In un’economia sempre più interconnessa cresce per le imprese il rischio di interruzione dei processi operativi che va ad aggiungersi ai rischi tradizionali come interruzione di esercizio e della catena di approvvigionamento, catastrofi naturali, incendi ed esplosioni. Senza dimenticare i rischi informatici e politici che oggi più che mai vengono avvertiti dalle imprese come una minaccia sempre più crescente. È questo il risultato dell’Allianz Risk Barometer 2015, il rapporto che ha coinvolto oltre 500 risk manager ed esperti del ramo assicurazioni in 47 Paesi. Secondo i risultati dello studio, la crescente interdipendenza tra settori industriali e processi impone alle imprese di confrontarsi con un numero sempre maggiore di elementi in grado di provocare un’interruzione dell’attività. «Le ripercussioni negative possono moltiplicarsi rapidamente comportando per un singolo rischio una serie di rischi accessori», ha spiegato Chris Fischer Hirs, amministratore delegato di Allianz Global Corporate & Specialty. «Catastrofi naturali e attacchi informatici, per esempio, possono causare un’interruzione dell’attività non solo in una singola impresa ma colpire un intero settore o un’infrastruttura critica. Per questo, secondo Hirs, la gestione del rischio deve tenere conto di questa nuova realtà. «Le aziende che riconoscono per tempo gli effetti delle interazioni possono ridurre al minimo i danni o addirittura prevenirli del tutto. Per controllare efficacemente i rischi moderni, le imprese devono rafforzare anche la collaborazione tra le diverse funzioni aziendali». Ecco allora spiegato perché, per il terzo anno consecutivo nell’indagine Allianz l’interruzione delle attività e della filiera produttiva appare come il pericolo principale per quasi la metà degli intervistati (46%) che lo valutano come uno dei tre maggiori rischi per le aziende. Ma c’è dell’altro. Secondo gli intervistati, l’impatto degli effetti negativi che potenzialmente colpiscono un’impresa spesso supera il danno fisico stesso: l’Allianz Risk Barometer 2015 ha calcolato che il valore medio di indennizzo per l’interruzione delle attività si attesta a circa 1,36 milioni di dollari, superiore del 32% rispetto al valore di indennizzo medio diretto sui danni alla proprietà (1,03 milioni). «I tre rischi principali per le imprese – interruzione dell’attività, calamità naturali e incendi/esplosioni – sono gli stessi nell’area Europa, Medio oriente e Africa (Emea), nel continente americano e nella regione Asia Pacifico per il terzo anno successivo», si legge nel documento. Ma emergono anche particolarità nelle singole aree che riflettono le specificità demografiche o del ciclo economico. «La combinazione tra mancanza di talenti e una forza lavoro non più giovane è causa di maggiore preoccupazione e rientra tra i primi 10 rischi negli Usa. In Asia Pacifico, le aziende sono più preoccupate dell’ambiente commerciale rispetto a 12 mesi fa, con il timore di una stagnazione o declino dei mercati che entra nella top 10 dei rischi». I curatori del rapporto hanno infine confermato la stessa tendenza messa in luce dai 900 esperti internazionali che hanno contribuito alla redazione del barometro Global Risks 2015 presentato nei giorni scorsi a Davos. Ebbene, secondo il rapporto Allianz infatti, le situazioni di crisi geopolitiche e sociali costituiscono un problema sempre più sentito dalle aziende, come dimostra il balzo di nove posizioni rispetto allo scorso anno nella classifica dei maggiori pericoli per attestarsi al nono posto. Il rischio geopolitico appare tra i 10 rischi principali nella regione Emea (ottava posizione), in Brasile entra nella Top 10 ed è considerato uno dei tre rischi peggiori in Russia e Ucraina. Inoltre, è la seconda causa principale di interruzione della filiera produttiva (53%) dopo le calamità naturali. Un’altra fonte di tensione politica nel 2015 potrebbe derivare dal crollo del petrolio, limitando i budget di quei Paesi che dipendono molto dai profitti basati sul greggio. Oltre ai rischi-geopolitici, infine, le aziende guardano con crescente apprensione ai pericoli di attacchi terroristici. La lotta contro il terrorismo è, infatti, identificata tra le principali sfide nella gestione dei rischi aziendali per i prossimi cinque anni.
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