L’emissione ibrida replicherebbe quella del maggio scorso e servirebbe a mantenere l’indice di Solvency I al 120% in attesa delle nuove regole. I dati 2014 previsti in crescita
di Anna Messia
La compagnia Vita è da anni un pilastro portante del gruppo Poste. E ora si prepara a dare nuove soddisfazioni agli azionisti. L’assicurazione guidata da Bianca Maria Farina, dopo avere chiuso il primo semestre 2014 con un utile netto di 201,4 milioni, in crescita di oltre il 30% rispetto ai 151,7 milioni dello stesso periodo dello scorso anno, si appresta a chiudere i conti dell’intero anno, con risultati che confermerebbero il trend positivo. Un cda della compagnia è stato convocato per domani, giovedì 26, ma intanto Poste Vita ha iniziato a riconoscere alla capogruppo parte dei buoni risultati raggiunti. A fine dicembre scorso è stata deliberata la distribuzione all’azionista di circa 80 milioni di riserve della compagnia. Non solo. Allo studio, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, c’è anche l’emissione di un una nuova obbligazione subordinata, utile ad aumentare ancora i requisiti patrimoniali di Poste Vita in vista delle nuove regole sul capitale Solvency II che partiranno a gennaio 2016. Già a maggio 2014 la compagnia aveva lanciato un bond, a tasso fisso, di 750 milioni, rivolto a investitori istituzionali, e aveva avuto un ottimo successo, incassando una domanda tre volte superiore l’offerta. Un’operazione che aveva avuto l’obiettivo di rafforzare i mezzi patrimoniali della compagnia, tenuto contro in particolare del boom di raccolta registrato da Poste Vita, e degli obiettivi di crescita per il biennio 2014-2015. Al punto che Poste Vita, a fine dicembre, era pronta a fare il bis, lanciando una nuova emissione, anche questa del valore di 750 milioni. L’obiettivo era chiudere anche la seconda operazione entro il 2014, perché rispettare quella scadenza sarebbe stato utile ai fini della nuova Solvency, ma le cose sono andate più lentamente del previsto. Il dossier resta però aperto, perché l’obiettivo della compagnia rimane quello di mantenere un indice di Solvency I superiore al 120%, in attesa delle nuove regole di Solvency II. (riproduzione riservata)