solidi e a maggiore capitalizzazione», ricorda.
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