di Anna Messia
Sarà decisamente più magra la cedola che Sace si appresta a pagare a Cassa Depositi e Prestiti a valere sul bilancio 2014. Per quest’anno il pay out sugli utili sarà presumibilmente pari al 50%, percentuale che rappresenta un taglio netto rispetto alla soglia del 90% che l’assicuratore del credito ha riconosciuto in media negli ultimi anni all’azionista Cassa Depositi e Prestiti.
La novità è contenuta nelle indicazioni sul «nuovo piano industriale 2015 revised e sulle linee evolutive 2016-2017» presentate il 4 febbraio dall’azienda ai sindacati. Del resto, solo qualche settimana fa Cdp ha incassato un assegno di 798,9 milioni dalla compagnia di assicurazione del credito rilevata dal Tesoro nel 2012 per 6 miliardi. La maxicedola è stata il frutto di un’operazione di riduzione di capitale sociale del gruppo guidato da Alessandro Castellano, passato da 4,3 a 3,5 miliardi, che ha appunto fruttato a Cdp un rimborso di poco meno di 800 milioni. E a stretto giro di posta Sace ha deciso di emettere un prestito ibrido subordinato di 500 milioni, necessario a mantenere un indice di solvency ben oltre il 250%, con il rating del gruppo che è pari ad A-. A questo punto, per sapere a quanto ammonterà il nuovo assegno per la Cdp, bisognerà attendere fine marzo quando Sace riunirà il cda per approvare il bilancio 2014, dopo che i primi nove mesi si sono chiusi con un utile di 378 milioni, in crescita del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Trend che dovrebbe essere stato confermato anche nell’ultima parte dell’anno.
Intanto nelle stime di aggiornamento al vecchio piano comunicate dall’azienda nei giorni scorsi si prevedono premi deliberati nel 2015 da Sace spa pari a 410 milioni, perfettamente in linea con quanto realizzato l’anno passato e che dovrebbero salire a 431 milioni nel 2017. Numeri che i sindacati hanno definito i premi modesti, soprattutto se paragonati ai concorrenti, e la crescita troppo marginale, preoccupati anche dal fatto che la richiesta di 800 milioni da parte di Cdp «non sembra aiutare l’ingresso di Sace nel mondo del credito», come previsto dal recente decreto investment compact.
C’è però da considerare che se si guardano i premi effettivi la stima sulla crescita di Sace spa è più ottimista, con uno sviluppo di oltre il 20% in tre anni, ovvero da circa 340 milioni del 2015 a 415 milioni del 2017. Non solo. Bisogna aggiungere che queste stime dovranno essere aggiornate dal nuovo piano industriale che Castellano sta mettendo a punto in vista dell’apertura del capitale di Sace ai privati, come nelle intenzioni del governo. Oltre che dall’avvio di un nuova linea di business, che deriverà appunto dalla possibilità di concedere credito alle aziende, con la trasformazione di Sace in banca. Novità che consentirà di allineare la società presieduta da Giovanni Castellaneta agli altri competitor europei, dando stimolo alla crescita di tutto il gruppo e ovviamente anche al return on equity, parametro fondamentale da tenere in considerazione in vista della privatizzazione. Le stime del «piano industriale 2015 revised» sono di un roe 2014 di Sace spa del 5,9%, in calo nel 2015 al 5,6%, per risalire al 6,1% nel 2016. Ma per presentarsi al mercato servirà dare sprint anche a questi numeri con il nuovo piano, atteso ad aprile. (riproduzione riservata)